Festival, arriva il Quartetto Prometeo

10 giugno 2016 | 17:40
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Festival, arriva il Quartetto Prometeo

Sabato alle 21 al Teatro Cavallerizza eseguirà il Quartetto in do minore op. 18 n.4 di Beethoven, il Quartetto in fa maggiore op. 41 n. 2 di Schumann e il Quartetto in la minore n. 2 op. 13 di Mendelssohn

REGGIO EMILIA – Vincitore della 50° edizione del Prague Spring International Music Competition nel 1998, il Quartetto Prometeo è stato insignito anche del Premio Speciale Bärenreiter per la migliore esecuzione fedele al testo originale del Quartetto K 590 di Mozart, del Premio Città di Praga come migliore quartetto e del Premio Pro Harmonia Mundi. Molti riconoscimenti, quindi per Giulio Rovighi, violino, Aldo Campagnari, violino, Massimo Piva, viola Francesco Dillon, violoncello, una delle rare perle del panorama quartettistico italiano.

Il Quartetto Prometeo, ospite del Festival del Quartetto, sabato 11 giugno, ore 21.00, Teatro Cavallerizza eseguirà il Quartetto in do minore op. 18 n.4 di Beethoven, il Quartetto in fa maggiore op. 41 n. 2 di Schumann e il Quartetto in la minore n. 2 op. 13  di Mendelssohn.

I sei Quartetti op. 18 furono scritti tra il 1798 e il 1800 e pubblicati a Vienna dall’editore Mollo nel 1801 con il titolo francese di “Six quatuors pour deux violons, alto e violoncello, composés et dédiés a S.A.M. le Prince régnant Franz Joseph Lobkowitz”, uno dei più influenti amici del musicista, che li apprezzò molto dopo averli ascoltati, tanto da assegnare al compositore 600 fiorini annui e regalargli anche quattro preziosi strumenti ad arco. La cronologia dei Quartetti non corrisponde però all’ordine di pubblicazione. Secondo quanto risulta dagli abbozzi oggi conosciuti, il primo ad essere compiuto sarebbe stato il terzo; verrebbero poi il primo, il secondo, il quinto e il sesto. Alla composizione del quarto, del quale mancano gli schizzi, non si può assegnare un periodo rigorosamente preciso.

Schumann, invece, compose i tre Quartetti per archi op. 41 in uno dei suoi periodi di furore creativo, tra l’inizio di giugno e la fine di luglio del 1842, il cosiddetto anno della musica da camera, quando l’incontro del pianista Schumann con il genere cameristico di maggiore dignità estetica e impegno compositivo fu breve, intenso e molto felice. Infine, è proprio con l’op. 13 in la minore, il suo secondo Quartetto, composto nel 1827 e pubblicato nel 1830, che il diciottenne Mendelssohn si confrontò con l’eredità beethoveniana, coniugandola con le proprie precedenti conquiste sul piano tecnico e stilistico. Nel caso del Quartetto in la minore op. 13, l’omaggio di Mendelssohn a Beethoven avviene in maniera raffinata e articolata, elaborandolo in un linguaggio del tutto personale.