Decapitazioni in scena, a Reggio il “Ratto dal Serraglio” che evoca l’Isis

4 febbraio 2017 | 17:47
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Decapitazioni in scena, a Reggio il “Ratto dal Serraglio” che evoca l’Isis

Al Valli venerdì e domenica l’opera di Mozart per la regia di Martin Kusej. Sul palco la bandiera dello stato islamico. A Bologna la prima con misure di sicurezza straordinarie

REGGIO EMILIA – Non sarà un “Ratto dal Serraglio” qualsiasi quello che verrà messo in scena venerdì prossimo al Valli alle 20.30 e domenica alle 15.30. La versione del regista austro-sloveno Martin Kusej, nome di primissimo piano nel panorama teatrale mondiale (é stato direttore artistico al Festival di Salisburgo tra il 2004 e il 2006), si prende più di una libertá rispetto al capolavoro mozartiano, andato in scena per la prima volta il 16 luglio 1782 a Vienna sotto la direzione dello stesso Mozart e con la celebre soprano Katherina Cavalieri nei panni di Costanza, quando il genio salisburghese aveva 26 anni.

Per ambientare il Singspiel in un periodo sospeso tra il 1920 e i giorni nostri, il regista ha modificato il libretto originario (ad esempio Petrillo chiama i giannizzeri del Pasciá “jihadisti”) e sulla scena sventolano le lugubri bandiere nere dell’Isis. Ma soprattutto il finale viene stravolto ed é tragico: i protagonisti vengono decapitati e le loro teste rotolano sul palco davanti al Califfo-Pasciá. Già rappresentata nei giorni scorsi, con la direzione musicale del danese Nikolaj Znaider, al Teatro Comunale di Bologna, che ha coprodotto l’opera in lingua tedesca insieme al Festival di Aix-en-Provence, “Il Ratto dal Serraglio” é andato in scena nella cittá felsinea tra imponenti misure di sicurezza.

Kusej ha difeso a spada tratta le licenze poetiche che si é preso, ma c’é da dire che la minaccia islamista-ottomana in Europa 235 anni fa era molto più insidiosa di oggi, con i Turchi che, dopo avere occupato gran parte dei Balcani, minacciavano da vicino la stessa Vienna. Il che non impedì a Mozart e al librettista Gottlieb Stephanie di scrivere un’opera in cui il cristiano Pedrillo e il musulmano Osmin bevono allegramente insieme vino rosso alla faccia di Maometto, e al Pasciá Selim di non prendere con la violenza la bella Costanza che rifiuta di concedersi a lui. E forse è proprio il tono sempre gioioso, giocoso e anarcoide di Mozart a rischiare di rimanere vittima della lettura disinvolta di Kusej.