Cittadinanza a Ocalan, una scelta avventata

20 dicembre 2016 | 15:07
Share0
Cittadinanza a Ocalan, una scelta avventata

La figura del leader curdo è stata impropriamente accostata a quella di Gandhi e Martin Luther King. Meglio sarebbe stato dare la cittadinanza ai deputati dell’Hdp perseguitati o a una figura come Leyla Zana

REGGIO EMILIA – Il conferimento della cittadinanza onoraria a Abdullah Ocalan rappresenta un’iniziativa avventata da parte della maggioranza in Sala del Tricolore. La figura del leader curdo è stata impropriamente accostata, ieri, a quelle di personaggi che hanno segnato la storia mondiale con le loro idee. Si legge, testuale, nelle motivazioni, che la cittadinanza gli è stata conferita “per aver fatto propri i valori nonviolenti che personalità come Mahatma Gandhi, Martin Luther King Jr e Nelson Mandela hanno donato all’umanità”.

Ora bisogna considerare che queste personalità, a parte Mandela, non hanno mai praticato o autorizzato la violenza. Il leader sudafricano lo ha fatto, ma in forme sicuramente non paragonabili ad Ocalan. Quest’ultimo oggi è giunto a una sorta di pacifismo, è vero, ma è stato per decenni leader di un’organizzazione, il Pkk, tuttora considerata terroristica da Europa, Usa e Nato, coinvolta in una guerra civile che ha provocato circa 40mila morti negli ultimi decenni.

Mettere a confronto il seppur pentito Ocalan con questi campioni della non violenza è assolutamente arbitrario e anche un po’ surreale. Chi scrive ha in simpatia il popolo curdo e la sua lotta. Ha viaggiato nel Kurdistan turco ed iracheno e ha conosciuto guerriglieri e politici dell’Hdp, ma non è certo dando la cittadinanza a una figura controversa come quella di Ocalan che si aiuta la causa del popolo curdo.

Il consiglio comunale di Reggio, se fosse stato più accorto, avrebbe dovuto dare la cittadinanza ai deputati dell’Hdp (il partito curdo) che quotidianamente subiscono arresti e limitazioni dei loro diritti da parte del governo turco. Si tratta di persone non violente che perseguono una strada democratica alla soluzione curda. In particolare c’è una figura di donna, straordinaria, che meriterebbe un riconoscimento del genere.

E’ Leyla Zana, premio Sakharov al parlamento europeo nel 1995, prima donna curda a sedere al parlamento turco nel 1991 (celebre fu il suo discorso, in curdo, di fronte all’assemblea, lingua tuttora vietata in quel Paese, ndr). La Zana è stata poi condannata a dieci anni di prigione per le sue idee. Poi è uscita e ora, di nuovo deputata dell’Hdp, è finita di nuovo in prigione nell’ultima ondata di arresti.

Certo la cittadinanza ad Ocalan fa più rumore e dà più visibilità, ma non è la strada giusta da percorrere a nostro parere. Questo senza nulla togliere ad Abdullah Ocalan, alla sua lotta e al popolo curdo che merita di godere di una sua autonomia non solo in Turchia, ma anche in Siria, Iraq e Iran.