Mafia, quando Valerio progettava gli omicidi dai domiciliari

28 settembre 2017 | 13:35
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Mafia, quando Valerio progettava gli omicidi dai domiciliari

Il pentito di Aemilia racconta come a casa sua, in via Samoggia, ricevesse Nicolino Grande Aracri e Raffaele Dragone per programmare le uccisioni di Vasapollo e Ruggiero

REGGIO EMILIA – Molti degli omicidi commessi negli anni ’90 sull’asse Reggio Emilia-Cutro nella lotta per il predominio dei clan della ‘ndrangheta, furono pianificati nei dettagli proprio nella citta’ del Tricolore. Precisamente nell’appartamento di via Samoggia 91, dove Antonio Valerio scontava nel 1992 gli arresti domiciliari. A rivelarlo lo stesso pentito, che da martedi’ scorso sta deponendo da un sito protetto in videoconferenza con l’aula speciale del processo Aemilia del tribunale reggiano.

Nella sua abitazione, definita una sorta di “sala di programmazione”, Valerio ha raccontato questa mattina non solo di aver ricevuto a piu’ riprese visite dei massimi esponenti della cosca – tra cui Nicolino Grande Aracri e Raffaele Dragone – ma anche di “essere messo al corrente” da questi ultimi dei fatti di sangue che si intendevano portare a termine. Pur in regime di detenzione, infine, Valerio sbarcava da casa il lunario dedicandosi al traffico di stupefacenti che gli veniva recapitato direttamente da Cutro.

Il pentito, che ha spiegato di aver raggiunto nell’organizzazione il grado, piuttosto elevato, di “quartino”, ha parlato in particolare di tre omicidi commessi a Cutro: quello di un affiliato minore (detto “ponghino”) che faceva la spia alle Forze dell’ordine e altri due ladri di piccolo cabotaggio che davano fastidio alla cosca. Poi Valerio e’ entrato nel dettaglio dei due omicidi del ’92, che sconvolsero la comunita’ di Reggio Emilia dove furono commessi.

Entrambi i delitti, di cui si e’ tornato a parlare oggi, furono commissionati dall’allora capo di Cutro Beppe Ciampa’, che li finanzio’ – spiega Valerio – con circa 70-80 milioni. “Ma ci dicevano che i soldi li avrebbero portati con le betoniere, a significare che non c’era limite purche’ gli omicidi fossero fatti”. Il primo delitto e’ quello di Nicola Vasapollo, freddato nella sua abitazione di Pieve Modolena, perche’ “si stava allargando troppo” e soprattutto aveva commesso lo sgarro di uccidere un uomo a Cutro senza chiedere il consenso al clan.

Per questo reato era stato processato e assolto un altro pentito di Aemilia, Salvatore Cortese, che poi si era nuovamente autoaccusato del delitto. Ma secondo Valerio, dice oggi, “fu Nicolino Sarcone a sparare”. Nell’autunno del 1992 fu invece ucciso a Brescello – per dinamiche interne alla cosca che lo avevano fatto cadere in disgrazia – Giuseppe Ruggiero. Un omicidio che fece scalpore anche per le modalita’ scelte dai killer, che bussarono alla sua porta travestiti da carabinieri.

Valerio, insomma, sta ricostruendo un pezzo di storia criminale che ha vissuto in prima persona, una deposizione fittissima di nomi e date e “scomoda” per gli imputati. Non a caso questa mattina i legali difensori hanno sollevato un’eccezione sull’utilizzo degli appunti che il collaboratore di giustizia aveva davanti. I fogli, e’ stato invece appurato, erano bianchi e Valerio vi segnava gli argomenti di cui stava parlando, per mantenere il filo logico della ricostruzione (Fonte Dire).