Ilva, Calenda annulla l’incontro: “Ripartire dall’intesa di luglio”

9 ottobre 2017 | 18:51
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Ilva, Calenda annulla l’incontro: “Ripartire dall’intesa di luglio”

L’azienda: “Vitale non ritardare il piano”. Sciopero di 24 ore dei dipendenti con presidi e assemblee. Chiesti 4mila esuberi

REGGIO EMILIA – “Bisogna ripartire dall’accordo di luglio, dove si garantivano i livelli retributivi. Se non si riparte da quell’accordo la trattativa non va avanti”. Così il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, ai giornalisti che gli chiedevano come mai il tavolo Ilva fosse durato così poco. “La proposta dell’azienda su salario ed inquadramento dei lavoratori è irricevibile”, scrive sul suo profilo twitter il ministro. “Tavolo aggiornato”, scrive dopo lo stop dell’incontro su Ilva al Ministero da lui guidato.

“Il raggiungimento di un accordo con i sindacati di Ilva in un tempo ragionevole è importante affinché, una volta chiusa la transazione, possiamo iniziare a mettere in atto i nostri piani di investimenti”: così ArcelorMittal in una nota dopo lo stop al tavolo di Calenda. “Gli investimenti che ci siamo impegnati a fare sono cruciali per migliorare la competitività di Ilva. Di conseguenza, è vitale che l’implementazione del nostro piano non venga ritardata” aggiunge la società.

Presidi di lavoratori e sindacati sono in corso davanti alle portinerie A, D, Tubifici e imprese dello stabilimento Ilva di Taranto. Le iniziative avvengono in concomitanza con lo sciopero di 24 ore, cominciato alle ore 7, indetto da Fim, Fiom, Uilm e Usb nel giorno del vertice al ministero dello Sviluppo economico in cui sarà discusso il piano dell’acquirente Am Investco (controllata dal gruppo franco-indiano ArcelorMittal), che ha confermato i 4 mila esuberi programmati (3.300 solo nel capoluogo ionico).

A preoccupare sono soprattutto le condizioni che dovranno essere accettate dai lavoratori che passeranno alle dipendenze di Am Investco. Innanzitutto, fanno rilevare Fim, Fiom, Uilm e Usb, perderanno le garanzia dell’art.18 perché saranno riassunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs Act. Inoltre, così come evidenziato nel piano, non ci sarà alcuna “continuità rispetto al rapporto di lavoro” precedente “neanche in relazione al trattamento economico e all’anzianità”. Ora toccherà ai sindacati trattare per riuscire a mantenere i livelli retributivi.