Il fenomeno: crescono le imprese con titolari stranieri

4 agosto 2017 | 11:26
Share0
Il fenomeno: crescono le imprese con titolari stranieri

Le aziende reggiane hanno un saldo negativo: -86 nei primi sei mesi dell’anno. Contrario il trend tra le ditte degli extracomunitari, presenti soprattutto nell’edilizia

REGGIO EMILIA – Non solo migranti da ospitare, ma anche negozianti, piccolissimi imprenditori edili e artigiani. Gli stranieri, tra i titolari di imprese registrate alla Camera di Commercio, ormai rappresentano il 14,3% del totale delle aziende presenti sul territorio reggiano. Crescono ad un ritmo superiore rispetto a quelle italiane (+ 127 unità in sei mesi); operano soprattutto nelle costruzioni e nel commercio, ma sono numerose anche nel manifatturiero.
Si tratta di un blocco di 7.917 imprese che, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio, nel primo semestre 2017 sono cresciute di 127 unità, con un +1,6%.
Nello stesso periodo, le imprese fondate da italiani sono invece calate dello 0,9% passando da 47.772 di dicembre 2016 a 47.330 di giugno 2017, ovvero 442 unità in meno. La maggiore vitalità delle realtà imprenditoriali che fanno capo a cittadino nati al di fuori del suolo nazionale permette di contenere il saldo negativo che si registra per la struttura economica provinciale, saldo che nel primi sei mesi dell’anno in corso si è attestato a -86 imprese.

Saranno gli enti preposti ed i sindacati a dirci se questo fenomeno è sano: se ad esempio vengano rispettati i diritti dei lavoratori, se la crescita delle imprese edili (mentre quelle italiani crollano come in un domino) possa essere considerata positiva oppure sintomo di problematiche quali subappati selvaggi, lavoratori in nero, trascuratezza nelle norme del lavoro in sicurezza. Così come bisognerà vigilare su eventuali fenomeni di riciclaggio in certi settori (ad esempio, la ristorazione), sul rispetto degli orari di lavoro, sulle norme igienico-sanitarie (specialmente nei servizi alla persona), e su quelle imprese “familiari” in cui i parenti vengono sfruttati dal titolare.

La tendenza alla crescita delle imprese create da stranieri si riscontra nella maggior parte dei settori dell’economia provinciale, ed è proprio questo che stupisce. Forse i reggiani non sono più capaci di intraprendere o di ottenere finanziamenti per iniziare nuove attività?

Tra quelle straniere sono cresciute del 2,3% le aziende del commercio che, a giugno 2017, hanno raggiunto le 1.175 unità; andamento positivo anche per le imprese che svolgono attività nell’alloggio e ristorazione che sono passate da 512 di fine 2016 a 534 (+4,3%). Le attività del terziario – che rappresentano il 12,3% delle imprese “straniere” presenti nella provincia reggiana – hanno registrato un incremento del 3,5% e hanno raggiunto le 975 unità, trainate dall’andamento dei servizi rivolti alla persona.

In sei mesi le imprese che svolgono questo tipo di attività sono cresciute del 6,7% passando da 327 a 349: riparazione di computer e di beni per uso personale (da 36 a 40 imprese in un semestre), assistenza sociale non residenziale (da 16 a 31) e “altre attività di servizi per la persona” (voce che comprende i saloni di barbiere e parrucchiere, gli istituti di bellezza, lavanderie e tintorie, ecc.) cresciute del 2%, sono le attività che hanno mostrato gli incrementi più consistenti.

Raggiungono le 626 unità, crescendo dell’1,7%, le aziende gestite da stranieri che svolgono attività di servizi alle imprese: passano da 111 a 120 le attività di supporto per le funzioni d’ufficio; lo stesso dicasi per le attività di servizi per edifici e paesaggio (da 111 a 119); salgono da 20 a 24 le attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale.
Fra le attività manifatturiere, la maggior consistenza di imprese “straniere” si colloca nell’industria del tessile-abbigliamento (705 imprese, quasi i due terzi del manifatturiero “straniero” complessivo), seguita da quella metalmeccanica. Le costruzioni, settore nel quale opera quasi il 48% delle aziende gestite da stranieri, sono cresciute, nel primo semestre del 2017, dello 0,2% passando da 3.781 a 3.788.

Ma da dove arrivano gli stranieri che hanno deciso di avviare un’attività nella nostra provincia? Quasi nove aziende “straniere” su dieci (7.034 unità) sono state costituite da imprenditori nati in Paesi extraUE e solo il 10,9% da nativi comunitari. Cina, Tunisia, Egitto, Albania e Marocco (con riferimento alle sole imprese individuali, le uniche per cui è possibile associare la nazionalità al titolare) sono i paesi d’origine delle comunità imprenditoriali straniere più rappresentate nella provincia reggiana.

Crescono del 2,3%, e si confermano in vetta alla classifica delle nazionalità maggiormente presenti in provincia di Reggio Emilia, gli imprenditori cinesi, che a giugno 2017 hanno raggiunto quota 998. Aumentano gli imprenditori nordafricani: +0,6% i tunisini (che, con 874 unità, si collocano al secondo posto nella graduatoria degli imprenditori extracomunitari), +0,1% gli imprenditori egiziani, che raggiungono le 859 unità, +0,5% i marocchini (752). Prosegue anche l’incremento di imprenditori nati in Pakistan (+3,2%), e fra dicembre 2016 e giugno 2017 registrano un aumento consistente, pari al +12,2%, gli imprenditori nativi della Nigeria. Primo Paese comunitario, che si colloca al sesto posto nella graduatoria in ordine di diffusione imprenditoriale, è la Romania con 285 imprenditori (+3,3% in sei mesi).
In calo gli imprenditori nati in Albania che, con un -2,7% in sei mesi, sono passati da 779 a 758.