Milano e quel Tricolore “obbligato”. Reggio, chapeau. Ma quei fischi…

14 giugno 2016 | 17:22
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Milano e quel Tricolore “obbligato”. Reggio, chapeau. Ma quei fischi…

L’Armani Jeans “doveva” vincere, è stata costruita per quello. Alla fine si porta a casa Coppa Italia e Campionato: “due son meglio di niente”. I reggiani lottano ma arrivano col fiato corto. Complimenti alla squadra. I fischi alla premiazione non fanno onore ed è meglio dimenticarli… Un po’ come le dichiarazioni di Cincia…

REGGIO EMILIA – Per 20′ gara 7 è parsa molto meno di un miraggio. Milano si stava sciogliendo nella sua consueta versione da trasferta. Reggio, al contrario, aveva disputato un primo tempo dei suoi: un po’ “scarburato” il primo quarto, a rompere gli equilibri il secondo. L’idea di provare a portare la finale scudetto all’ultimo, probabilmente imprevedibile (o forse no) atto, è stata solo un’illusione.

Ha vinto Milano, non lo ha perso la squadra di casa. Almeno non in questa gara 6 (i rimpianti per un approccio dopolavoristico in gara 5 rimangono, eccome). L’Armani Jeans si porta a casa il ventisettesimo tricolore della sua storia. Doveva essere così e così è stato. Sono la squadra, con la più alta qualità across the board che, probabilmente, ha giocato la peggior pallacanestro. Eppure ha vinto. Coppa Italia e Campionato (In Eurolega non tocca boccia, domandatevi perché?). Alla fine “due è meglio che niente”. In effetti deve essere brutto competere per arrivare ad un traguardo (doppio) come questo e sostanzialmente avere l’immagine di “aver fatto solamente il proprio dovere”. Ma essere Milano, con quel livello di investimenti, comporta anche essere percepiti in questo modo da chi vi guarda da fuori.

Su Reggio Emilia, ci sarà un altro post di “chiusura” a breve. Bisognava arrivarci più sani? C’era gente che non stava in piedi? Il problema è al vostro interno, e lo sapete bene. Avete cambiato “qualcosina nella preparazione”, ma alla fine gli stessi problemi si sono ripresentati regolarmente anno dopo anno. Ah, a questo punto mi sovviene che si ripresenteranno anche l’anno prossimo, visto lo storico a disposizione. Detto questo mi levo il cappello (ed è il minimo che si possa fare) per un club che, come avevo avuto modo di esprimere alla vigilia delle semifinali, si è confermato al vertice del basket italiano per due anni consecutivi. Un traguardo che merita di essere sottolineato e lodato “a prescindere”. Per il secondo anno consecutivo è mancato qualcosa. Dettagli. Che sono poi quelli che fanno la differenza. Ma a posteriori, l’enormità di un risultato come questo (parlo di continuità ad alto livello) dovrà essere apprezzata da tutti. Anche perché il futuro, ho come la sensazione, sarà necessariamente diverso.

Le pillole finali, è proprio il caso di dire. I fischi e le palline di carta tirate alla squadra vincitrice (nonché ospite in Via Guasco) durante la premiazione non sono degne di un club come Pallacanestro Reggiana (silente sull’accaduto) e della città, oltre che della passione di migliaia di sportivi che amano la pallacanestro, che sostengono i propri colori rispettando quelli altrui. Come ho letto ieri sera su Facebook, applaudire e rendere onore i propri giocatori che hanno lasciato comunque tutto sul parquet, no eh? Sarebbe stata una cosa troppo intelligente, me ne rendo conto…

Con Rakim Sanders si vince. Poco da fare. La pantera del Rhode Island ha vinto tutte le competizioni in Italia a cui ha attivamente partecipato. Il triplete l’anno scorso a Sassari; Coppa Italia e Scudetto quest’anno a Milano. Inoltre le due finali Scudetto culminate, entrambe, con il premio di Mvp. Ieri sera svettano i 5 assist, le 2 bombe pesantissime segnate e quell’intangible che il mio amico Diego Pastori suole chiamare “fotta”…

Andrea Cinciarini. Io posso anche capire che dopo che ti hanno massacrato per sei partite, un paio di sassolini hai anche voglia di toglierteli. Ci sta. Una prece tuttavia: oltre a pascerti del fatto che TU (visto che “ho scelto Milano per vincere….ed HO vinto”) hai vinto, prova a fare in modo che al prossimo campionato almeno piedi per terra, quando tiri, il ferro lo tocchi. Non si pretende il 45% di tiri realizzati; sarebbe già fantastico che il ferro lo prendi, perché sei in serie A, giochi esterno, e non la metti neanche a piangere. E sinceramente giocare a Milano e in Nazionale senza avere quella roba che si chiama TIRO è onestamente un po’ troppo. Comunque complimenti per la tua scelta e congratulazioni per le vittorie conseguite.

L’analisi dei quarti