I lavoratori delle coop fallite ringraziano Camisasca

13 aprile 2017 | 22:13
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I lavoratori delle coop fallite ringraziano Camisasca
I lavoratori delle coop fallite ringraziano Camisasca
I lavoratori delle coop fallite ringraziano Camisasca

Non perderemo il nostro spirito progressista, non perderemo il coraggio , nemmeno quello di indignarci

REGGIO EMILIA – I rappresentanti dei lavoratori e soci delle cooperative fallite di Reggio, in una nota diffusa oggi pomeriggio, ringraziano pubblicamente sua il vescovo Massimo Camisasca per la dichiarazione rilasciata ai mezzi di informazione mercoledì.
“Solo attraverso l’impegno di chi ricopre ruoli cardine nella nostra società si potrà dare un futuro al rispetto del diritto del Lavoro e del Risparmio, due concetti sanciti e ampiamente trattati nella Costituzione Italiana”, concordano i lavoratori e soci di Coopsette, Unieco, Orion , Cmr, a nome di quanti altri possono essere colpiti dal dramma della disoccupazione. La lettera aperta al Vescovo si conclude con un elenco di nomi,

La storia della cooperazione a Reggio, scrivono, “non è solo fallimento, ma lavoro di persone oneste che hanno saputo creare impresa, hanno fatto della produzione lavoro un obiettivo creando presupposti per dare lavoro a centinaia di altri lavoratori, lasciando non solo storie di edilizia in crisi, errori imprenditoriali, ma anche valore aggiunto e ricchezza ai territori. Nessun lavoratore o socio cooperatore pensa che tutto sarà come prima, rabbia e dolore ormai sono di casa, ma la speranza di poter andare avanti, di avere un futuro come lavoratori e cittadini onesti che hanno creduto nel risparmio e non nella speculazione, lo abbiamo”.

E ancora: “La perdita del lavoro è un’oscura possibilità dietro l’angolo in questo Paese, l’Italia, in cui poco o nulla si è fatto per il rilancio dell’economia ed in particolar modo per il rilancio nel settore dell’edilizia. Allora noi, che di democrazia abbiamo parlato, che nella solidarietà mutualistica ci abbiamo creduto, di lavoro abbiamo campato e non di sogni o sussidi, siamo qui a cercare un lavoro. Noi crediamo ancora nella democrazia, nel dialogo, nel confronto con le Istituzioni, nei valori che hanno fatto grande questo Paese, e Reggio Emilia: i valori del lavoro e dell’impegno. Oggi siamo però affranti, perché diventa difficile crescere dei figli con spirito democratico e solidale quando alla fine perdere il lavoro è come avere una malattia… ti è toccato! Peccato che può toccare anche a te, direbbe d’istinto un bambino, ed è così, è la cruda verità, perché se non saremo capaci di incidere sulla mollezza della democrazia non potremo garantire un futuro per noi ed i nostri figli non avremo futuro, tutti avremo fallito”.

Nella lettera viene poi citato un lavoratore di  Coopsette, che racconta: “Siamo partiti in oltre 500 nell’ottobre 2015 a ripensare cosa fare, a cercare un lavoro, a risparmiare,stringere la cinghia al massimo, a cambiare le priorità a vedere avanti senza nasconderci, non abbiamo tirato sassi o pietre, abbiamo cercato di riqualificarci, abbiamo seguito corsi, abbiamo inviato curricula, ci siamo iscritti a centinaia di siti on line di ricerca lavoro per andare a segno, peccato che il mirino si sposti sempre, vero ? Non vi sentite un po’ come nella canzone del Liga ” Una vita da mediano”? Sempre lì a cercare di tirare in porta e mai a fare goal?!. Già perché il mercato del lavoro é spietato e incomprensibile per un lavoratore che ha voglia di ricominciare senza se e senza ma, perché una volta cercano il giovane, una volta quello dietro casa, sì perché se da casa tua al lavoro ci sono troppo kilometri il datore di lavoro non si fida, come non fossimo consapevoli che il mondo é globalizzato e grande , un’altra volta cercano quello di bella presenza e devi infatti sempre allegare la foto recente, perché se hai un’ orecchio storto non vai bene , o ancora cercano la donna giovane o l’uomo con la barba ( adesso va di moda). Anni luce di differenza rispetto all’anonimato che viene dato all’età in Paesi come la Francia, nostri vicini europei , ma troppo progressisti per essere imitati”.

I lavoratori e soci di Coopsette, Unieco e altre cooperative reggiane fallite vogliono ricordare che “non è solo loro, ma di molti Italiani il problema del lavoro e della dignità che in esso è riconosciuta.
Non perderemo il nostro spirito progressista, non perderemo il coraggio , nemmeno quello di indignarci e di chiedere a questa società di progredire nei veri valori democratici. Non fallisce il concetto di cooperazione, falliscono sistemi che non sono stati in grado di rivedere gli schemi ed i vecchi modi di pensare”, pertanto “Grazie ancora a sua Eccellenza Vescovo Camisasca, e a coloro che sapranno impegnarsi per rendere l’articolo 4 della Costituzione Italiana una realtà del nostro Paese”.

E concludono dicendo che la firma della lettera “sono tutti i nomi di coloro che hanno perso il lavoro e i risparmi, che continuano a lottare perché questo Paese possa essere democratico e progressista iniziando a pensare ai nomi di tutti coloro che hanno il diritto della dignità di un lavoro”.