Servizi anziani, la Cgil: “L’organizzazione va rivista”

16 novembre 2017 | 18:26
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Servizi anziani, la Cgil: “L’organizzazione va rivista”

Il sindacato: “Si deve rilanciare l’Azienda pubblica di Servizi alla Persona (ASP) e rafforzarla a livello distrettuale”

REGGIO EMILIA – Il direttivo Cgil, riunitosi ieri, ha approvato un ordine del giorno sulla riorganizzazione dei servizi alla persona e Asp. Scrive il sindacato: “Si deve rilanciare l’Azienda pubblica di Servizi alla Persona (ASP) e rafforzarla a livello distrettuale, poiché questa è l’unica forma gestionale che permette di tenere insieme programmazione e gestione diretta”.

La Cgil richiede “l’apertura di tavoli di “progettazione” del futuro dei servizi sul territorio con tutti i sindaci delle Unioni del distretto di Guastalla e di Castelnovo né Monti, nonché con i gestori pubblici dei servizi agli anziani; un confronto con la Conferenza Territoriale Socio Sanitaria in merito a welfare agli anziani e ai soggetti fragili, per la revisione aliquota Irap per le Asp, valorizzazione del lavoro e delle professionalità a garanzia della qualità dei servizi, superamento della precarizzazione del lavoro in tutte le tipologie di gestione dei servizi”.

E inoltre “un dibattito nei territori dei distretti sul tema dei servizi alle persone che coinvolga la cittadinanza, oltre ad amministratori locali, consiglieri comunali, lavoratori del settore e associazioni di volontariato, poiché si tratta di servizi di forte rilevanza sociale, finanziati con le tasse dei cittadini, che hanno dunque il diritto di essere correttamente informati ed interpellati su ciò che si prospetta per il futuro di questi servizi”.

Il documento
L’invecchiamento della popolazione è ormai un processo costante nel territorio provinciale e lo dimostra l’incremento del 7.5% nella fascia di popolazione over 75 anni che si è registrato a Reggio Emilia in soli cinque anni, dal 2011 al 2016.
Questo fenomeno rappresenta un problema socio-sanitario di rilevante complessità per gli enti locali, che devono attrezzarsi per offrire risposte adeguate a questa fascia di cittadini, così come alle problematiche connesse all’impatto della lunga crisi economica e sociale e come l’aumento della povertà e dell’emarginazione, oltre che del disagio minorile.

La complessità dei bisogni impone dunque di rivisitare l’organizzazione dei servizi alla persona nel  territorio reggiano, che ha visto avanzare un processo di parziale dismissione del ruolo pubblico nella gestione diretta dei servizi alla persona già negli anni 2008-10, anche per l’azione non sufficientemente efficace del sindacato nel contrastare il processo che si andava attuando. Processo che ha contribuito a creare una situazione eterogenea tra un distretto e l’altro e all’interno di uno stesso distretto.

Particolarmente delicata in questa fase è la situazione di due distretti della provincia, della bassa reggiana e della montagna, dove tra comuni della stessa Unione sono stati adottati modelli diversi di gestione dei servizi socio assistenziali..
Nella fase odierna, in cui il Piano Socio Sanitario dell’Emilia Romagna indica un percorso di riordino dei servizi socio sanitari verso un’unica forma pubblica di gestione, ma senza indicare con chiarezza prescrittiva quale sia la forma gestionale da adottare, come CGIL affermiamo in modo netto e deciso che si deve rilanciare l’Azienda pubblica di Servizi alla Persona (ASP), e rafforzarla a livello distrettuale, poichè questa è l’unica forma gestionale che permette di tenere insieme programmazione e gestione diretta dei servizi agli anziani -ma anche di altri soggetti fragili- da parte dei soggetti pubblici e di realizzare le sinergie indispensabili per la sostenibilità dei servizi.

Per tale forma di gestione permane a tutt’oggi la penalizzazione dovuta al notevole divario esistente tra l’aliquota IRAP prevista per le P.A. (tra cui le ASP) e l’aliquota, molto inferiore, stabilita per i soggetti privati e cooperativi. Il meccanismo di compensazione introdotto nel 2016 dalla Regione Emilia Romagna ha ridotto solo in parte questo gap, pertanto, insieme a CISL e UIL, chiediamo che si apra un confronto con la Regione al fine di superare definitivamente questo “handicap” uniformando le aliquote IRAP di tutti i gestori di servizi alla persona.

La dimensione distrettuale permette infatti ai comuni di far fronte al progressivo taglio dei finanziamenti, ottimizzando le risorse e realizzando economie di scala, da investire in innovazione, formazione del personale, ampliamento dei servizi; garantisce, inoltre, equità ed omogeneità dei servizi ai cittadini.

L’esempio della Val d’Enza è eloquente e supporta la nostra convinzione: dopo aver impedito nel 2015, di concerto con lavoratori, utenti e cittadini, lo smantellamento dell’ASP “Sartori” col conseguente conferimento dei servizi ad un’Azienda Speciale di diritto privato, assistiamo oggi ad un processo virtuoso di risanamento dell’ASP stessa ( pur lento e non privo di difficoltà ), al termine del quale è previsto anche il conferimento dei servizi agli anziani del comune di Cavriago, oggi gestiti da una propria Azienda Speciale.

I Comuni non possono sottrarsi dall’esercitare un ruolo forte di governo dei servizi socio sanitari. Per questo vogliamo mettere in atto tutte le azioni possibili, nel prosieguo del percorso intrapreso, in stretta sinergia tra livello confederale, FP e SPI, affinché nei distretti della bassa e della montagna si scongiurino ulteriori esternalizzazioni o trasferimenti dei servizi ad Aziende Speciali e si condivida un progetto comune all’interno delle rispettive Unioni, in una logica di collaborazione tra tutti i comuni del distretto.