Correggio, En.Cor: cronaca di un disastro annunciato

26 ottobre 2016 | 09:44
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Correggio, En.Cor: cronaca di un disastro annunciato

L’articolo scritto da Mauro Degola e Lorenzo Sicomori sul mensile correggese Primo Piano ripercorre tutte le tappe della vicenda

CORREGGIO (Reggio Emilia)Riepiloghiamo qui la storia della vicenda En.Cor pubblicando un articolo scritto da Mauro Degola e Lorenzo Sicomori sul mensile correggese Primo Piano.

“A fronte di finanziamenti europei e di agevolazioni nazionali sulle fonti rinnovabili di energia, il Comune di Correggio dieci anni fa progetta un sistema di produzione di energia termica e di energia elettrica attraverso differenti fonti rinnovabili, per alimentare una rete di teleriscaldamento. Si tratta di dislocare sul territorio comunale alcune piccole centrali di cogenerazione, e di posare un’estesa rete di tubi per la distribuzione del calore, garantendo ai cittadini e alle imprese energia pulita a prezzi inferiori di quelli attuali. Tutte le forze politiche sono d’accordo. Dopo alcune missioni in Italia e all’estero il Comune sceglie l’utilizzo delle tecnologie fotovoltaiche, di quelle di gassificazione dei cascami legnosi e di quelle ad impianti ad olio. Quest’ultima produzione, con turbine alimentate dalla combustione di oli da semi vegetali, è quella che dovrà garantire la maggiore quantità di calore. Gli imprenditori privati invece si stanno orientando verso la tecnologia delle biomasse, che ottiene metano dalla fermentazione dei rifiuti vegetali.

La società En.Cor viene costituita nel 2007 con 200mila euro di capitale, detenuto interamente dal Comune di Correggio e con un finanziamento regionale a fondo perduto di 1,1 milioni di euro. Per poter giustificare una partecipazione totalitaria, il Comune deve vincolare la società a servire prioritariamente i bisogni delle strutture del comune stesso. Nel febbraio 2007 il Consiglio Comunale approva il piano industriale della società e autorizza il sindaco, perché la società ottenga credito, a concedere a favore di En.Cor lettere di patronage “deboli’, cioè non assimilabili a vere e proprie fidejussioni. Ma nel novembre 2010, a fronte di inderogabili necessità di ulteriori finanziamenti, il Consiglio non fa più riferimento a tale limite e demanda semplicemente alla giunta la valutazione degli schemi di contratto.

Nel dicembre 2009, alla presenza del presidente della Regione Vasco Errani, viene inaugurata la sede e il primo dei 4 stabilimenti di cogenerazione previsti, con un consenso politico generale. Viene illustrato il piano di teleriscaldamento (che non verrà poi mai avviato). La fase di sperimentazione si prolunga infatti nel tempo per ragioni tecniche. Mentre la produzione di energia elettrica attraverso il fotovoltaico non crea problemi (ma è una quantità marginale), la gassificazione presenta ancora troppi aspetti tecnici da risolvere e non parte nemmeno, lasciando inutilizzati i costosi impianti acquistati e i terreni reperiti per gli stoccaggi.

Nel frattempo il prezzo degli oli vegetali sul mercato è sensibilmente aumentato e mette fuori mercato tutta l’operazione. Del resto è l’intero mercato delle fonti energetiche ad essere per sua natura instabile. Così, alla ricerca di ingenti quantità di semi necessari a produrre direttamente olio, vengono presi in concessione dei terreni in Senegal ed altri vengono cercati anche altrove. In attesa di navi che non arriveranno mai, si stipulano contratti d’importazione di olio vegetale dalla Romania. Gli acconti pagati per siglare questi “affari” vengono perduti senza alcuna contropartita.

Infine, per ottenere una produttività accettabile, si procede all’acquisto in Cecoslovacchia di mega turbine navali, che restano imballate sul piazzale della centrale En.Cor a Correggio perché le loro emissioni superano i nuovi limiti di legge. Intanto la società mantiene occupati 6 addetti per una produzione di energia lontana dai parametri del piano industriale. Nel frattempo tutti gli investimenti e l’attività di En.Cor, guidata dall’amministratore unico Luciano Pellegrini che è anche il direttore del Comune, devono essere finanziati a debito.

