Chiusura punti nascita, mal di pancia tra i sindacati

4 luglio 2017 | 23:47
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Chiusura punti nascita, mal di pancia tra i sindacati

Cisl: “Per il personale rischi di trasferimenti forzati da un ospedale all’altro, possibili non rinnovi del personale precario, revisione totale delle procedure di lavoro”

REGGIO EMILIA – La chiusura estiva dei punti nascite di Montecchio, Scandiano e Castelnovo Monti  ha provocato mal di pancia anche tra i sindacati: per gli autonomi della sigla Sgb “l’Ausl di Reggio Emilia vuole chiaramente mettere in atto una vera e propria sperimentazione e un vero e proprio laboratorio sociale in vista di future chiusure definitive”, mentre la Fials denuncia di non essere stata informata della riorganizzazione nell’ambito dei tavoli sindacali. Un punto, quest’ultimo però chiarito dal direttore generale dell’Azienda sanitaria Fausto Nicolini: “La riorganizzazione rientra nel potere decisionale dell’azienda e il trasferimento degli operatori era previsto nei punti degli accordi sindacali”.

“Una totale mancanze di rispetto delle decine di professionisti che operano nel settore materno infantile”. Così Gennaro Ferrara, della Cisl Funzione Pubblica, commenta la decisione della direzione dell’Ausl di Reggio Emilia sulla sospensione estiva dell’attività nei tre punti nascita. Nel mirino del sindacato, piuttosto che le scelte della neonata azienda unica, ci sono i metodi. “La chiusura di tre punti nascita dovrà essere spiegate ai cittadini – riprende Ferrara – ma riteniamo gravissimo il totale silenzio che l’Azienda ha tenuto nei confronti dei suoi lavoratori. L’attuale direzione sta costruendo un muro tra se e tutte le professionalità che sono il primo contatto con le partorienti: infermieri, ostetriche e operatori socio sanitari. Solo nei prossimi giorni la direzione inizierà a fare le riunioni con i lavoratori. Quando tutta la provincia ormai sa della situazione. Una totale mancanza di rispetto”.

Non solo: secondo la Cisl: “Ora per il personale si profilano i rischi di trasferimenti forzati da un ospedale all’altro della provincia, possibili non rinnovi del personale precario, revisione totale delle procedure di lavoro”.

Nel merito della questione “la carenza di figure mediche – aggiunge la Funzione pubblica della Cisl – non è purtroppo una novità. Lo è invece questo modo di procedere. Ora pretendiamo risposte immediate sulla ricollocazione di decine di lavoratori, molte delle quali donne e che per le scelte della direzione si vedranno stravolgere la quotidianità del lavoro e la propria vita famigliare”. Conclude la Cisl: “Se la direzione vuole procedere a suon di minacce di trasferimenti da un giorno all’altro faccia pure. Ma si dimentichi la collaborazione dei lavoratori e di chi li rappresenta”.