Formaggio contraffatto, ci sono 27 indagati

22 marzo 2017 | 08:48
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Formaggio contraffatto, ci sono 27 indagati

Sul registro degli indagati casari e dirigenti del Consorzio del Parmigiano e del Grana Padano. Avviso di garanzia anche per Alai indagato per abuso di ufficio. Il M5S: “La magistratura vada fino in fondo”. La Pignedoli: “Serve massima chiarezza in tempi rapidi”

REGGIO EMILIA – Sono 27 gli indagati nell’inchiesta sul formaggio contraffatto partita due anni fa e condotta dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani. Si tratterebbe di una seconda indagine che ha allargato il perimetro della prima. Gli avvisi di garanzia, che hanno colpito i casari e i dirigenti dei due Consorzi (Parmigiano Reggiano e Grana Padano) sono stati spediti il 14 febbraio scorso.

L’ipotesi di reato è relativa alla non conformità di alcune forme che sarebbero state prodotte senza rispettare i disciplinari. In alcuni avvisi di garanzia, però, l’ipotesi di reato, è di associazione a delinquere finalizzata ai reati di frode alimentare.

Tra gli indagati c’è anche l’ex presidente reggiano del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai, al quale viene contestato il solo reato di abuso d’ufficio. Alai, lo ricordiamo, ha lasciato l’incarico nel 2016. Il primo troncone d’inchiesta risale al 2015 per fatti accaduti nel 2013, con il sequestro e il dissequestro di alcune forme.

Ci furono perquisizioni dei carabinieri del Nucleo antifrode (Nac) in una quindicina fra caseifici e magazzini di stoccaggio sia di Parmigiano Reggiano che di Grana Padano. I sospetti erano relativi a difetti strutturali, difformità nelle croste, fessurazioni (veri e propri “buchi” nel prodotto) e la presenza del conservante lisozima, non pericoloso ma non previsto nel Parmigiano Reggiano. L’inchiesta punterebbe l’indice su una presunta frode commerciale, perché lo stringente disciplinare del Parmigiano Reggiano non prevede nella produzione l’utilizzo di quella sostanza naturale.

Sul registro degli indagati ci sono anche tre imprenditori lattiero-caseari: uno di questi è Dante Bigi, fondatore della Nuova Castelli e il maggiore esportatore italiano di Parmigiano Reggiano. Indagati, anche, l’imprenditore fiorentino 46enne Luigi Fici (ex ad di Nuova Castelli) e il collega mantovano 47enne Mario Panazza (della Casearia Gentile ma anche del cda della Casearia Tricolore). I tre imprenditori sono accusati di frode nell’esercizio del commercio e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari.

Il M5S: “Frode del formaggio, la magistratura vada fino in fondo”
“Frode del formaggio, la magistratura deve andare a fondo nell’inchiesta sull’utilizzo di residui antibiotici per lavorare Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Non è accettabile che il buon nome e la qualità e la tipicità del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano vengano messe in discussione da azioni che sarebbero state compiute anche dall’ex presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano Giuseppe Alai (indagato per abuso d’ufficio) e aziende e imprenditori reggiani, mantovani e fiorentini che dovrebbero garantirne invece la massima tutela”.  Così l’eurodeputato M5S Marco Zullo, la parlamentare reggiana M5S Maria Edera Spadoni , insieme ai colleghi di Commissione Agricoltura di Camera e Senato Massimiliano Bernini ed Elena Fattori ed i consiglieri regionali M5S di Emilia Romagna e Lombardia Gian Luca Sassi e Iolanda Nanni,  commentano l’inchiesta partita dalla Procura di Reggio Emilia che vede indagate 27 persone.

“Per garantire la reale qualità del Parmigiano Reggiano così come del Grana Padano è poi necessario che vengano elevati gli standard qualitativi – spiegano eurodeputati, parlamentari e consiglieri regionali emiliani e lombardi del Movimento 5 Stelle – come richiedono anche diverse associazioni ambientaliste da anni come Greenpeace: va modificato il disciplinare per evitare i mangimi OGM nell’alimentazione delle vacche da parmigiano reggiano (ora solo il Parmigiano Reggiano “vacche rosse” è OGM FREE) e grana padano”.

“Il piano proteico nazionale proposto dal Movimento 5 Stelle prevede che la promozione ed incentivazione della produzione di proteine vegetali è indispensabile non solo per limitare l’utilizzo di mangimi arricchiti con farine animali, ma anche al fine di poter disporre di valide alternative per tutti quei consumatori che, contrari agli OGM, molto diffusi nelle fonti proteiche vegetali importate, preferiscono prodotti nazionali garantiti” concludono gli esponenti del Movimento 5 Stelle.

La Pignedoli: “Serve massima chiarezza in tempi rapidi”
La senatrice Pignedoli interviene sulla vicenda e dice: “Se quanto sta emergendo dall’indagine sul Parmigiano Reggiano dovesse risultare vero, sarebbe molto preoccupante, per questo sono fiduciosa che la magistratura arrivi in tempi rapidi al termine dell’inchiesta, affinché venga fatta la massima chiarezza. Oltre alla questione giuridica dei singoli, infatti, il rischio è che oggi venga messo in discussione il valore di un intero settore, fatto di tanti produttori che operano con passione e rigore nel nostro territorio. Io credo siano proprio gli stessi produttori, accompagnati da un sistema di controlli sempre più integrato, a poter essere garanti della distintività del Parmigiano Reggiano, avendo gli strumenti per assicurare al consumatore la sua alta qualità. Sempre più, loro stessi, baluardi della salubrità dell’intera filiera, dalla produzione alla vendita”.