L’appassionato di trading in Italia: mezza età e impiegato

14 febbraio 2017 | 09:49
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L’appassionato di trading in Italia: mezza età e impiegato

Assopopolari ha recentemente fatto un intervento per far comprendere che “In Italia l’educazione finanziaria non decolla”

REGGIO EMILIA – Sarà stata colpa della crisi, oppure un’evoluzione naturale dei servizi di trading sempre più sviluppati ed accessibili a tutti, ma il trading si sta diffondendo anche in Italia a macchia d’olio. Peccato però che la facilità con cui si può entrare virtualmente nei mercati per investire in azioni, bond o derivati sembra dare un’immagine sbagliata delle conseguenze ed implicazioni del trading. Assopopolari ha recentemente fatto un intervento per far comprendere che “In Italia l’educazione finanziaria non decolla. Le conoscenze degli italiani risultano modeste, troppo basso il livello di alfabetizzazione finanziaria con ripercussioni negative su delicate scelte relativamente a investimenti e risparmi, piani pensionistici e assicurativi”.

Qui si fa vivo un problema di una certa importanza, perchè “se non mancano le iniziative a opera di ministeri, scuole, banche e associazioni, manca un coordinamento e un quadro nazionale che definiscano fabbisogni formativi, priorità e criteri di intervento”. In più Assopopolari ha anche aggiunto che “sembrava fatta. Nella discussione sul Salva-risparmio era pronto, con un accordo generale, l’emendamento sull’educazione finanziaria. Ma, purtroppo, sembra che neanche questa volta si riesca a concretizzare alcunché colpa la mancanza di copertura finanziaria. Il governo non avrebbe, infatti, previsto alcuna voce di spesa per investire sull’educazione finanziaria”.

Quindi le proposte non mancano ma alla fine non si arriva ad alcuna conclusione concreta. Eppure un intervento sarebbe quanto mai necessario, perché anche se dall’identikit del traders italiano medio emerge che si tratta per la maggioranza di uomini con un’età superiore ai 50 anni, e lavoro da impiegato, preferibilmente diplomato, spesso non si tratta di persone sufficientemente formate nelle nozioni base necessarie per evitare di scottarsi nell’investimento in borsa. Un problema che sembra riguardare anche, ma in misura minore, il 22% dei traders che ha un livello di istruzione superiore, essendo laureati, e più abituati a cercare un livello di preparazione maggiore anche tramite l’acquisto di corsi dal vivo, che ancora oggi presentano lo svantaggio di essere spesso costosi e non alla portata di tutti.

Al momento non c’è alcuna parità tra uomini e donne: l’82% dei traders è uomo, e solo il rimanente 18% è rappresentato da una platea di donne.