Dj Fabo è morto in Svizzera: “Qui senza l’aiuto dello Stato”

27 febbraio 2017 | 14:48
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Dj Fabo è morto in Svizzera: “Qui senza l’aiuto dello Stato”

Al suo fianco, la madre, la fidanzata e gli amici. Marco Cappato: “Ha scelto di andarsene rispettando le regole, di un paese che non e’ il suo. Fabo è libero, la politica ha perso”. Stamani l’ultimo audio di Fabiano: “Vado via da un inferno di dolore”

REGGIO EMILIA – “Dj Fabo e’ morto alle 11,40, ha scelto di andarsene rispettando le regole, di un paese che non e’ il suo”. A dare la notizia è Marco Cappato sul suo profilo Facebook. Nella struttura svizzera dove Fabiano è morto – la clinica Dignitas di Forck – ci sono la mamma, la fidanzata e alcuni amici.

Fabiano Antoniano, questo il nome del 39enne tetraplegico e cieco dall’estate 2014 in seguito ad un grave incidente stradale, aveva chiesto al tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni di accompagnarlo in Svizzera, in una clinica specializzata.

“Fabo è libero – affermano Marco Cappato e Filomena Gallo della Associazione Luca Coscioni – è la politica ha perso. L’esilio della morte è una condanna incivile. Compito dello Stato è assistere i cittadini, non costringerli a rifugiarsi in soluzioni illegali per affrontare una disperazione data dall’impossibilità di decidere della propria vita morte. Chiediamo che il Parlamento affronti la questione del fine vita per ridurre le conseguenze devastanti che questo vuoto normativo ha sulla pelle della gente”.

“Sono finalmente arrivato in Svizzera – aveva detto stamani Fabiano nel suo ultimo audio – e ci sono arrivato purtroppo con le mie forze e non con l’aiuto dello Stato. Grazie a Marco Cappato per avermi sollevato da un inferno fatto di dolore”.  Con Fabo c’è Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni.

“Grazie a te Fabo”, è la risposta di Marco Cappato, che ora – secondo Filomena Gallo, segretario dell’associazione Coscioni – rischia fino a 12 anni di carcere. Gallo ha ricordato come molti malati siano “costretti ad emigrare per ottenere l’eutanasia e ciò è discriminatorio anche per i costi che ciò richiede, fino a 10mila euro”.

Fabiano Antoniani aveva 39 anni ed era tetraplegico e cieco dall’estate 2014 in seguito ad un grave incidente stradale. L’Associazione Coscioni era già in precedenza intervenuta in casi simili, e quello di Antoniani è il sesto di cui si ha notizia. Cappato aveva annunciato di aver accettato di aiutare Fabo ricevendo subito centinaia di commenti e condivisioni.

Tanti messaggi per DJ Fabio, anche sul suo profilo social, di saluto, affetto, commozione, tristezza, “auguri di buon viaggio”. Ma anche critiche allo “Stato sordo”. A questi si sono aggiunti però anche gli appelli come quelli di Dj Aniceto, “per favore vivi”, e di Matteo Nassigh, 19 anni, disabile gravissimo dalla nascita, pubblicato stamani sull’Avvenire: “Non chiedere di morire, noi non possiamo correre ma siamo pensiero, e il pensiero migliora il mondo”.

Il dibattito sulle norme in materia di eutanasia è stato avviato in Parlamento per la prima volta nel marzo 2013 e attualmente vi sono sei proposte di legge (una di iniziativa popolare presentata proprio dalla Coscioni) che dovrebbero confluire in un unico testo di legge, ma è tutto fermo da un anno. Va invece un po’ più spedito il ddl sul Biotestamento, ma è stato proprio il terzo rinvio all’approdo in Aula alla Camera a determinare l’appello di due giorni fa di DJ Fabo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per “sbloccare lo Stato di impasse voluto dai parlamentari”. Da parte del Quirinale, però, finora non sono arrivati commenti.

In un video-appello del mese scorso “Fabo per vivere #LiberiFinoAllaFine”, Antoniani, che si era rivolto all’Associazione Luca Coscioni per arrivare “al cuore della politica”, spiegava di “non essere depresso e di mantenere tutt’ora il senso dell’ironia”, ma di sentirsi umiliato dalle proprie condizioni: “immobile e al buio, considera la propria condizione insopportabile, consapevole che potrebbe durare per decenni”.

Nella confederazione elvetica organizzazioni quali Exit et Dignitas forniscono un’assistenza al suicidio nel quadro previsto da un articolo del Codice penale in virtù del quale l’assistenza al suicidio non è punibile se non vi sono “motivi egoistici”.

Beppino Englaro, padre di Eluana e protagonista di una lunga battaglia per il diritto all’autodeterminazione anche per chi non è più in grado di esprimere la sua volontà, sostiene che “L’eutanasia è una questione che tutte le nazioni civili devono affrontare, con la quale prima o poi ogni paese deve fare i conti e anche il nostro Parlamento deve dare delle risposte”. Alberto Gambino, giurista cattolico e presidente dell’associazione Scienza & Vita, vicina alla Cei, dal canto suo ha però invitato a distinguere tra la vicenda di DJ Fabo, “che merita pietà” e “lascia senza parole”, e la proposta di legge sul biotestamento in discussione in Parlamento: “è strumentale fare come i Radicali, che legano le due cose per chiedere l’approvazione veloce della legge in Italia”.