Aemilia, Scarpino: “Mai avuto sentore di fenomeni criminali”

13 luglio 2017 | 19:50
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Aemilia, Scarpino: “Mai avuto sentore di fenomeni criminali”

La deposizione del consigliere comunale che nel 2011 andò dal prefetto con Delrio, Olivo e Gualtieri per perorare la causa della comunità calabrese

REGGIO EMILIA – L’incontro tra l’ex sindaco Graziano Delrio, tre consiglieri comunali di origine cutrese e l’allora prefetto Antonella De Miro, tiene oggi banco nell’aula reggiana del processo Aemilia. A rispondere alle domande sull’episodio, che risale all’inizio del 2011, e’ Salvatore Scarpino, attuale consigliere comunale a Reggio Emilia, passato di recente al movimento Articolo 1 Mdp, ma eletto senza soluzione di continuita’ in sala del Tricolore dal 2004 prima con i Ds e poi col Pd.

Fu lui che insieme al collega Antonio Olivo del Partito democratico e Rocco Gualtieri (Forza Italia) ando’ da De Miro insieme a Delrio per rappresentare al prefetto una serie di timori per la condizione della comunita’ di Cutro residente da anni a Reggio Emilia. L’intervento era nato, spiega oggi il consigliere comunale citato come testimone della difesa, dalla relazione fatta dal procuratore generale in occasione della chiusura dell’anno giudiziario, su cui Scarpino dice: “Mi aveva preoccupato tanto perche’ il nome dei cutresi e’ venuto fuori non piu’ come singole famiglie, ma come ‘cutresi’ in quella relazione. Non mi e’ mai piaciuto dire comunita’ di Cutro, credo tanto nell’integrazione, io li reputo cittadini reggiani di origine cutrese, era una preoccupazione forte”. Scarpino ha quindi parlato della preoccupazione “che la parte sana dei cutresi venisse coinvolta”. Affermazione su cui il presidente della corte Francesco Caruso annota: “Intanto abbiamo scoperto che c’e’ una parte sana e una non sana”.

Nell’interrogatorio il consigliere precisa di non essere andato dal prefetto per lamentarsi delle interdittive che in quel periodo iniziavano a colpire aziende calabresi, ne’ per negare l’esistenza della ‘ndrangheta, che si era ampiamente palesata con i fatti di sangue degli anni ’90. A sostegno della tesi per cui i cutresi potevano essere discriminati, Scarpino riferisce pero’: “Mia figlia mi ha citato un caso, un amico doveva comprare la casa. Ma non l’ha comprata quando ha saputo che i venditori erano cutresi, questo poteva succedere”.

Stando alla sua deposizione pero’, prima del 2011 Scarpino non aveva notato un clima ostile verso i cutresi. Ad esempio leggendo la relazione dello studioso di mafie Enzo Ciconte nel 2008 riferisce: “Mi ha tranquillizzato perche’ c’era scritto che era stata eretta una corazza da parte delle istituzioni, dei sindacati, delle forze sociali e questo mi tranquillizzava abbastanza rispetto alla penetrazione” della ‘ndrangheta. Quando Caruso domanda se di fenomeni criminali negli anni successivi alla relazione avesse avuto sentore”, Scarpino replica: “No”. Il presidente pero’ lo incalza: “Nessun atto, neanche quelli che avvenivano sui giornali, li ha attribuiti ad ignoti, come se li e’ spiegati, c’era un clima di allarme nell’ambiente politico?”. Risponde il consigliere: “Non lo avvertivo, no”.

Prima del consigliere comunale si era seduto sul banco dei testimoni l’imprenditore Antonio Rizzo, fondatore e presidente dell’associazione di imprese edili Aier che nel 2009, poco prima delle elezioni amministrative in cui fu eletto Graziano Delrio, apparve in una foto con il candidato sindaco su una pagina del sole 24 ore. Rizzo spiega che facendo molte pubblicita’ delle sue aziende immobiliari “il giornale mi aveva dato una pagina gratuita. Appoggiavo Graziano Delrio e ho messo quella foto quando sono stato a Cutro, l’ho incrociato a Cutro e quindi alla festa del crocifisso”.

Tra le proposte avanzate al tempo dall’Aier al Comune, fece scalpore quella di acquistare gli immobili invenduti delle ditte calabrese per destinarli a case popolari. Rizzo incalzato da Caruso ha pero’ tentennato su chi fossero gli imprenditori che avrebbero messo a disposizione questi immobili (Fonte Dire).