Vince la Brexit al referendum, Gran Bretagna fuori dall’Ue

24 giugno 2016 | 09:17
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Vince la Brexit al referendum, Gran Bretagna fuori dall’Ue

Juncker: “Non è la fine dell’Europa”. Cameron di dimette. Boris Johnson favorito per la successione. Farage: “Vittoria della gente comune”. Contrari all’Ue sono attorno al 51,5%

REGGIO EMILIA – I cittadini britannici hanno deciso: il Regno Unito è fuori dall’Unione europea. Dopo una notte di incertezza sui risultati, il ‘Leave’ ha vinto il referendum con il 51,9% dei voti, scatenando una valanga di reazioni politiche e finanziarie in tutto il mondo. Il premier David Cameron, promotore della consultazione e del ‘Remain’, ha annunciato in mattinata le sue dimissioni, assicurando che la volontà del popolo verrà rispettata ma che sarà un nuovo leader a guidare i negoziati con l’Ue necessari a sancire il divorzio tra Londra e Bruxelles. Il ‘Remain’ ha vinto a Londra, Irlanda del Nord e Scozia, dove non è escluso che il governo indipendentista convochi un nuovo referendum per staccarsi da Londra e riabbracciare l’Ue.

Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha però  assicurato che la vittoria del Leave non è l’inizio della fine dell’Europa. Per la cancelliera tedesca Angela Merkel, la Brexit è un taglio netto per l’Europa. Ma avverte che ora serve un’analisi “calma e composta” dell’esito del referendum. Intanto i leader europei si sentono e lunedì è previsto un vertice a Berlino tra Matteo Renzi, Angela Merkel e Francois Hollande. Il premier Renzi in una conferenza stampa a Palazzo Chigi ha usato parole racssicuranti: “Il governo e l’Ue garantiranno la stabilità finanziaria”. Un punto telefonico è stato fatto in una conferenze call tra i ministri delle Finanze del G7.

Canta vittoria invece il leader del partito anti-Ue Ukip, Nigel Farage, principale sostenitore del ‘Leave’, che ha inneggiato all’ ‘Independence Day’ e che, sin dalle prime ore del mattino e ancora prima dei dati ufficiali, chiedeva le dimissioni del premier. Ed esultano insieme a lui i leader dei partiti euroscettici di mezza Europa, da Marine Le Pen del Front National a Geert Wilders dell’olandese Pvv che invocano simili referendum per l’uscita della Francia e dell’Olanda. “Ora tocca a noi”, twitta anche il leader della Lega Matteo Salvini che annuncia che raccoglierà le firme per l’Italexit.

E sarebbe l’ex sindaco di Londra e principale promotore del ‘Leave’, Boris Johnson, il favorito per la successione del premier David Cameron alla guida del governo, secondo i bookmakers britannici.

Il crollo dei mercati finanziari
L’esito del voto britannico ha subito scatenato  l’inferno nei mercati finanziari, con il crollo delle Borse, da New York a Tokyo. A picco quelle europee: l’indice Euro Stoxx cede il 9,1%, con crolli che vanno dal -11,7% di Milano all’8,9% di Parigi, passando per il 7,2% di Francoforte e l’11,5% di Madrid. Londra perde il 5,1% tra sospensioni a raffica. Scaricate le banche greche, con Eurobank Ergasi e Alpha Bank in calo del 30%. E ad agitarsi sono soprattutto le cancellerie europee. “Una giornata molto triste per l’Europa”, è il commento più diffuso tra i leader di un’Europa sotto shock, che in queste ore pensa a come rilanciare il progetto comunitario.

“Non ci sarà un vuoto legislativo”, ha assicurato il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, che ha convocato un vertice informale a 27, a margine di quello già previsto a 28 per martedì prossimo. Già oggi a Lussemburgo si vedranno i ministri degli Esteri Ue, mentre lo stesso Tusk è atteso a Roma, poi a Berlino e Parigi. I leader di Italia, Francia e Germania, Matteo Renzi, François Hollande e Angela Merkel, si sono già consultati in una frenetica girandola di telefonate e Berlino ospiterà domani una riunione dei sei Paesi fondatori. Intanto in ogni singola capitale i governi convocano riunioni di crisi per valutare le prossime mosse.

A Palazzo Chigi Renzi ha visto, tra gli altri, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. “Dobbiamo cambiarla per renderla più umana e più giusta. Ma l’Europa è la nostra casa, è il nostro futuro”, ha twittato il presidente del Consiglio. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha auspicato che, nonostante l’aspettativa di un esito diverso del referendum, “ora bisogna dare seguito” alla decisione degli elettori britannici, con l’attivazione dell’art. 50 del Trattato di Lisbona per l’addio della Gran Bretagna.

L’incertezza è proprio quello che si vuole evitare. Guardano al Vecchio continente anche dal resto del pianeta. “Auspichiamo che ora Gran Bretagna e Unione Europea possano trovare una base negoziale. Un’Europa stabile è nell’interesse di tutti”, è il primo commento che arriva da Pechino. Dagli Usa la Casa Bianca fa sapere che il presidente Barack Obama è stato informato sul risultato, mentre il candidato repubblicano Donald Trump, appena sbarcato in Scozia per inaugurare il suo Golf club, ha salutato il voto come una “grande notizia”: “I britannici si sono ripresi il loro Paese”.

La mappa del voto
Nove delle 12 macroaree che compongono il Regno Unito hanno votato in favore di Leave e contro l’Ue. Lo certifica un prospetto della Bbc secondo il quale Remain e’ prevalso soltanto in Scozia, a Londra e in Irlanda del Nord. Le aree piu’ euroscettiche sono state le Midlands, regioni che comprendono grandi centri urbani come Birmingham e vecchi distretti industriali, con le West Midlands contro l’Ue al 59,3% e le East Midlands al 58,8. A ruota il North East e poi lo Yorkshire, proprio la regione in cui giovedi’ 16 l’estremista di destra Tommy Mair ha ucciso la deputata laburista Jo Cox, paladina di migranti e integrazione europea. Da notare pure l’inattesa vittoria di Leave, di misura, in Galles La vera roccaforte europeista resta invece la Scozia, pur con un’affluenza inferiore alla media nazionale, che si conferma una realta’ a parte nel regno e che ha votato Remain al 62%. Segue Londra, filo-Ue al 59,9% e l’Irlanda del Nord, un po’ meno anti-Brexit delle previsioni con il 55,8%.