Inglese rapita a Milano e messa all’asta come schiava sessuale

6 agosto 2017 | 00:37
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Inglese rapita a Milano e messa all’asta come schiava sessuale
Inglese rapita a Milano e messa all’asta come schiava sessuale
Inglese rapita a Milano e messa all’asta come schiava sessuale

La modella è stata drogata e sequestrata da un membro del “Black death group”, un’organizzazione che gestisce traffici illeciti del deep web

LEMIE (Torino) – Era a Milano per un servizio come modella (in realtà una trappola), ma è stata drogata e rapita da un membro del “Black death group”, un’organizzazione criminale che gestisce traffici illeciti nel deep web. L’uomo voleva incassare denaro per il riscatto, ma intanto l’aveva messa all’asta sul web come schiava sessuale. Lei – una ventenne inglese – è stata salvata, lui è finito in carcere. Una vicenda sconvolgente, che sembra uscita dalla penna di uno sceneggiatore di film horror, che mostra la pericolosa realtà legata ai crimini della rete globale ed in particolare quella zona franca dove si aggirano terroristi, pedofili, maniaci e criminali di ogni genere.

La giovane modella inglese era arrivata a Milano l’11 luglio per un servizio fotografico (in realtà un’esca dei malviventi), ma è stata aggredita, drogata e spogliata da due individui che poi, dopo averla chiusa in un borsone, l’anno portata via con una Station wagon. La donna è rimasta prigioniera per quasi una settimana a Lemie (Torino) in una baita che il rapitore – l’anglo polacco Herba Lukasz Pawel, 30 anni, ora accusato di sequestro di persona a scopo estorsivo – aveva presa in affitto spacciandosi per un pittore.
L’uomo contava di ricavare 300mila euro in cambio della liberazione della ventenne. Nel frattempo aveva però messo in vendita sul web – per la stessa cifra – la ragazza come schiava sessuale. Contrattazioni erano già avviate, fa sapere la Polizia. L’uomo avrebbe anche proposto alla ragazza di pagare da sé un riscatto di 50mila sterline on cambio della libertà.

Secondo la ricostruzione, la ragazza è stata tenuta incatenata per sei giorni poi è stata liberata dal suo stesso carceriere, che poi l’ha accompagnata al Consolato inglese di Milano. Motivo? La donna ha un figlio di due anni, e l’organizzazione criminale non ammetterebbe “traffici” con madri.
La vicenda è talmente allucinante che non si comprende se Pawel sia un mitomane o se davvero sia il componente di un gruppo criminale. Di certo, per la procura di Milano un reato è stato comesso, l’uomo è molto pericoloso ed anche disposto a “soluzioni estreme”.