Turchia, epurazione di massa: chieste dimissioni dei rettori

19 luglio 2016 | 17:47
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Turchia, epurazione di massa: chieste dimissioni dei rettori

Prosegue con migliaia di arresti la resa dei conti di Erdogan: gli arrestati salgono a 9.300. Sospesi 15.200 insegnanti per legami con Gulen. Via anche anche imam. Il sultano insiste sulla pena di morte

REGGIO EMILIA – Purghe di massa, arresti: la vendetta di Erdogan contro i presunti autori o sostenitori del fallito sembra non avere fine, mentre la situazione nel paese è tutt’altro che tornata calma. Sono 9.322 – secondo quanto riferito dal vicepremier e portavoce del governo di Ankara, Numan Kurtulmus – le persone arrestate finora con l’accusa di complicità nel fallito golpe in Turchia. Non solo. Il ministero dell’Educazione turco ha annunciato di aver sospeso 15.200 dipendenti per sospetti legami con la rete che fa capo a Fethullah Gulen, accusata da Ankara di essere dietro al tentato golpe.

La Presidenza turca per gli Affari religiosi (Diyanet), massima autorità islamica che dipende dallo Stato, ha annunciato di aver allontanato 492 dipendenti – tra cui imam e docenti di religione – per il sospetto di legami con la rete di Gulen. La Diyanet ha anche annunciato che non permetterà lo svolgimento dei funerali islamici per i golpisti uccisi. Il Consiglio per l’alta educazione (Yok), organo costituzionale responsabile della supervisione delle università turche, ha chiesto le dimissioni dei 1.577 rettori della Turchia. Tra questi, 1.176 sono di università pubbliche e il resto di fondazioni universitarie. Il ministero dell’Educazione turco ha revocato la licenza d’insegnamento a 21 mila docenti che lavorano in scuole private, molte delle quali sono ritenute vicine alla rete di Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere dietro il fallito golpe.

Il presidente turco insiste sulla pena di morte
“La pena di morte – ha detto poi in mattinata – c’è negli Stati Uniti, in Russia, in Cina e in diversi Paesi nel mondo. Solo in Europa non c’è”. In Turchia era stata eliminata, “ma non ci sono statuti irrevocabili”.

Replica l’Italia con Paolo Gentiloni: se la Turchia dovesse reintrodurre la pena di morte – ha detto a Radio Anch’io – i negoziati per l’adesione di Ankara all’Unione europea si interromperebbero. “E’ chiaro che non sta né in cielo né in terra di continuare un qualsiasi percorso negoziale con un Paese che reintroducesse la pena di morte, visto che tra i principi dell’Unione europea c’è ovviamente l’abolizione della pena di morte”, ha affermato il ministro riferendosi alla Turchia.

Il presidente turco è anche andato all’attacco dell’imam Gulen, ritenuto da Ankara la mente del golpe e del quale è stata chiesta l’estradizione dagli Usa. “Alcuni media internazionali hanno visitato la Pennsylvania”, dove risiede l’imam e magnate Fethullah Gulen, che la Turchia accusa di essere dietro al fallito golpe. “Ora, io vorrei chiedere a questi media: se avessero intervistato Bin Laden quando le torri gemelle sono state attaccate, cosa avreste pensato?”. Erdogan ha anche annunciato alla folla di sostenitori riuniti davanti alla sua residenza sulla sponda asiatica di Istanbul che “domani riuniremo il Consiglio di Sicurezza Nazionale” domani e “dopo la riunione annunceremo un’importante decisione”.