Caso Prodi: Incerti e Gandolfi interrogano Gentiloni

15 settembre 2016 | 18:00
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Caso Prodi: Incerti e Gandolfi interrogano Gentiloni

Sulla vicenda che ha visto respinte dal Marocco Silvia Prodi, Caterina Lusuardi e Fabiana Bruschi, i deputati Pd scrivono: “Serve una forte presa di posizione diplomatica”

REGGIO EMILIA – Sulla vicenda che ha visto coinvolte la consigliera regionale Silvia Prodi, Caterina Lusuardi, presidente dell’associazione umanitaria “Jaima Sahrawi” e Fabiana Bruschi, i deputati del Partito Democratico Antonella Incerti e Paolo Gandolfi insieme ai colleghi Giuseppe Romanini, Patrizia Maestri, Davide Baruffi hanno presentato una interrogazione al ministro degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni.

I parlamentari Pd, chiedono – si legge nell’interrogazione – “se il ministro sia a conoscenza dell’episodio e se non ritenga necessario assumere una forte presa di posizione diplomatica, in raccordo con i partner europei e con le istituzioni comunitarie, volta a favorire l’effettivo riconoscimento della libertà di accesso e di circolazione nei territori del Sahara Occidentale di osservatori internazionali indipendenti, della stampa e delle organizzazioni umanitarie”.

Lo scorso 10 settembre la consigliera Prodi con Caterina Lusuardi e Fabiana Bruschi dell’associazione ‘Jaima Sahrawi’ sono partire da Bologna in direzione Layoun, cittadina situata nella zona del Sahara Occidentale contesa tra il Marocco e il fronte Polisario e attualmente sotto la giurisdizione marocchina. Lo scopo del viaggio era incontrare alcune persone del popolo Saharawi, in contatto con l’associazione, per ricevere informazioni sulle loro condizioni. La visita, benché non fosse di natura ufficiale ed istituzionale, era stata comunicata all’Ambasciata Italiana in Marocco e le tre si erano regolarmente registrate tramite al sito internet della Farnesina.

Prodi, Lusuardi e Bruschi hanno riferito che raggiunta Layoun non è stato loro permesso di scendere dall’aereo e funzionari della polizia marocchina, dopo aver ritirato loro i passaporti, senza alcuna spiegazione e senza il rilascio di alcun documento ufficiale, le hanno fatte reimbarcare dirette a Casablanca. Lì le donne sono state condotte da un funzionario di polizia in borghese nella zona di transito dell’aeroporto dove sono state trattenute all’incirca per 11 ore prima di essere raggiunte dal console italiano che le ha informate che la mattina seguente sarebbero state rimpatriate con il primo volo per Bologna.

Scrivono i parlamentari: “Negli ultimi anni è fortemente cresciuto nel nostro Paese il sostegno, anche istituzionale, nel solco delle numerose risoluzioni delle Nazioni Unite succedutesi nel tempo, alla prospettiva di decolonizzazione, autodeterminazione e democratizzazione dei territori del Sahara Occidentale. In questo solco sono nate tante iniziative di solidarietà che, da tutt’Italia ma in special modo dall’Emilia-Romagna, offrono sostegno umanitario alle popolazioni sahrawi. Iniziative che questo episodio rischia compromettere”.