Sanità, la Cgil: “Azienda unica innovi il dialogo sindacale”

10 marzo 2017 | 19:00
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Sanità, la Cgil: “Azienda unica innovi il dialogo sindacale”

Frigeri (Fp-Cgil): “La fusione Ausl-Santa Maria Nuova sia un laboratorio di contrattazione”

REGGIO EMILIA – L’unificazione tra l’arcispedale Santa Maria Nuova e l’Ausl provinciale, anticipata dal 2018 al prossimo 1° luglio, non sia una “fusione a freddo”, ma l’occasione di sperimentare “un nuovo sistema di relazioni sindacali” rilanciando la contrattazione. E’ il messaggio che la Funzione pubblica della Cgil reggiana, attraverso la tavola rotonda di questa mattina nella sede di via Roma, ha voluto ribadire a quattro mesi dall’operazione che vedra’ la nascita della terza azienda sanitaria in Regione.

Una realta’ da 7.000 dipendenti, 1.700 posti letto (1.517 piu’ quelli messi a disposizione dal privato accreditato) e un fatturato stimato in 1,3 miliardi, che sara’ guidata all’inizio dal direttore generale dell’Ausl reggiana Fausto Nicolini. Ma un processo che impattera’ sull’attuale organizzazione dei servizi, prevedendo la ridefinizione delle “vocazioni” di alcuni ospedali sul territorio e la sperimentazione di un modello di cura attraverso “team multidisciplinari” di professionisti.

“Ora che si e’ riaperta la trattativa sul rinnovo del contratto del pubblico impiego, che era bloccato da otto anni, pensiamo che questa fusione sia un’occasione per rimettere al centro il lavoro e la contrattazione, che riteniamo una leva insostituibile per governare i cambiamenti”, dice il segretario della Fp-Cgil di Reggio Maurizio Frigeri. “Chiediamo di essere protagonisti con il nostro contributo in questa innovazione, anche per rilanciare i dipendenti sviliti da anni dalle leggi nazionali”, aggiunge. Anche per Elena Strozzi, responsabile Sanita’ della categoria sindacale, “si potra’ sperimentare un nuovo sistema di relazioni sindacali che non dovra’ essere la sommatoria degli accordi precedenti, ma portare alla valorizzazione del know how di tutte le competenze presenti in azienda”.

Concorda Fausto Nicolini, futuro presidente dell’azienda, che sottolinea come “a differenza di altre fusioni che hanno riguardato aziende sanitarie, questa e’ la prima tra una Asl e un’ospedale, che nasce da una cultura dell’integrazione del territorio”. Infatti, viene sottolineato, “da 15 anni le due aziende hanno bilanci in regola e l’operazione non serve quindi a ripianare perdite”. Per Nicolini, infine, “il vero vantaggio dell’unificazione non sara’ nelle economie di scala, che stiamo gia’ facendo, ma nell’uniformare i comportamenti dei professionisti per offrire lo stesso livello di servizio ai cittadini in tutti i punti della ‘rete’ del nuovo presidio”.

Giammaria Manghi, presidente della Provincia e della Conferenza socio-sanitaria, evidenzia “la naturalita’ dell’integrazione che era gia’ partita e rappresenta un’opportunita’ per il territorio reggiano, ma anche regionale”. Nel dibattito e’ emerso anche il tema dell’ipotesi di chiusura del punto nascite dell’ospedale di Castelnovo Monti, dove il numero di parti e’ inferiore al minimo previsto dalla legge regionale. La Fp-Cgil auspica il mantenimento del presidio, ma precisa: “A prescindere dalle scelte che saranno prese, per noi la priorita’ resta la messa in sicurezza delle pazienti e degli operatori”. Licia Petropulacos, direttore del servizio sanitario regionale rassicura che per l’ospedale di Castelnovo nei monti “non e’ in agenda nessun superamento”, mentre la questione e’ al vaglio della commissione regionale “Percorso nascita”.