Mafie, il M5S: “A Reggio serve il pugno di ferro come fece la De Miro”

17 ottobre 2017 | 17:25
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Mafie, il M5S: “A Reggio serve il pugno di ferro come fece la De Miro”

Le parlamentari Sarti e Spadoni: “Indagare su imprenditore colpito da rogo auto”

REGGIO EMILIA – Mentre il pentito Antonio Valerio ribadisce in aula che la ‘ndrangheta in Emilia e’ viva e vegeta, a Reggio Emilia emergono nuovi particolari su Francesco Ranieri, l’imprenditore cutresea cui qualche giorno fa e’ stata bruciata l’auto nella frazione di San Prospero Strinati. Con un’interrogazione parlamentare il Movimento 5 stelle chiedera’ il motivo per cui alla ditta Ranieri Costruzioni Sas, nel novembre 2015, venne concesso di entrare in Whitelist nonostante, (come emerso nell’udienza dell’11 aprile del processo Aemilia) nel maggio 2015 la Questura di Reggio avesse negato il porto d’armi al calabrese per “frequentazioni di persone di dubbia moralita’”.

Non solo. Le deputate M5s Giulia Sarti e Maria Edera Spadoni evidenziano anche come Ranieri insieme all’imputato in Aemilia Pasquale Brescia, risulta tra i soci fondatori il 17 marzo 2012 dell’associazione sportiva “Circolo Ippico Western Ranch”, il maneggio abusivo sequestrato a Brescia solo dopo il suo arresto. Tra i soci dell’associazione, viene fatto notare, c’e’ anche Renato Maletta nato a Cutro classe 1969 che lavora attualmente al Catasto di Reggio Emilia. Il nome di Maletta che non risulta indagato e’ pero’ citato negli esposti di Potito Scalzulli ex dirigente al Catasto di Reggio Emilia che recentemente, su proposta dei parlamentari del Movimento 5 Stelle e’ stato ascoltato anche dalla Commissione antimafia.

Insomma, dicono Sarti e Spadoni, “spetta alla magistratura fare controlli e verificare il contenuto degli esposti di Scalzulli ed alla Prefettura di concerto con le Forze dell’ordine, ogni verifica sull’assegnazione della ‘Whitelist”. Abbiamo fiducia nel lavoro di magistratura e Prefettura”. Ma “e’ sotto gli occhi di tutti che la ‘ndrangheta non abbassa mai la testa”. Per questo, “politicamente lanciamo un appello: chiediamo che si torni al ‘pugno di ferro’ dell’epoca delle interdittive del prefetto Antonella De Miro”, concludono le parlamentari.