Vitalizi, una vergogna che deve essere cancellata

29 luglio 2017 | 09:30
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Vitalizi, una vergogna che deve essere cancellata

Chi oggi li percepisce strepita contro la proposta di Richetti, ma quando era al potere si è guardato bene di modificare un sistema di privilegi per sé e per quegli italiani che hanno goduto del retributivo

REGGIO EMILIA – “È giusta l’idea di riportare i vitalizi al sistema delle pensioni calcolate con il metodo contributivo per togliere a questo istituto ogni aspetto di privilegio. Ma non si può arrivare fino al punto di privare di una parte consistente della pensione chi già oggi vive di essa”. Così Valerio Onida, ex presidente della Corte costituzionale e professore emerito all’Università di Milano, in una recente intervista a Repubblica.

E ancora, rispondendo alla domanda se i diritti acquisiti sono intangibili: “No, secondo la costante giurisprudenza della Consulta la legge può adottare misure che incidono sui rapporti di durata, anche quando ciò riguardi diritti soggettivi perfetti, ma purché non travalichi in un regolamento irragionevole e tale da ledere il principio di affidamento dei cittadini “. Tradotto? “Gli interventi sui diritti già acquisiti sono possibili purché ragionevoli e non tali da violare l’affidamento legittimo del cittadino sorto in base alla legge preesistente e, nel nostro caso, il diritto fondamentale dei lavoratori a fruire di mezzi di sussistenza durante la vecchiaia, come prevede l’articolo 38 della Costituzione”.

Crediamo che si debba partire da qui per giudicare la proposta di riforma dei vitalizi per i parlamentari. Il testo, dopo l’approvazione della Camera, passerà ora al Senato dove approderà dopo la pausa estiva. La proposta di legge Richetti prevede, in sintesi, l’equiparazione del trattamento previdenziale dei parlamentari a quello dei lavoratori dipendenti e l’applicazione anche ai parlamentari il limite dei sessantacinque anni per l’erogazione del trattamento previdenziale, eliminando la possibilità di diminuire tale limite per ogni anno di legislatura ulteriore ai cinque prescritti, fino al massimo dei sessanta anni, come accade oggi. Il nuovo sistema viene applicato anche ai trattamenti previdenziali in essere, compresi i vitalizi attualmente percepiti che vengono definitivamente aboliti e ricalcolati secondo il nuovo sistema contributivo. Le nuove norme sono estese anche ai consiglieri regionali.

Se la proposta diventerà legge, sicuramente incontrerà la contrarietà e la resistenza di numerosi ex parlamentari e consiglieri regionali che faranno ricorso alla Corte Costituzionale contro questa norma. Le ricadute si vedono anche nella nostra città dove da giorni un ex deputato sta riempiendo i social di post veementi contro questa proposta da lui definita, in estrema sintesi, populista e demagogica. Peraltro l’estensore di questi post tace ai suoi lettori il fatto che sia stato un parlamentare, l’entità della pensione percepita e il numero di anni che ha lavorato in Parlamento per ottenerla.

Ci sono poi sette consiglieri regionali reggiani, ma qui la storia è leggermente differente, che hanno annunciato ricorso contro la legge regionale che prevede da loro un contributo di solidarietà della durata di 36 mesi il divieto di cumulare il vitalizio con altri istituti analoghi. Il ragionamento loro è analogo a quello che faranno i parlamentari. La legge è incostituzionale perché non può essere retroattiva (abbiamo visto, tuttavia, che personaggi illustri come Onida la pensano in maniera diversa, ndr). Staremo a vedere. Quello che è certo è che, se la legge Richetti sarà approvata, pioveranno ricorsi come se piovesse.

E qui si apre una riflessione. Fermo restando la giustezza di quello che dice Onida, ovvero che “non si può arrivare fino al punto di privare di una parte consistente della pensione chi già oggi vive di essa”, bisogna dire chiaramente che quello che è successo in questo Paese negli ultimi 50 anni, dal punto di vista pensionistico, è assurdo e che la responsabilità maggiore sta proprio in quei politici che oggi, a fronte di pochi anni passati in Parlamento, riscuotono pensioni principesche.

Oggi strepitano, ma quando erano loro in Parlamento si sono dati trattamenti pensionistici insostenibili e hanno permesso che li ottenessero (seppure in forma molto ridotta rispetto a loro) pure gli italiani che sono andati per anni in pensione con un insostenibile trattamento retributivo. Il conto, come tutti sanno, lo pagheranno le generazioni attuali e future che andranno in pensione con emolumenti da fame. Ecco, noi vorremmo dire, tenendo ben presente la lezione di Onida, per carità, che questi signori possono fare tutti i ricorsi che vogliono ma che almeno, per decenza, potrebbero starsene zitti. Ci sembra più decoroso.