Truffa da tre miliardi di euro, due reggiani indagati

11 ottobre 2016 | 15:41
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Truffa da tre miliardi di euro, due reggiani indagati

Per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e continuata. Avrebbero raggirate 70 imprese insieme ad altri dodici inquisiti. Sei gli arrestati. La banda sarebbe stata capeggiata dal faccendiere parmigiano Aldo Pietro Ferrari

REGGIO EMILIA – Scoperta una maxi truffa finanziaria da tre miliardi di euro, da parte di un’associazione criminale che proponeva falsi finanziamenti ad imprenditori in difficolta’. Sei gli arresti, eseguiti oggi, e 14 le persone appartenenti all’associazione a delinquere (fra cui due reggiani, ad Albinea e a Reggio) contestata, che sarebbe stata capeggiata dal noto faccendiere parmigiano Aldo Pietro Ferrari, gia’ coinvolto in precedenti vicende giudiziarie.

In tutto, si contano almeno 70 imprenditori truffati, alcuni dei quali sono poi falliti. Sono questi i tratti salienti dell’operazione “Re Mida”, portata avanti dalla Guardia di finanza di Parma dopo oltre due anni di indagini della Procura locale. L’operazione, scattata all’alba di questa mattina, ha visto impegnati, oltre agli uomini del nucleo di Polizia tributaria di Parma, anche le Fiamme gialle di Forli-Cesena, Bolzano, La Spezia, Lodi, Frosinone, Siracusa e Palermo, che nelle ultime ore stavano ancora eseguendo gli ordini di custodia cautelare in carcere e i provvedimenti di arresto domiciliari nei confronti dei presunti affiliati.

Grazie in particolare a pedinamenti e all’analisi di centinaia di contratti, nonche’ ai numerosi riscontri sulle banche dati a disposizione, i finanzieri hanno potuto ricostruire un articolato sistema di truffa a danno di decine di imprenditori italiani ed esteri, spesso in stato di difficolta’, che per ottenere finanziamenti si erano rivolti a una societa’ neozelandese ribattezzata “International world investment loans” (Iwil).
Quest’ultima, dipinta come ente di intermediazione finanziaria, era in realta’ una societa’ fantasma, sebbene, come emerso dalla documentazione sequestrata e dalla pubblicita’ in rete, vantasse sedi in Nuova Zelanda, Usa (Delaware), Israele, Giappone, Singapore e Grecia.

Dietro la fantomatica Iwil, insomma, secondo gli inquirenti si celava un’organizzazione che fingeva di operare alla luce del sole utilizzando immobili di pregio affittati nella citta’ di Parma, “cosi’ da apparire come un normale operatore nel settore finanziario”, riportano oggi le Fiamme gialle. La truffa, secondo la ricostruzione della Guardia di finanza, veniva perpetrata proponendo contratti di finanziamento a tassi agevolati, senza le necessarie misure di garanzia e con la sottoscrizione di un fittizio contratto di investimento (che addirittura serviva ad abbattere i costi dell’operazione).

Dopo la sottoscrizione, veniva richiesto il versamento di una somma di denaro a titolo di spese per l’istruzione della pratica, a fronte del quale seguiva l’emissione di una fattura fiscale. “Alla fine di tale messinscena, non un solo euro di finanziamento e’ stato erogato”, traducono le Fiamme gialle. Sono state vittime del raggiro non meno di 70 titolari di aziende e che alcuni di loro, in gravi difficolta’ economiche, hanno successivamente dichiarato il fallimento. I militari hanno calcolato che il totale dei finti finanziamenti sottoscritti negli ultimi due anni ammontava appunto a non meno di tre miliardi, e che con questo sistema l’organizzazione ha generato illeciti introiti per oltre due milioni.

Cosi’, il gip di Parma Alessandro Conti ha disposto l’emissione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere e di quattro provvedimenti di arresti domiciliari, oltre che il sequestro della sede della Iwil e l’inibizione dell’accesso e l’oscuramento delle pagine web illecitamente utilizzate. I 14 indagati dovranno ora rispondere del reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e continuata.