Grissin Bon al top, psicodramma Milano

10 giugno 2016 | 15:25
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Grissin Bon al top, psicodramma Milano

Poco da dire. Reggio ha meritato tutto. Milano è una squadra in balia degli eventi, del suo (forse) fattore campo e degli umori della sua (presunta) stella.

REGGIO EMILIA – La Finale? E’ un rollercoaster di quelli da vivere tutto d’un fiato. Siamo di nuovo da capo. Due partite e Milano sembrava in totale controllo. Due partite a Reggio e i ragazzi di Milano tornano a casina con le ossa distrutte e un discreto psicodramma. Poco da dire. Reggio ha meritato tutto. Milano è una squadra in balia degli eventi, del suo (forse) fattore campo e degli umori della sua (presunta) stella.

Primo pensiero. Al di là del cuore, della mistica del Bigi, del #daicandom e del #notinmyhouse, la Grissin Bon ha riequilibrato la finale, rimettendo a posto quelle “voci” che l’avevano distrutta nelle prime due partite a Milano. Il differenziale a rimbalzi è stato addirittura vincente in gara 3 (35 a 32) e decentemente negativo in gara 4 (41 a 46). Il computo palle perse non ottimale in gara tre (16 per reggio – e 7 recuperi – 12 per Milano e -8 recuperi -) mentre è stato ottimale ieri sera (6 perse di cui 4 nel quarto periodo – e 7 recuperi – contro le 8 di Milano – e solo 3 recuperi).

Il punto è che se Reggio perde sei palloni, in casa difficilmente perde. Perché ha il controllo del ritmo della partita, ha la possibilità di prendere conclusioni equilibrate dandosi, quindi, la possibilità di transizioni difensive ordinate ed efficaci, riempiendo l’area. Insomma tutte cose che a Milano non ci sono state e che a Reggio sì. L’efficienza offensiva? 0.99 punti a possesso per Reggio, 0.81 per Milano (poi se mai qualcuno in Lega iniziasse a ragionare di introdurre per le singole partite l’efficienza sui 100 possessi – dato questo che fa capire la reale efficienza in attacco di una squadra – non sarà mai troppo tardi, ma non pretendiamo troppo. In fondo è solo sport professionistico…) in gara 4 e 0.93 per Reggio e 0.91 per Milano in gara 3.

Dati che testimoniano come Reggio Emilia abbia alzato il suo livello di gioco, di intensità e di attenzione. Tutti sono andati a rimbalzo e tutti hanno dato il loro fattivo contributo. Certo, il Lavrinovic di gara 3 e quello del secondo tempo di Gara 4 è stato qualcosa di veramente bello da vedere, ma tutti, indistintamente, hanno giocato una partita non solo di cuore, ma anche di testa e di tecnica.

Secondo pensiero. Vogliamo parlare di Milano? Da dove cominciare non si sa. Da quando Reggio Emilia è tornata in serie A, l’Armani Jeans al Bigi ha vinto solo una volta, tra campionato e play off. Il 9 marzo 2014, 78 a 82. Il resto sono stati solo rovesci. Non proprio una casualità immagino (poi se penso che Reggio voleva andarsi a giocare la finale in campo “neutro” … lasciamo perdere….).

Le rotazioni di Repesa. Discutibili? Come minimo. Ma è normale, quando metà delle energie vengono spese a fare lo psicologo e a gestire le bizze di un singolo giocatore che pedissequamente fa saltare gli equilibri (fragili? Instabili?) di una squadra. Milano a Reggio Emilia non ha proposto nulla. Tante volte Reggio è stata “accusata” di una certa povertà tecnica nel preparare le partite. Ebbene questo discorso vale per l’Olimpia che a Reggio ha sostanzialmente proposto un basket di qualità mediocre. Spaziature inesistenti. Circolazione di palla random. Solo la transizione, quelle volte che Reggio gliel’ha concessa, il pick and roll centrale perché Reggio non lo riesce a difendere bene e iniziative personali. Il resto è stato solo un gran casino.

Alessandro Gentile. I freddi numeri: 2 su 10 al tiro in gara 4. 1 su 8 in gara 3. Totale 3 su 18. In gara tre ha sfanculato letteralmente tutti dopo 6 minuti di partita con la sua squadra in vantaggio, così, perché McLean ha osato non intercettare un suo scarico destinato vieppiù al medico sociale in panchina. In gara 4 ha preso il solito tecnico d’ordinanza a poco più di un minuto dalla fine. Avrebbe potuto chiudere (per Reggio) la gara, e dovrebbe ringraziare quelli che ha sfanculato in gara tre, se in 30″ gli hanno ridato la possibilità di vincere.

Per me la storia è semplice: se sei il capitano di Milano (e non della squadretta di promozione) ci sono onori e molti oneri. Ascoltando il podcast di TrueHoop (che invito tutti ad ascoltare perché merita), mentre si discuteva dei Golden State Warriors sull’orlo dell’eliminazione da parte dei Thunder, uno dei giornalisti in “trasmissione” raccontava che Bob Myers, giemme dei Warriors, prese Stephen Curry da parte e gli disse più o meno così: “I tuoi compagni guardano a te in ogni occasione. Occhio al tuo linguaggio del corpo e che messaggi mandi loro”. Ecco appunto, i compagni, che guardano al “capitano” (poi non so se i vari Macvan, Simon, McLean, e altri, guardano a lui, però… quello ha un grado) mettere in piedi quelle cifre, non metterla in una vasca da bagno, perdere interesse per la difesa e per di più venire mandati simpaticamente a ciapà i rat non è proprio ciò che si dice un messaggio positivo. Ovviamente sabato sera verremo tutti smentiti, ma il principio rimane. A novembre son 24… Si è giovani. Ma non più giovanissimi….

Terzo Pensiero. Per la serie, cose che fanno male al basket. Messaggio di ieri mattina: “Lanzarini, Mattioli, Mazzoni. Ma che terna arbitrale è?”. Quindi come va? 2-2 o 1-3? “2-2. Secco!”. Le ultime due chiamate di Mazzoni (quella su Lafayette poi….) sono incommentabili. Adesso mi metto in poltrona, apro i pop corn e attendo serenamente la lezzzzzzioncina dai soliti professori dell’ultima ora…

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