Punto nascite chiuso, l’amarezza delle Cicogne

5 ottobre 2017 | 16:06
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Punto nascite chiuso, l’amarezza delle Cicogne

La portavoce Vassallo: “La politica ignora i territori, ma noi non ci fermiamo”

CASTELNOVO MONTI (Reggio Emilia) – “Siamo cittadini come tutti gli altri, anche per noi vale il diritto costituzionale alla salute e non meritavamo di essere trattati in questo modo”. Non nasconde l’amarezza Nadia Vassallo, portavoce del comitato “Salviamo le cicogne di montagna” e della rete di associazioni dell’appennino reggiano “Insieme per il Sant’anna”, che per due anni si sono battuti per la sopravvivenza del punto nascita dell’ospedale di Castelnovo Monti.

La chiusura definitiva della struttura, giudicata insicura perche’ al di sotto dei 500 parti annui previsti da un accordo Stato-Regioni del 2010, e’ stata invece ratificata ieri dal ministero della Salute, che ha respinto la richiesta della Regione di derogare a questo criterio per mantenere in attivita’ il servizio nel presidio ospedaliero decentrato. “In questi anni – continua Vassallo – la politica non ha mai ascoltato i territori. Che i nostri amministratori regionali e nazionali non si fossero spostati di un millimetro dalla loro posizione ce lo aspettavamo, ma riteniamo si siano perse delle belle occasioni per stare davvero vicino ai cittadini”.

Nel merito, la portavoce evidenzia: “Eravamo consapevoli che non avremmo mai raggiunto i 500 parti perche’ siamo un piccolo territorio e ci mancano gli abitanti. Ma in questi due anni abbiamo lavorato con dottori ed esperti che ci hanno spiegato che i parti sono sicuri perche’ si poteva contare sulla turnazione del personale”. Tra l’altro, “gli stessi dati della commissione regionale sul percorso nascita- dice la cittadina- hanno evidenziato come l’ospedale Sant’Anna sia quello con il maggior numero di figure professionali”.

Invece, dice ancora Vassallo, “si e’ voluto colpire il territorio piu’ lontano e che arreca maggior danno alle comunita’”. Stride inoltre per il comitato “che mentre da un lato si investe per ripopolare la montagna e valorizzarla dal punto di vista turistico, qui si iniziano a tagliare servizi essenziali”. E quanto al Mire, il nuovo ospedale per la maternita’ e l’infanzia di Reggio Emilia di prossima realizzazione, Vassallo conferma quanto scrisse qualche tempo fa in un post: “Mors tua vita mea, la nascita del Mire sara’ la nostra morte”.

In ogni caso conclude la cittadina, “non ci fermeremo perche’ siamo convinti che la chiusura del punto nascite sia solo il primo passo per smantellare altro. Gia’ adesso alcuni servizi dell’ospedale- su cui la Regione investira’ oltre tre milioni per potenziare il Pronto soccorso- non sono piu’ gli stessi di due o tre anni fa”. La rabbia delle future mamme di montagna fa capolino anche nei post della bacheca Facebook del comitato. In uno, indirizzato all’assessore regionale alla Sanita’ Sergio Venturi, si legge: “Dice che le ha provate tutte le strade, si’ tutte tranne la nostra. Provasse in ambulanza dal Cerreto o da Succiso” (Fonte Dire).