Referendum, una campagna che ha lasciato solo macerie

3 dicembre 2016 | 08:58
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Referendum, una campagna che ha lasciato solo macerie

Che vinca il sì o il no, bisogna che da lunedì tutti si rimbocchino le maniche per ricucire gli ampi strappi che il dibattito referendario ha prodotto nel nostro tessuto sociale e politico

REGGIO EMILIA – Questo giornale ha scelto, di proposito, di parlare poco del referendum. Questo perché crediamo che oggi le priorità di questo Paese siano altre e che questa riforma costituzionale, peraltro criticata e osteggiata da molti, non risolverà i problemi che attanagliano l’Italia.

Al termine di una campagna referendaria rabbiosa e astiosa, che ha fatto uscire la parte peggiore di questo Paese e ha lasciato solo macerie, ci sentiamo tuttavia di dire una cosa. Che vinca il sì o il no, bisogna che da lunedì tutti si rimbocchino le maniche per ricucire gli ampi strappi che il dibattito referendario ha prodotto nel nostro tessuto sociale e politico.

La vittoria del sì potrebbe portare Renzi a una resa dei conti all’interno del Pd per schiacciare definitivamente la minoranza. E sarebbe un errore mortale, perché indebolirebbe ancora di più il principale partito della maggioranza. La vittoria del no potrebbe accelerare anch’essa la resa dei conti dentro al partito, perché Renzi resterebbe segretario, ma sicuramente verrebbe duramente contestato.

Dall’altra parte, sia che vinca il no, sia che vinca il sì, prevarranno sempre di più le forze più populiste, ovvero la Lega di Salvini e il Movimento 5 stelle di Grillo. Il Pd di Renzi dunque, qualunque sia l’esito referendario, dovrebbe iniziare da lunedì a ricostruire il Partito Democratico che è stato devastato da questa competizione elettorale e, magari, anche a ricucire un rapporto con le altre forze di sinistra in questo Paese. Altrimenti il rischio di venire travolti dai populismi alle prossime elezioni diventerà molto concreto.