Per questo tra gli anni 2007 e 2010 il Comune di Correggio rilascia a favore di En.Cor 7 lettere di patronage (per 15 milioni € verso Banca Nazionale del Lavoro (BNL), per 12 milioni € verso Sanfelice Banca Popolare, per 9,6 milioni € verso Banco Popolare).
Di queste lettere di patronage, le iniziali, per 6,5 milioni €, non rappresentano una vera garanzia e sono a firma del sindaco. Ma successivamente, per erogare altri 31,1 milioni €, le banche pretendono l’impegno esplicito del Comune a dotare, se necessario, En.Cor dei capitali per renderla solvibile o comunque a garantire il rimborso dei prestiti. Tra queste lettere fortemente impegnative, a firma del Direttore del Comune e approvate dalla Giunta, ci sono anche quelle stipulate nel 2009 in contrasto quindi col vincolo che aveva posto il Consiglio Comunale.

La legge 135 del 2012, al fine di impedire il dissesto di comuni troppo indebitati, prevede, per enti di dimensioni limitate che detengano partecipazioni di controllo in società commerciali in perdita da tre anni, l’obbligo alla vendita delle quote di dette società o alla loro liquidazione entro il 30 settembre 2013. La società En.Cor aveva chiuso gli esercizi dal 2008 al 2011 con una perdita reale d’esercizio stimata di oltre 3 milioni di euro, secondo i dati della perizia del febbraio 2013, commissionata a dei consulenti, i quali concludono invitando il Consiglio Comunale a vendere o liquidare la società.

In seguito a questa relazione si dimette un membro del collegio sindacale del Comune e scoppia la polemica anche sulle pagine di Primo Piano per l’insufficiente trasparenza che ha caratterizzato tutta la vicenda di En.Cor, denunciata dagli stessi consiglieri comunali di maggioranza. Si costituisce il comitato “Via la nebbia”, che negli anni a seguire continuerà a chiedere chiarezza su tutta la questione En.Cor. Ad agosto l’amministratore Pellegrini si dimette da direttore del Comune, seguito a novembre del 2013 dal sindaco Marzio Iotti, che si dimette dopo il voto di sfiducia in Consiglio Comunale da parte dello stesso gruppo del PD a cui appartiene.

Il Comune viene commissariato: Adriana Cogode, viceprefetto vicario di Reggio Emilia, ne assume la guida che lascerà dopo sei mesi a Ilenia Malavasi, eletta sindaco di Correggio il 9 giugno 2014. Intanto nel maggio 2013 il Comune di Correggio con pubblico avviso aveva sollecitato la presentazione di manifestazioni di interesse da parte di acquirenti privati della società. Nel giugno 2013 la finanziaria AMTrade con sede a Zurigo, e costituita da pochi mesi, acquista le azioni di En.Cor, risultando l’unica ad avere risposto al bando (dopo che Iren si era rifiutata). La finanziaria dichiara di avere un capitale di circa 100 milioni di euro e si impegna a realizzare 125 milioni di euro di investimenti in 4 anni per portare avanti il piano industriale di En.Cor.

In realtà il capitale versato è di soli 800.000 euro e la finanziaria fallisce pochi mesi dopo.  A seguire viene dichiarato il fallimento della sua controllata En.Cor, ormai inattiva. Infine, gli istituti di credito chiedono al Comune di Correggio il mantenimento degli impegni economici sottoscritti con le lettere di patronage e che gli istituti bancari non avevano accettato che venissero ceduti nel passaggio di proprietà ad AMTrade.
Così, il tribunale civile in una delle sentenze di primo grado che condannano il Comune di Correggio ad ottemperare agli impegni verso gli istituti di credito, dichiara: “L’amministrazione pubblica non doveva avviare un’attività economica sproporzionata in un settore ad alto rischio e che necessita di ingenti capitali”.

A seguito di queste prime sentenze, il Comune di Correggio è chiamato a risarcire Banca San Felice di 10.816.551 € (oltre alle spese legali) e 4.006.928 € (oltre interessi e spese legali) a Banco Popolare. Rimane ancora in attesa di sentenza il contenzioso con BNL, per il quale si dovrebbero avere notizie negli ultimi mesi dell’anno o per l’inizio del 2017”.