Campovolo, una scommessa ardua che bisogna vincere

1 luglio 2017 | 16:26
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Campovolo, una scommessa ardua che bisogna vincere

I presupposti sulla carta ci sono, ma le incognite sono rappresentate dal numero di spettacoli che si riuscirà allestire e dalla eterogeneità della compagine societaria

REGGIO EMILIA – La scommessa dell’arena Campovolo è ardua, ma i presupposti per vincerla ci sono, almeno sulla carta. Il pool di imprese che lavorerà al progetto è stato messo insieme in modo piuttosto accurato e trasversale e le premesse sono buone. Come anticipato da Reggio Sera, ci sono Coopservice, società capofila, Nial Nizzoli, che, fra le altre cose, si occupa anche di opere di nuova urbanizzazione. Ma poi c’è un Consorzio in cui spuntano, dato che di Coopservice si sapeva già, le sorprese più interessanti.

In primis la Finnregg Spa, la finanziaria della famiglia Storchi. La presenza di Fabio Storchi, presidente nazionale di Federmeccanica uscente, ex presidente di Confindustria, fa capire che l’operazione ha l’appoggio di Confindustria ed è quindi trasversale. Di più, coinvolge anche la Fondazione Manodori (anche lei guidata da un ex di Confindustria, Gianni Borghi) che ha puntato una fiches di 200mila euro sulla maxi arena.

Poi, indispensabile per la riuscita dell’organizzazione degli eventi, c’è la Habita srl di Ferdinando Salzano, uno dei più grandi organizzatori di spettacoli italiani con la sua Friends&Partners. Al suo fianco, ma in un’altra società, l’Arena Campovolo, è sceso in campo anche il manager di Luciano Ligabue, Claudio Maioli. Salzano e Maioli, giova ricordarlo, conoscono bene quell’area perché vi hanno organizzato due maxi eventi: Italia loves Emilia nel 2013 e il concerto di Ligabue nel 2015.

Della partita fa parte anche Rcf che si occuperà, ovviamente, di amplificazione e che aveva già lavorato per il Campovolo 2015. C’è poi la società Smart Group che, al suo interno, ha Davide Caiti, presidente di Kaiti Expansion, agenzia con ottime entrature in Comune e concessionaria di Telereggio. Caiti si occuperà di comunicazione e marketing relativi alla promozione degli eventi. Dentro alla Smart Group dove c’è la Kaiti expansion, però, si può notare la presenza, come amministratore, di Andrea Bonacini, vice presidente di Romagna musica sclr, ex candidato al consiglio regionale per il Pd, membro della segreteria Pd e responsabile economico dell’ultima Festareggio. Sarà lui, pare di capire, il garante della futura presenza di Festareggio in quell’area.

Mancava il catering? No, c’è anche quello, perché dentro al Consorzio c’è pure La Taste srl che ha sede a Quattro Castella e si occupa di catering. Interessante notare come dove ha sede la Taste, in via Salvator Allende a Quattro Castella, ha sede anche la Daele banqueting che, guarda caso, si era occupata della ristorazione a Campovolo 2015.

Insomma, come si suol dire, la tavola è apparecchiata e le competenze non mancano. Qualcuno storce il naso perché Coopservice è la capofila di un pool di imprese che si sono presentate senza avversari al bando. Bisogna dire, per la verità, che la gara europea per l’individuazione dei soggetti realizzatori-gestori dell’Arena prevedeva al punto I.16.2 che “il promotore (in questo caso Coopservice, ndr), se non risulta aggiudicatario, può esercitare entro quindici giorni dalla comunicazione dell’aggiudicazione definitiva il diritto di prelazione e divenire aggiudicatario se dichiara di impegnarsi ad adempiere alle obbligazioni contrattuali alle medesime condizioni offerte dall’aggiudicatario”.

Questo, sicuramente, ha rappresentato un ostacolo dato che nessuno partecipa a una gara così complessa in cui un altro soggetto ha un diritto di prelazione garantito. Però è anche indubbiamente vero che gestire un’arena spettacoli di quelle dimensioni in quell’area viene considerato da molti un azzardo e, probabilmente, anche senza quel diritto di prelazione non ci sarebbe stata la fila. La scommessa di cui si parlava all’inizio, infatti, è quella di riuscire a fare arrivare a Reggio, durante tutta l’estate, spettacoli da 10-20-30mila persone in grado di giustificare l’investimento.

Non sarà una cosa semplice perché non sono molti gli artisti, in Italia e all’estero, in grado di fare quei numeri e poi bisogna convincerli a venire a Reggio che è sicuramente meno appetibile, sulla carta, di Torino, Milano, Bologna, Firenze o Roma. Non è detto poi che la miriade di soggetti che si accinge a questa impresa vada sempre d’accordo e che non possano insorgere problemi fra attori così diversi fra loro.

Il cuore, comunque, oramai è stato buttato oltre l’ostacolo. A Reggio conviene tifare perché l’impresa funzioni dato che, se così sarà, porterà un grande giovamento a tutta la città. Incrociamo le dita e attendiamo il giugno del 2018 per l’inaugurazione.