Flop Pd, Manghi: “Franceschini ha ragione, serve una riflessione”

28 giugno 2017 | 09:42
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Flop Pd, Manghi: “Franceschini ha ragione, serve una riflessione”

Il presidente della Provincia: “L’alleanza con Berlusconi? Non mi pongo il problema, perché il Partito democratico è nato per aggregare il centrosinistra”. Sul congresso locale e il futuro segretario: “E’ normale che i renziani vogliano esercitare un protagonismo”

REGGIO EMILIA – “Abbiamo perso. Punto. Franceschini e Veltroni hanno ragione, ora va fatta una riflessione seria. L’alleanza con Berlusconi? Non mi pongo il problema, perché il Pd è nato per aggregare il centrosinistra”. Dopo i risultati deludenti, per il suo partito, dell’ultima tornata elettorale questo è il pensiero del presidente della Provincia, Giammaria Manghi, renziano doc, intervistato da Reggio Sera. Sulla situazione locale aggiunge: “Il tema, per quel che riguarda il prossimo congresso, non è la rivendicazione di posti, anche se mi pare normale che i renziani abbiano volontà di esercitare un protagonismo”.

Manghi, secondo lei qual è la ragione di questa sconfitta alle amministrative?
E’ chiaro che l’esito è una sconfitta e questo non si può negare. Abbiamo perso. Punto. Sul motivo bisogna fare una riflessione profonda che chiama in causa alcuni fattori. C’è un dato di astensione molto forte che è strutturale. Se al secondo turno votano quattro italiani su dieci, questo rivela una grande distanza fra la politica e i cittadini. L’Italia continua poi a vivere una situazione caratterizzata da alcuni problemi strutturali di fondo non risolti che si scaricano su chi governa. Penso anche al tema dei migranti, della sicurezza e delle tematiche legate al lavoro.
Però dovrà ammettere che saranno stati commessi errori pure dal Pd. O no?
In questo scenario il Pd è isolato. Abbiamo perso sia dove eravamo in coalizione, sia dove abbiamo fatto altre scelte. Succede che, quando vai in una prima battuta all’indicazione del candidato, non sempre ci arrivi in modo sereno e questo accade anche dove metti in campo le primarie come strumento di seleezione. Poi, al secondo turno, ti ritrovi forze politiche tipo il M5S che non ti vota e preferisce altri candidati.
Veltroni ha detto che “il Pd non ha più un’identità”. Prodi e Fassino condividono questa analisi. Così come condividono quella di Franceschini che ha detto: “La via da intraprendere non può essere che quella della ricomposizione del centrosinistra”. Lei cosa ne pensa?
Io credo che si debba ripartire da una rilettura del contesto. Il problema del Pd è che restando da solo, isolato, non ce la fa.
Questo contrasta con la teoria della autosufficienza di Renzi
Sì, ma non personalizziamo però, perché la politica seria si fa rispetto ai bisogni e alle difficoltà e considerando quali sono gli elementi che mettiamo in campo.
Lei per quale lettura propende?
Il Pd è un soggetto di centrosinistra e deve essere il king maker di quell’area. La sinistra ci deve stare dentro.
Ma Renzi voleva fare l’accordo con Berlusconi. Lei cosa ne pensa?
Per me Berlusconi non è un moderato. Gli accordi li puoi fare con i moderati. Il Pd è un soggetto di centrosinistra e quello è il tema. Il tema dell’accordo con Berlusconi io non me lo pongo. Per me il Pd è nato per aggregare il centrosinistra e deve stare nel centrosinistra, con un dialogo aperto anche con Pisapia.
Andranno fatte le primarie con Pisapia a suo parere?
Le primarie di coalizione sono un elemento che ci sta. Le abbiamo già fatte e le possiamo fare ancora. E’ chiaro che noi dobbiamo porci il problema di uscire dall’isolamento.
Renzi ha detto a Prodi di spostare la sua tenda più lontano. E’ d’accordo?
Il Pd ha bisogno di tanti contributi e sono utili i consigli di chi ha costruito il Pd. Sono voci che vanno ascoltate. Quello di Veltroni è un pensiero che condivido. Non per mettere in discussione Renzi, ma per aiutarlo a fare una riflessione.
Il segretario non è un uomo molto portato alla riflessione…
Lo so, ma la deve fare. Il contributo di Veltroni e di Franceschini è costruttivo. Quelli che non vanno bene, invece, sono i contenuti distruttivi.
A Reggio presto ci sarà il congresso del Pd. L’altra sera voi renziani vi siete incontrati. Recentemente c’è stata anche lite su Facebook fra De Lucia e Gazza su questo tema dopo le dichiarazioni dell’assessore Marchi che chiedeva un cambio al vertice del partito ora guidato da Andrea Costa. Porrete il tema del segretario e di rimettere in discussione alcuni posti dirigenziali nel Reggiano?
Il congresso non si sa quando ci sarà e, al momento, non è calendarizzato. La riunione di lunedì dei renziani era stata programmata da venti giorni. Poi è chiaro che, dopo i ballottaggi, si sono fatte delle riflessioni. Ma il tema nostro non è quello di una rivendicazione di posti.
Marchi, tuttavia, sembra pensarla diversamente…
Marchi ha espresso la sua valutazione. Fra l’altro mi pare normale il fatto che i renziani esprimano la volontà di esercitare un protagonismo. In questo momento, tuttavia, noi non abbiamo posto il problema del cambiamento a livello di area politica. Presenza non vuol dire posti o ruoli, ma confronto su programmi e idee. Nel 2019 a Reggio votano più di trenta comuni e dobbiamo mettere quello nel nostro radar prima di tutto.