Inquinamento, il dato choc: 500 morti l’anno nel Reggiano

31 ottobre 2017 | 08:31
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Inquinamento, il dato choc: 500 morti l’anno nel Reggiano

Viviamo in una delle zone peggiori d’Italia. Il dottor Facciolongo, direttore di Pneumologia al Santa Maria Nuova: “Patologie respiratorie in crescita, state all’aperto il meno possibile”

REGGIO EMILIA – L’aria che respiriamo fa male alla salute. Lo dimostrano i dati europei più recenti: in piena emergenza inquinamento, nelle grandi e medie città la mortalità cresce dell’1%. E a Reggio? Uno studio sulle pm 2.5 della Fondazione sviluppo sostenibile di qualche anno fa diceva che Reggio era nella zona in cui c’erano 200-250 morti premature ogni anno per 100mila abitanti.

Considerando che allora le concentrazioni di pm 2.5 erano più alte e che la nostra città conta oggi circa 170mila abitanti, saranno quasi 250 morti premature all’anno in città. In montagna lo studio, per ovvi motivi ne prevedeva molte meno (11 – 20 sul crinale, tra 20 e 80 nella fascia alta collina / montagna) mentre da Reggio verso la bassa eravamo tra le 120 – 150 annue.

Complessivamente, secondo questo studio, potremmo avere dunque circa 500 morti l’anno oggi per smog. Di questo problema ne abbiamo parlato con Nicola Facciolongo, direttore della struttura complessa di pneumologia del Santa Maria Nuova.

Dottor Facciolongo, com’è il quadro della situazione a Reggio Emilia?
Sicuramente la patologia respiratoria negli ultimi anni è in crescita: fra le grandi patologie (cardiovascolari, tumori) le respiratorie sono quelle che hanno un deciso aumento, mentre le altre tendono a rimanere stabili o ridursi. E l’inquinamento atmosferico è una delle componenti più importanti. Insieme ovviamente al fumo: sono le due cause che non riusciamo a tenere sotto controllo. Nonostante gli effetti positivi che la legge Sirchia aveva creato in un primo momento, con il divieto di fumo in locali pubblici, ora i fumatori sono di nuovo in aumento: le donne fumano di più e si comincia prima. Insieme al fumo, l’inquinamento è un fattore di rischio primario.
C’è un parallelo tra aumento dell’inquinamento e delle malattie respiratorie?
Si può dire che negli ultimi anni l’inquinamento nelle aree urbane è certamente aumentato: la storia degli ultimi anni è quella dei sempre più frequenti sforamenti delle polveri sottili. Per quanto riguarda il particolato, i problemi derivano dall’industrializzazione e dall’uso massivo di della combustione di idrocarburi. In più in un’area come quella Padana c’è meno ventilazione e minori piogge, questo comporta un peggioramento delle Pm10.
E contemporaneamente le malattie aumentano?
Negli ultimi dieci anni le malattie dell’apparato respiratorio sono passate dal sesto a terzo posto tra le cause di morte. Ma se oltre a queste patologie si considerano i tumori al polmone, vediamo che la somma tra queste due diverse casistiche fanno la seconda causa di morte complessiva. E’ l’unico gruppo di malattie che mostra un aumento esponenziale.
Proviamo a capire perché l’inquinamento è così pericoloso per la salute?
Possiamo distinguere due effetti in generale. Le Pm 10 sono molto pericolose perché vengono respirate ed arrivano fino agli alveoli. Alcune di queste polveri si fermano lì e causano la malattia ostruttiva cronica; ma una parte non si ferma ai polmoni, viaggia in tutto il corpo e a lungo andare diventa pericolosa anche per l’apparato cardiovascolare. Le Pm 10 sono così sottili che passano attraverso i filtri che abbiamo nel nostro corpo. Una serie di sintomi immediati può essere composta da mal di gola, bruciore agli occhi e tosse: sintomi irritativi delle alte vie respiratorie. Il fatto che le particelle si depositino nel polmone può portare al tumore e al peggioramento delle asme bronchiali.
Quali le categorie più esposte?
I bambini sono la categoria che più spesso può manifestare i disturbi irritativi, anche perché sono sempre in movimento e inalano più facilmente. Il bambino in carrozzina, vicino alla strada, è molto più prossimo ai tubi di scappamento. Ci sono poi gli anziani, che possono avere un peggioramento delle malattie croniche a cui sono esposti. In generale sono esposte a rischio le categorie dei lavoratori che devono operare all’aperto per molte ore: penso ad esempio agli operai nei cantieri stradali, o agli agenti della polizia municipale. C’è poi il caso della doppia esposizione al rischio di chi fuma, che è devastante.
Quali consigli pratici si possono dare ai lettori?
In realtà quello che si può fare non è tantissimo. Gli enti preposti hanno una loro strategia, con i blocchi del traffico previsti in caso di grave inquinamento. Bisognerebbe andare verso l’implementazione di combustioni che non prevedano gli idrocarburi. Dal punto di vista sanitario, il consiglio che si può dare è quello di esporsi il meno possibile all’aperto. Nelle condizioni di inquinamento in cui ci troviamo adesso, è sconsigliabile fare jogging nelle ore di punta. Occorre areare i locali della propria abitazione la mattina presto o la sera tardi. Si tratta di comportamenti di buon senso, più che di rimedi sanitari. La verità è che in questo momento ci sarebbe bisogno di pioggia per portare a terra le polveri che infestano l’aria. Purtroppo la pianura padana è una conca non ventilata e le particelle restano sospese nell’aria: ed è impossibile rimuoverle.