Aemilia, quando gli imputati andavano a cena con la polizia

7 settembre 2017 | 16:05
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Aemilia, quando gli imputati andavano a cena con la polizia

L’ex vicequestore Sanfilippo oggi in aula parla delle cene organizzate dal questore Gallo: “Mi presentò Paolini e Brescia e mi disse che erano brave persone. Noi non pagavamo mai”. Ma i due erano di casa anche nei salotti buoni reggiani

REGGIO EMILIA – Anche a Parma uomini delle Forze dell’ordine andavano a cena con alcuni degli attuali imputati del maxi processo Aemilia contro la ‘ndrangheta. Lo conferma Claudio Sanfilippo, oggi questore di Crotone, che nel 2008 era vicario del questore di Parma, Gennaro Gallo.

Nella deposizione rilasciata questa mattina in Tribunale a Reggio Emilia dove e’ in corso il dibattimento di Aemilia, Sanfilippo racconta senza riserve degli incontri avuti al ristorante con Alfonso Paolini, che sarebbe stato una sorta di addetto alle pubbliche relazioni della presunta cosca radicata in Emilia e Pasquale Brescia, imprenditore edile e titolare del ristorante Antichi Sapori di Gaida dove nel marzo 2012 si svolse la cena per pianificare il contrasto alle interdittive antimafia dell’allora prefetto reggiano prefetto Antonella De Miro.

Il poliziotto dice che il questore Gallo gli aveva presentato Brescia e Paolini come “degli amici di Reggio Emilia” e “delle brave persone” e che lo aveva invitato a trascorrere la serata con loro nel locale “Il Portichetto” di Campegine (specialita’ pesce), al confine tra le province di Reggio e Parma. Ad organizzare gli appuntamenti conviviali, continua Sanfilippo, era il questore Gallo, oggi in pensione, che era arrivato nel capoluogo ducale dalla vicina citta’ del Tricolore. Oggetto delle conversazioni a tavola, “il calcio” e altri argomenti frivoli. Alla domanda su chi saldasse alla fine il conto, Sanfilippo risponde: “Noi non pagavamo mai”.

Ma Pasquale Brescia, almeno dal 2004, come peraltro già scritto da Reggio Sera, era di casa (foto) anche nei cosiddetti “salotti buoni” di Reggio Emilia. Lo testimoniano gli archivi di periodici come “Stampa Reggiana”, riportati oggi alla stampa dai consiglieri comunali del Movimento 5 stelle Ivan Cantamessi e Norberto Vaccari, che documentano come gia’ in quegli anni Brescia veniva fotografato e citato nelle iniziative dell’Anioc (Associazione nazionale insigniti ordini cavallereschi) alla presenza di autorita’ politiche ed economiche.

Per i pentastellati le immagini – tuttora reperibili in rete – rappresentano “il simbolo di come le mafie si siano infiltrate nella societa’ reggiana, nella totale sottovalutazione di tutti, attraverso il passaggio della cosiddetta ‘zona grigia’ con il classico metodo dei colletti bianchi tra cene di gala, ordini cavallereschi e cementificazione selvaggia del territorio permessa e pianificata dalle giunte degli ultimi 25 anni”.

Pertanto, aggiungono Vaccari e Cantamessi, “e’ ora che seriamente tutti noi reggiani ci facciamo un serio esame di coscienza come comunita’. E’ il primo passo per sconfiggere le mafie e la mentalita’ mafiosa” (Fonte Dire).

Errata corrige:Ettore Ameglio e Daniela Muto non sono imputati nel processo Aemilia