“Arena Campovolo: stop finché siamo in tempo”

2 aprile 2017 | 20:46
Share0
“Arena Campovolo: stop finché siamo in tempo”

“Si presenta come project financing un’iniziativa che riceverà 1,7 mln di soldi pubblici, dunque nostri, destinati al recupero di beni storici e artistici”

REGGIO EMILIAdi Francesco Fantuzzi (*)
Mentre la vicenda Unieco assume contorni sempre più drammatici, la nostra amministrazione persevera a testa bassa, senza coinvolgere i cittadini, nel promuovere un progetto assente dal proprio programma elettorale e i cui impatti economici e ambientali appaiono tutt’altro che delineati e trasparenti.

Intanto, è necessario confutare una palese bugia: presentare come project financing un’iniziativa che riceverà 1,7 milioni di soldi pubblici, dunque nostri. Si tratta di denaro che arriverà dalla Regione tramite la Comunità europea e destinato in teoria al “recupero di beni storici e artistici”. Quali sarebbero in questo caso i beni storici e artistici, atteso peraltro che il Mauriziano è ancora chiuso?

Per quale motivo poi il Sindaco intende portare avanti un progetto di cui non si trova traccia nel suo programma elettorale? Cittadine e cittadini non gli hanno affatto assegnato tale mandato, e pertanto egli dovrebbe come minimo consultarli con un referendum, come si confà per la gestione di beni comuni come un’area urbana così rilevante. Perchè dunque tanta fretta?
Quali interessi spingono per evitare tali fondamentali passaggi di democrazia e trasparenza?
Ribadiamo inoltre i rischi legati agli impatti ambientali. Una struttura in grado ospitare centomila persone non è in sè ecocompatibile e affermarlo è mera propaganda. Non occorreranno poi nuovi parcheggi e altro consumo di suolo? Non si prevedono conseguenze sul traffico e soprattutto su una qualità dell’aria già compromessa? Nessun amministratore ricorda il caos rifiuti dell’ultimo concerto di Ligabue?

Infine, ma non per importanza,  nulla è noto relativamente ai possibili costi economici e a chi ne pagherà realmente il prezzo. E’ prevista, a tal fine, la creazione di un fondo di garanzia a carico dell’affidatario della concessione che manlevi il Comune dal rischio dell’insolvenza del medesimo?
La vicenda dello Stadio Giglio, che peraltro avrebbe a sua volta dovuto ospitare centinara di concerti (e ne ha visto soltanto uno nel 1995), dovrebbe suggerire la necessità di risparmiare un simile rischio alla collettività.
Arena campovolo o, più propriamente, sangue e arena. Sindaco: ferma la macchina, prima che sia troppo tardi!