Sesso a pagamento di fianco alla sede della Municipale

3 ottobre 2016 | 13:36
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Sesso a pagamento di fianco alla sede della Municipale

Le Iene mostrano un servizio in cui si vede che nel Guidobaldo, un club privato a venti metri dalla sede dei vigili, ci si accorda per consumare prestazioni sessuali. La dirigente: “Noi non sapevamo nulla”

REGGIO EMILIA – Nel palazzo delle sede della Polizia Municipale di Reggio Emilia da un ingresso, di giorno, si entra e si pagano le multe mentre di sera, da una porta differente, si entra e si pagherebbero prestazioni sessuali. E’ quello che si evince da un servizio de Le Iene, firmato da Veronica Ruggeri, che sono andate nel “Guidobaldo”, un circolo privato proprio a venti metri dall’ingresso della polizia municipale in via Brigata Reggio.

Lì l’inviato delle Iene, andato in avanscoperta prima del servizio della Ruggeri, fingendosi un cliente, avrebbe scoperto che le donne, che sarebbero tutte socie del locale, secondo quanto ha detto un gestore al giornalista, si prostituirebbero e si terrebbero i guadagni delle prestazioni sessuali. Le stesse “socie” hanno confermato questa versione all’inviato delle Iene.

Un signore accoglie l’inviato all’ingresso del club e gli diche che bisogna fare la tessera. Il giornalista entra e le immagini mostrano donne mezze svestite. Una di queste dice con franchezza all’inviato che chiede cosa vengono a fare gli uomini lì: “Vengono per sc…”. Il gestore spiega al giornalista le regole del club e gli dice che ragazze sono socie e hanno la loro tessera. Aggiunge anche che non hanno un contratto con il club e che gli iscritti, se vogliono, possono fare sesso fra loro.

Dice l’uomo all’inviato: “Paghi il tempo che stai con la ragazza e la consumazione. Ogni venti minuti, sono trenta euro”. E aggiunge: “Sono vent’anni che c’è questo circolo. Ci conoscono e chiudono un occhio perché sanno che siamo brava gente”.

Guarda il servizio delle Iene

La Ruggeri prende in giro i reggiani e dice: “Sono veramente avanti qui a Reggio Emilia”. Poi si vede l’inviato che chiede a una ragazza come funziona. E lei, serafica: “Devi guardare e poi scegli. Un pom… sono cinquanta euro e una tromb… 70-80 euro”. I soldi sono loro, secondo quanto apprende l’inviato che, di fatto, sono libere professioniste. Peccato che non vengano tassati.

A quel punto la Ruggeri entra nella sede della polizia municipale e dice a una dirigente: “Siete veramente avanti qui a Reggio Emilia”. Lei cade dalle nuvole e risponde: “In che senso?”. Ribatte la giornalista: “Nel senso che qui, di fianco a voi, c’è un bordello”. E la dirigente attonita: “In che senso, scusi?”. Scorre immagine dell’inviato che chiede quanto costa una prestazione a una delle donne che lo frequentano.

La dirigente dice: “Guardi, io non sono in grado di rispondere alle sue domande”. Arriva un’agente della Municipale che cerca di salvare la situazione e sostiene: “Guardi che quello è un circolo privato e non mi risulta che avvengano prestazioni a pagamento”. La giornalista, iena di nome e di fatto, le fa: “Ah, dunque non sapevate nulla. Pensavo foste avanti e invece…Ma allora servono dei controlli dell’Ausl e bisogna che si verifichi se vengono pagate le tasse”.

La vicenda giudiziaria
Al di là dell’aspetto boccaccesco della vicenda, bisogna dire che sono anni che esiste un locale di quel tipo in via Brigata Reggio. Prima si chiamava Giano Bifronte e poi Bugie di Sara, ma l’attività svolta era sempre la stessa. Il gestore del Giano Bifronte, lo stesso che gestisce il Guidobaldo, è sotto processo dal 2011 per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Il processo, e questo la dice lunga sul sistema giudiziario italiano, è in corso dal cinque anni e siamo ancora al primo grado.

Oltre al “Giano Bifronte” erano finiti nel mirino degli investigatori il “Cenerentola” di via Pansa entrambi a Reggio Emilia e del “Night Guy’s Philippine Basket Asd” di Castelnovo Sotto. Secondo l’accusa, una brasiliana 53enne residente a Casina Nelma Maria Albmeida De Costa, detta Adriana, si sarebbe occupata di trovare le ragazze in Brasile. Le avrebbe comprato il biglietto aereo, si sarebbe occupata dell’alloggio e poi le avrebbe fatte venire a lavorare in questi locali notturni. Lavoro però che non si sarebbe limitato solo nell’intrattenimento dei clienti dei vari locali notturni, ma anche in vere e proprie prestazioni sessuali a pagamento. Percependo, sostiene l’accusa, denaro da quella attività di prostituzione direttamente dai gestori del circoli.

A processo Guido Beretti 70enne residente a Reggio al tempo titolare del “Giano Bifronte”, Raffaele Diana 60enne originario del Casertano residente in città e all’epoca dei fatti titolare del “Cenerentola” e i filippini Joseph Salva 55 anni e Jocelyn Salva 61 anni residenti a Castelnovo Sotto e titolari del circolo “Nigh Guy’s”.