Pasticcino, uno chef da Formula Uno

27 ottobre 2017 | 09:44
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Pasticcino, uno chef da Formula Uno

A una decina di chilometri da Casalgrande, al di là del Secchia, c’è il ristorante di Luigi Montanini, ex cuoco della Ferrari

MODENA – A una decina di km da Casalgrande, al di là del fiume Secchia, in un’area dove alle ceramiche si alternano le acetaie e, accanto alle industrie di lavorazione delle carni e alle villette, si succedono i frutteti e i vigneti coltivati a grasparossa, c’é la trattoria “Da Pasticcino”. Siamo in provincia di Modena, e allora pensi subito a Bottura, Barbieri, Marchini, Giovanna Guidetti, alla famiglia Morandi, ecc. “Io non sono bravo a vendermi” ci dice Luigi Montanini (nella foto con Ayrton Senna), alias “Pasticcino”, patron del ristorante.

Eppure, se c’é una tavola che esprime in maniera inequivocabile l’impressionante forza enogastronomica di questa provincia, perché ti fa capire come sia diffuso il gusto di mangiare e bere bene, é proprio la sua. Che bisogno ha “Pasticcino” di “vendersi”, in particolare alle grandi guide, se ai suoi clienti sa già vendersi benissimo e il suo ristorante é sempre pieno? I numeri, i coperti di “Pasticcino” sono importanti tutto l’anno, non solamente d’estate, quando anche la bella distesa in giardino contribuisce a rendere problematica la prenotazione tardiva di un tavolo nei fine settimana.

Qui siamo nell’alveo della tradizione emiliana e modenese in particolare, ma, appunto, che vuoi di più dalla vita? Luigi ha una storia particolare. Per anni è stato “il” cuoco della Formula 1, prima alla Ferrari, poi alla Benetton. Luigi fu arruolato nel 1978 dal Drake in persona: “i piloti – diceva Enzo Ferrari – per guidare bene devono anche mangiare bene, e i nostri sono abituati alla cucina emiliana”…Il soprannome “Pasticcino”, invece, viene dal figlio del Drake, Piero, che così chiamava Luigi per i suoi trascorsi di pastry-chef a Modena e Maranello: o forse, sostengono altri, viene da Piero Corradini, il capo meccanico di Gilles Villeneuve. Nel 2002, comunque, dopo aver detto addio al grande Circus, Luigi ha aperto questa fortunata trattoria a un tiro di schioppo da Maranello. Perció ai muri del locale campeggiano le foto di “Pasticcino” con i più grandi piloti degli ultimi 30 anni, dall’immenso Ayrton Senna a Michael Schumacher, passando per Nigel Mansell, Jodie Scheckter e altri celebri driver, ferraristi e non.

Tra i suoi piatti forti, tra i primi meritano un encomio solenne i tortellini in corolla di parmigiano-reggiano, formaggio che “Pasticcino” sceglie nelle montagne del Frignano al caseificio Malandrone. Il pesto lo prepara direttamente Luigi, la sfoglia e la piegatura a mano dei preziosi fazzolettini di pasta e ripieno, molto piccoli come impone la migliore tradizione modenese, sono a cura della moglie Ada e della cognata Anna. Prima dei tortellini, disponibili ovviamente anche in brodo, abbiamo iniziato con un assaggio di gnocco fritto, caldo e tenero, avvolto in due fette di culaccia, a sua volta doc, visto che arriva dal prosciuttificio Ruliano, dalle colline di Langhirano.

“Pasticcino” con Jason Kay di Jamiroquai

Anche i secondi sono un punto di forza del ristorante. Le carni pregiate infatti sono un altro motivo di attrazione, oltre ai trascorsi di Luigi negli ambienti delle auto da corsa, per le celebrities e per i tanti campioni del calcio (il cuore di “Pasticcino” batte forte per il Milan) e dello sport che è facile incontrare sedute ai tavoli. Alessandro Matri, Luca Toni, Sebastian Vettel qui sono praticamente di casa, e perfino Jason Kay, front-man di Jamiroquai, se viene a pranzo rischia di passare inosservato. Il vostro cronista ha scelto una grigliata di picanha, filetto, agnello e costata, con contorno di patate arrosto e spinaci al peperoncino.

Nella bella carta dei vini, dove, accanto ai lambruschi Sorbara e Grasparossa, si possono trovare i migliori Amaroni (Masi), Baroli (Gaja), Toscani (Antinori), eccetera, abbiamo scelto il Lagrein altoatesino 2015 di Franz Haas. “Pasticcino” ha anche alcune notevoli chicche, come il Còte du Rhone dell’amico Jean Alesi, che abbiamo gustato in precedenti visite. Tra i dessert stavolta abbiamo optato per una classicissima zuppa inglese, non rimpiangendo affatto la nostra scelta. Nelle calde serate estive invece è difficile resistere a uno dei sorbetti, nelle varie versioni alla liquirizia, al caffè, all’aceto balsamico tradizionale o alle fragole. In cucina si destreggia con sicurezza il giovane chef Federico Odorici, in sala Orazio, Eugenio, Giovanna e Lucia riusciranno a mettervi a vostro agio anche nelle serate più affollate.