Fertility day, la Lorenzin: “Campagna brutta anche per me”

22 settembre 2016 | 15:22
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Ha detto il ministro: “Strumentalizzazioni, io mi occupo di cose vere”. A Roma in scena anche il “Fertility Fake” con i giovani che dicono: “Non ci possiamo permettere di fare figli”

REGGIO EMILIA – “Purtroppo anche io sono vittima”. Risponde cosi’ il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, interpellata dai giornalisti a Roma a margine della prima giornata nazionale dedicata all’informazione e formazione sulla fertilita’ umana, in merito alle recenti polemiche legate alla campagna di comunicazione del ministero sul Fertility Day.

“La prima campagna era brutta anche per me – ha proseguito – ed ho subito detto che se non piaceva potevamo cambiarla, anche perche’ io non faccio il ministro della comunicazione”. Anche il secondo spot, pero’, ha provocato molto sdegno… “Non e’ uno spot – ha risposto Lorenzin ai giornalisti – era una foto dentro un opuscolo e siccome la foto e’ diversa da quella che noi abbiamo vidimato il responsabile e’ stato rimosso”.

A margine dell’inaugurazione Lorenzin ha aggiunto: “Nel Fertility day parliamo di salute, poi c’è l’aspetto politico e nella politica ci sono le strumentalizzazioni, e mi sa che c’è un sacco di gente che aspira a fare il ministro della Salute: va benissimo, ma io intanto mi occupo di cose vere”.

Ma non c’e’ stata una un’approvazione successiva e definitiva? “No, il controllo c’e’ stato su quello che ci hanno portato – ha risposto ancora il ministro – era la persona responsabile a dover dare l’approvazione definitiva”. Il motivo per cui e’ stato rimosso il direttore, ha sottolineato ancora Lorenzin, e’ che “noi abbiamo firmato e vidimato un documento diverso. Poi loro hanno fatto un errore grave, ma e’ grave il fatto che le due cose non corrispondano”.

Aggiunge la Lorenzin: “Nell’intenzione del ministero non c’era nessuna intenzione di azione di razzismo e la dirigente della comunicazione non l’ha letta in questo modo. E infatti e’ stata revocata dall’incarico”. E chi dice che la dirigente e’ stata il capro espiatorio? “Beh, direi di no, visto che io ho sostenuto anche l’altra campagna e ho detto lavoriamo per farla migliore. Poi ad un certo punto anche io devo lavorare…”, spiega il ministro. In ogni caso, ha aggiunto, questo e’ “un problema della comunicazione: le immagini possono essere lette in qualsiasi modo. I ragazzi nella parte inferiore del depliant si stavano drogando e tra l’altro il ragazzo nero neppure lo stava facendo. Tutto puo’ essere interpretato e su tutto si possono fare speculazioni”, conclude Lorenzin.

Prima il ministro aveva detto parlando dal palco centro congressi in apertura della giornata del Fertility Day: “Oggi 700mila persone non riescono ad avere bambini per tanti motivi e molti di questi sono dovuti a patologie che potevano essere evitate con la prevenzione. Molti non sanno che ci sono delle cure e delle terapie, che io ho voluto fortemente venissero inserite nei Livelli essenziali di assistenza, non sanno che queste terapie saranno gratuite e non sanno a chi rivolgersi. Io allora spero che da questa giornata emergano delle indicazioni per tutte queste persone, uomini e donne, che stanno vivendo una fase particolare della propria vita e che hanno bisogno di un supporto informativo”. L’evento e’ in corso al Centro Congressi ”Roma Eventi – Piazza di Spagna” e si sta svolgendo contemporaneamente in altre tre citta’ italiane (Bologna, Padova e Catania), con tavole rotonde collegate tra loro in streaming e la partecipazione di esperti della materia, operatori sanitari, societa’ scientifiche, associazioni, studenti e giornalisti per approfondire i temi centrali della fertilita’.

A Roma in scena anche il “Fertility Fake” con i giovani che dicono: “Non ci possiamo permettere di fare figli”
“Noi non ce ne andiamo”, “fateci entrare” e “dimissioni”. Sono alcuni dei cori dei ragazzi del ”Fertility fake”, parodia del ”Fertility day”, giornata nazionale sulla salute riproduttiva, indetta dal ministero della Sanita’. Circa un centinaio di manifestanti – con tanto di pancione finto e clessidra in mano (simbolo della campagna del ministero) – si sono radunati a via del Babuino a Roma, dove era in corso un convegno sul tema aperto dal ministro Beatrice Lorenzin. Parola d’ordine del flash mob e’ l’attesa. Ogni manifestante con un cartello dedicato, indica la propria: c’e’ chi aspetta una casa, chi il lavoro, chi un rinnovo di contratto e chi un reddito.

Tutte attese “che non si conciliano con quella genitoriale” indicata dal ministro, hanno detto i manifestanti. “Ministra la facciamo contenta – ha detto all’agenzia Dire una manifestante – siamo tutti qua con i pancioni in attesa. Ma non di figli perche’ non possiamo permettercelo”. Questo perche’ “non viviamo in un Paese che ci permette di fare figli. Non c’e’ lavoro, non c’e’ reddito, non c’e’ un ambiente salutare che ci permette di procreare”. La clessidra “sta a indicare che il tempo e’ scaduto. Non possiamo piu’ attendere delle politiche realmente conciliatorie anche della maternita’ e della paternita’, come gli asilo nido, le scuole pubbliche che funzionano”, ha concluso.