Maxi frode alle Poste: due arresti a Reggio Emilia

15 settembre 2016 | 10:51
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Maxi frode alle Poste: due arresti a Reggio Emilia

Rubati centinaia di migliaia di euro da libretti e conti: l’organizzazione si serviva di funzionari corrotti

REGGIO EMILIA – Due reggiani, un calabrese di 69 anni e suo figlio di 45 anni, sono finite ai domiciliari all’interno di un’operazione condotta dalla polizia postale, coordinata dalla procura di Bologna in cui sono state raggiunte da misura di custodia cautelare (tre in carcere e quattro ai domiciliari) altre cinque persone. In tutto 500mila euro sottratti ad almeno 15 risparmiatori e 300mila euro di prelievi illeciti bloccati.

In particolare i due reggiani sfruttando le informazioni dei consulenti, monetizzavano le somme illecitamente sottratte attraverso una rete di complici sul territorio.

L’operazione si snoda tra Emilia Romagna e Lazio: gli indagati dovranno rispondere di riciclaggio, frode informatica e falso documentale. La frode funzionava così: un 42enne romano, pregiudicato, reclutava i funzionari infedeli; altri due pregiudicati anch’essi romani, di 50 e 63 anni, eseguivano materialmente la frode. Le indagini, coordinate dalla Procura di Bologna, sono partite dal fermo, a settembre del 2014, di un 50enne bolognese incensurato, accusato di riciclaggio di denaro provento di frodi ai danni di di titolari di libretti o conti correnti.

La ricostruzione dei movimenti finanziari dell’indagato ha consentito in seguito agli investigatori di fare luce su un complesso sistema di frodi ai danni di correntisti. Seguiva poi “l’apertura di un rapporto finanziario ‘clone in un altro ufficio postale”, ovviamente “in un luogo diverso da quello del cliente frodato, dove era presente un funzionario complice, che effettuava le operazioni di estinzione del rapporto e trasferimento dei fondi sul nuovo libretto aperto”. Il denaro veniva riciclato attraverso l’emissione di vaglia postali o prelievi compiuti sul territorio nazionale dai complici del cinquantenne bolognese arrestato in flagranza nel 2014.

“Fondamentale è stata la collaborazione dell’Ufficio Fraud Management di Poste Italiane – si legge in una nosta della Polizia Postale – grazie al quale è stato possibile setacciare la movimentazione di denaro legata alle attività del Gruppo ed acquisire prove inequivocabili in merito al coinvolgimento dei due dipendenti infedeli, all’interno dei due Uffici postali interessati di Formigine e di Fonte Nuova, e dei rispettivi collaboratori”.

Il “trio”, sfruttando la complicità di due consulenti finanziari di Uffici Postali, provvedevano a monetizzare le somme sottratte attraverso una rete di altri conniventi sul territorio.

I ruoli all’interno dell’organizzazione erano ben definiti. Il modus operandi dellorganizzazione risultava particolarmente sofisticato e si differenziava a seconda del tipo di prodotto oggetto di interesse (libretti di deposito, buoni postali fruttiferi, emissione di assegni clonati). Decisiva l’azione di un paio di funzionari postali “infedeli” degli uffici di Formigine e Fontenuova di Roma, che con la promessa di un compenso accedevano ai sistemi informatici delle Poste per individuare i rapporti dei clienti più facoltosi. Poste Italiane, nel corso delle verifiche ed in via cautelare, ha provveduto alla immediata rimozione dallincarico di una gran parte del personale: almeno 5 dipendenti della filiale modenese.