San Pietroburgo, il killer è legato ai miliziani siriani

4 aprile 2017 | 20:06
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San Pietroburgo, il killer è legato ai miliziani siriani

E’ un 22enne, russo di origini kirghise l’autore dell’attentato nella metro. Il suo Dna è stato trovato sulla borsa in cui era contenuto l’ordigno rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania, quello che non è esploso

REGGIO EMILIA – E’ Akbarzhon Jalilov, 22 anni, russo di origini kirghise l’autore dell’attentato nella metro di San Pietroburgo. Il suo Dna è stato trovato sulla borsa in cui era contenuto l’ordigno rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania, quello che non è esploso. Secondo gli investigatori russi, Jalilov è l’unico autore dell’attentato.

Intanto, sono state riaperte le stazioni della metro chiuse ancora oggi per un allarme bomba. Il secondo ordigno, a quanto si è appreso, doveva essere attivato da un cellulare. Circostanza che porta gli inquirenti a ‘non escludere’ che pure la bomba esplosa sul vagone della metro sia stata innescata a distanza da complici dell’attentatore suicida.

E il ministero della Sanità ha ufficializzato il bilancio della strage: 14 morti. Ieri in serata Putin è andato a deporre fiori sul luogo dell’attacco. Trump lo ha chiamato esprimendogli le sue condoglianze; i due intendono combattere insieme il terrorismo, afferma il Cremlino. Il Consiglio di sicurezza Onu parla di “vile terrorismo”. Da oggi tre giorni di lutto cittadino a San Pietroburgo.

I servizi segreti osservavano l’attività degli estremisti coinvolti nell’attentato di San Pietroburgo e sono riusciti a prevenire il secondo attentato – quello di Ploshchad Vosstania – bloccando dopo la prima esplosione la rete di telefonia cellulare nella stazione. L’ordigno nascosto nell’estintore, infatti, “doveva essere attivato da un telefono cellulare e non da un meccanismo a orologeria”. Circostanza che porta gli inquirenti a “non escludere” che pure la bomba esplosa sul vagone della metro possa essere stata innescata “a distanza” dai complici dell’attentatore, che forse “controllavano i suoi movimenti”.

I servizi, riporta il quotidiano Kommersant, tenevano d’occhio “da tempo” la cellula ma avevano individuato con certezza solo un elemento di “basso rango” dell’organizzazione, di cittadinanza russa, fermato dopo il suo rientro dalla Siria.