Crisi Unigreen, ora scatta l’allarme per l’indotto

9 luglio 2016 | 17:59
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Crisi Unigreen, ora scatta l’allarme per l’indotto

La Fiom: questa vertenza non riguarda solo 35 operai, ma il doppio

REGGIO EMILIA – Se davvero chiudesse lo stabilimento Unigreen della Maschio Gaspardo di Roncocesi “ci sarebbero conseguenze pesanti anche per i fornitori: il 60% dei fornitori di Unigreen sono imprese reggiane e un altro 20% sono ditte della regione. Stimiamo che complessivamente siano attivita’ che danno lavoro ad altre 40-45 persone”, avverte Simone Vecchi della Fiom di Reggio.

“Gli imprenditori con cui abbiamo parlato – agginge – sono seriamente preoccupati, sanno benissimo che il trasferimento della produzione a 300 chilometri significa un aumento dei costi di logistica e quindi una probabile cessazione dei contratti con Maschio”. L’aspetto dell’indotto nella vertenza e’ tutt’altro che secondario. Da un’analisi effettuata dalla Fiom durante i giorni di occupazione dello stabilimento emerge che Maschio Gaspardo produce almeno quattro milioni di euro annui di giro d”affari sul territorio reggiano, oltre alla Unigreen che nel solo 2016 ha gia’ fatturato cinque milioni nel primo semestre.

I metalmeccanici della Cgil hanno contattato i 10 maggiori fornitori del territorio, aziende di Reggio, Campagnola, Correggio, Bibbiano, Rolo e Bagnolo con volumi di vendite per Maschio che vanno dai 30 agli 800 mila euro, con cui Unigreen intrattiene rapporti da venti ed in alcuni casi anche trent’anni, molto prima della acquisizione da parte della Maschio Gaspardo. Si tratta di attivita’ per lo piu’ di carpenteria, ma anche componenti elettrici, cisterne di plastica, pompe, lavorazioni meccaniche, trattamenti e fusione. Sono aziende che, soprattutto le piu’ piccole, gia’ l’anno scorso avevano sofferto per un rallentamento dei tempi di pagamento e e “oggi sono consapevoli che rischiano di perdere definitivamente il lavoro”, avverte la Fiom.

Come spesso accade, continua il sindacato dei metalmeccanici della Cgil, sono gli artigiani che rischiano maggiormente, “e si ritiene che due ditte artigiane contattate, da cinque e da 12 dipendenti, rischierebbero la chiusura se dovessero perdere le commesse di Maschio Gaspardo”. A maggior ragione, afferma la Fiom, “sarebbe un grave errore considerare la vertenza Unigreen come un problema che riguarda solo 35 lavoratori”. Nel frattempo l’occupazione dello stabilimento entra nel decimo giorno, e continuano le testimonianze di solidarieta’: questa mattina alcune decine di lavoratori della Ognibene Power hanno svolto un presidio davanti al proprio stabilimento per dare attuazione al blocco degli straordinari previsto per il contratto nazionale, e subito dopo si sono recati alla Unigreen portando acqua e viveri. Contemporaneamente anche i volontari di Emergency sono tornati al presidio con torte e pizze.

“È straordinaria e davvero commovente la risposta spontanea di solidarieta’ che questa citta’ ci sta dimostrando, e ci da’ la forza di continuare e resistere”, hanno commentato alcuni lavoratori che hanno passato la notte nella propria fabbrica.