Chiude il centro nascite di Castelnovo Monti: salvo quello di Scandiano

5 ottobre 2017 | 12:30
Share0
Chiude il centro nascite di Castelnovo Monti: salvo quello di Scandiano

Il ministero della Salute non ha concesso la deroga alla struttura montana

REGGIO EMILIA – Niente deroga, dal ministero della Sanità, per il punto nascita dell’ospedale di Castelnovo Monti che dovrà chiudere. Deroga invece concessa per l’ospedale di Scandiano, insieme a quelli di Mirandola (Modena) e di Cento (Ferrara). Si tratta, lo ricordiamo, di ospedali periferici emiliano-romagnoli che non rispettano lo standard minimo di sicurezza di 500 parti all’anno fissato dall’accordo Stato-Regioni del 2010.

La risposta del ministero della Salute alla Regione, che lo scorso luglio aveva chiesto una deroga all’accordo per evitare la sospensione dell’attivita’ in sei centri dei 26 attivi sul territorio regionale, è arrivata ieri pomeriggio. Oltre al punto nascite di Castelnovo Monti, dovranno chiudere i battenti quello modenese di Pavullo nel Frignano e quello di Borgo Val di Taro in provincia di Parma. In queste strutture verranno pero’ mantenuti tutti i servizi pre e post parto e la Regione ha gia’ stanziato 13 milioni complessivi per il potenziamento delle attivita’ e l’assunzione di nuovo personale.

Venturi: “Abbiamo fatto il possibile”
“Abbiamo percorso tutte le strade possibili senza lasciare nulla di intentato”, assicura l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi. “Come giunta – prosegue – avevamo deciso di chiedere la deroga per tutte le sei strutture, non solo per Scandiano, Mirandola e Cento, anche considerando l’importanza che rivestono per il territorio, soprattutto quello montano, e dopo un lungo confronto portato avanti con le Istituzioni e le comunita’ locali, dando anche rassicurazioni sul fatto di voler adeguare strutture e organizzazione ai parametri di sicurezza, a partire dal potenziamento degli organici”. Ma “il pronunciamento del ministero e’ chiaro e adesso occorre attenersi a questa decisione”.

Una decisione, quella del ministero, cui dunque la Regione dara’ seguito “consapevoli che la sicurezza, quando si parla di sanita’, deve sempre venire al primo posto”, sottolinea Venturi. A maggior ragione, chiosa l’assessore, “se si tratta di donne che devono partorire e di neonati, perche’ uno dei momenti piu’ belli della vita non debba trasformarsi in tragedia”.

Venturi inoltre ci tiene a puntualizzare: “Abbiamo il dovere di assicurare la stessa tutela indipendentemente dal luogo in cui un bambino viene alla luce, ed e’ questo l’unico obiettivo che ha sempre guidato le nostre decisioni. In campo non c’e’ mai stata la benche’ minima idea di risparmiare e sospendere l’attivita’, come la decisione ministeriale stabilisce, non vuol dire certamente lasciare sole le future mamme e i loro bambini, tantomeno abbandonare le aree montane, come qualcuno afferma in maniera strumentale”.

Gli investimenti messi in campo dalla Regione
Non a caso, “gli investimenti messi in campo dalla Regione per potenziare gli ospedali dell’Appennino, migliorare i Pronto soccorso e le sale operatorie, ampliare gli organici e i servizi, a partire da quelli pre e post parto, non si fermano anzi, a maggior ragione saranno rafforzati”. Per questo infatti, chiude l’esponente della giunta di viale Aldo Moro “sono gia’ disponibili 13 milioni di euro da destinare a Castelnovo, Pavullo e Borgo Val di Taro, con progetti definiti e tempi decisi per la realizzazione degli interventi e delle misure previste”.

Cosi’ cala dunque il sipario su una lunga vicenda in cui non sono mancate frizioni tra la Regione e le Aziende sanitarie da una parte e -in particolare nel reggiano- comitati di cittadini contrari alla chiusura dei punti nascita dall’altra. Sempre in provincia di Reggio Emilia, per sopperire alla mancanza di personale che avrebbe potuto compromettere la sicurezza delle partorienti, l’Ausl aveva anche deciso quest’estate di chiudere in sequenza per un mese ciascuno quattro punti nascita “minori”, concentrando l’organico a turno nelle strutture aperte.

Il numero di parti
Per quanto riguarda il numero di parti eseguiti nelle nursery che chiuderanno i battenti, nel 2016 il punto nascita di Borgo Val di Taro (Parma) ha registrato 124 parti (nel 2015 erano 157), con una percentuale di tagli cesarei del 35,2% (la piu’ alta di tutti i punti nascita attivi in regione). Sempre l’anno scorso a Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia) sono nati 153 bambini (159 l’anno prima), con una percentuale cesarei del 29,5%. Infine Pavullo nel Frignano (Modena) i parti sono stati 196 (261 nel 2015) con una percentuale di cesarei del 13,7%. I nuovi investimenti previsti per questi territori sono destinati a migliorare i Pronto soccorso, le sale operatorie e l’accessibilita’ delle strutture sanitarie e a garantire h24 sette giorni su sette, il servizio di elisoccorso notturno.

È previsto poi un ulteriore incremento degli organici, con l’assunzione di circa 44 medici e infermieri che consentiranno di aumentare l’attivita’ chirurgica e di realizzare almeno 1.500 interventi in piu’ ogni anno. “Garantendo in questo modo- spiega la Regione- un futuro stabile e di sviluppo agli ospedali montani”.