Referendum, Castagnetti: “Riforma che modernizza Paese”

11 novembre 2016 | 11:06
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Referendum, Castagnetti: “Riforma che modernizza Paese”

L’ex deputato del Pd: “Chi vota no lo fa per motivi politici. Se Renzi perde, a mio parere, si deve dimettere, ma state attenti perché, dopo di lui, non arriverà un altro leader di sinistra”

REGGIO EMILIA – “E’ una riforma che modernizza il Paese. Chi vota no lo fa per motivi politici. Se Renzi perde, a mio parere, si deve dimettere, ma state attenti perché, dopo di lui, non arriverà un altro leader di sinistra”. L’ex deputato reggiano del Pd, Pierluigi Castagnetti, parlamentare di lungo corso, una delle maggiori intelligenze politiche del mondo cattolico di sinistra, si è speso molto per il sì in questi ultimi mesi. Questa sera alle 18, alla Camera del lavoro di via Roma, parteciperà ad un dibattito sulle ragioni del sì e del no al referendum del 4 dicembre con il deputato di Sinistra Italiana, Alfredo D’Attorre. Reggio Sera, prima del dibattito, lo ha messo a confronto con D’Attore che è schierato per il no (leggi qui).

Castagnetti, lei è favorevole alla riforma costituzionale. Perché?
Perché è una riforma che cerca di realizzare ciò che non è stato possibile fare, soprattutto negli ultimi 35 anni, per vari motivi e, in primis, per la contrarietà dei senatori. Questa è la prima volta in 70 anni che si riesce ad avere un testo di riforme, approvato anche dai senatori, che hanno dimostrato un grande distacco nei confronti di questo tema. E’ cambiato il mondo ed è del tutto evidente che la Costituzione più bella di tutte è tale e intoccabile solo nella prima parte, mentre la seconda, quella che riguarda l’organizzazione dello Stato, può essere modificabile.

Perché i detrattori della riforma sostengono che, in realtà, non supera il bicameralismo?
Non introduce il monocameralismo, perché non c’erano le condizioni parlamentari per farlo. Questa legislatura nasce con determinati numeri in Parlamento. Si è fatto quello che si poteva dato che non c’era una maggioranza. Supera il bicameralismo paritario e introduce un bicameralismo dove la seconda Camera è espressione dei territori e delle realtà locali.

Non pensa che il combinato fra riforma costituzionale e legge elettorale consegni troppi poteri al futuro premier?
Il combinato disposto è superato perché una parte delle forze politiche di minoranza ha dichiarato la disponibilità a dialogare su questo (l’accordo con Cuperlo, ndr). Quindi se vincerà il sì, il 4 dicembre sarà superato anche l’Italicum che verrà modificato. E quell’accordo non è solo un foglietto che non conta nulla, perché è stato firmato da due capigruppo e dal presidente del partito.

I fautori del sì dicono che questa riforma velocizzerà e modernizzerà il Paese
E’ così, i cittadini vogliono decidere in rete oggi e non possiamo continuare con la stessa organizzazione della rappresentanza che abbiamo adesso. La verità è che le ragioni del no non sono relative al merito della riforma, perché sono tutte politiche ed interne al sistema. Il punto è che non si sa come battere Renzi e quindi i fautori del no, se fossero sinceri, ammetterebbero che questo è un voto a favore o contro il premier.

Veramente, però, è stato lo stesso Renzi a dire che, se avesse vinto il no, si sarebbe dimesso. Cosa dovrebbe fare nel caso di vittoria dei no secondo lei?
E’ ovvio, a mio parere, che si deve dimettere. La politica non può traccheggiare su queste cose, sopratutto quando chi ha promosso il no lo ha fatto proprio per questa ragione.

Crede che l’esito delle elezioni Usa possa in qualche modo influenzare il referendum del 4 dicembre? Pensa che ci possa essere una correlazione fra quello che accaduto negli Stati Uniti con la sconfitta della Clinton e quello che potrebbe accadere in Italia?
Non ci sarà, a mio modo di vedere, un effetto di trascinamento, ma sicuramente c’è una manifestazione di uno stato d’animo che, purtroppo, non è più mediato dalla politica e che porta a determinati fenomeni. Sono appena stato in Friuli e c’è chi vota no perché non vuole gli immigrati, mentre a Bari le professoresse contestano l’uso dei cinquecento euro per l’aggiornamento. Sono due esempi. Voglio dire che ognuno ha un suo motivo particolare per votare no. Prima la politica serviva per allargare gli orizzonti, ma oggi uno è prigioniero del suo particolare e il no diventa il contenitore della protesta che raccoglie le mille ragioni individuali. La politica deve fare i conti con una realtà che non è più mediata dai grandi partiti e dalle grandi ideologie. Chi rappresenta il no si illude che la vittoria possa cambiare questo stato di cose che, invece, potrebbe manifestarsi anche qui e spero che non sia vincente.

Eppure la crisi che sta attanagliando il ceto medio è reale. E purtroppo, al momento, i leader non offrono grandi soluzioni a questo. Non crede?
E’ un problema che non riguarda solo l’Italia. Io penso che, in questa Europa che si sta disfacendo, ci siano solo due leader che ragionano in termini di sovranità condivisa: Renzi e la Merkel. Sono gli unici due capi di governo, per esempio, ad affrontare seriamente in solitudine il tema dei migranti. Attenzione però, perché, se vince il no, dopo Renzi non arriverà un altro leader di sinistra.