Comunali, il Cattaneo: “L’Emilia-Romagna non è più terra rossa”

10 giugno 2016 | 18:39
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Comunali, il Cattaneo: “L’Emilia-Romagna non è più terra rossa”

L’Istituto: “E’ sempre più contendibile. La Lega Nord vera vincitrice delle amministrative”

REGGIO EMILIA – L’Emilia-Romagna sta mutando pelle. Non e’ piu’ il ”paradiso” della partecipazione dei cittadini alla vita democratica. Ma soprattutto, non e’ piu’ terra ”rossa” per definizione. Insomma, politicamente l’Emilia-Romagna e’ diventata “una terra sempre piu’ contendibile”. E’ la conclusione a cui e’ giunto l’Istituto Cattaneo, che ha analizzato i risultati delle elezioni amministrative di domenica scorsa nei 50 Comuni dell’Emilia-Romagna al voto (oltre 850.000 i cittadini chiamati alle urne).

Tornata elettorale che ha fornito esiti anche inaspettati, come a Bologna. Il Cattaneo sottolinea prima di tutto il crollo della partecipazione: -8,4% in media rispetto alle precedenti amministrative, solo a Bologna si e’ perso il 30% degli elettori negli ultimi 20 anni. Poi si concentra sul calo dei consensi sia per il Pd (-3%) sia per l’M5s (-7,5%) rispetto alle politiche 2013. Un risultato che varia a seconda dei territori e che, per entrambe le formazioni, “presenta luci e ombre”.

Al contrario, afferma il Cattaneo, e’ la Lega nord “il vero vincitore di questa tornata di consultazioni amministrative”, avendo allargato il proprio consenso rispetto sia alle politiche (+15%) sia alle precedenti amministrative (+8%). L’unica eccezione e” Bologna, dove il Carroccio perde lo 0,5% rispetto al 2011 ma cresce di ben otto punti rispetto al 2013. Qui Lucia Borgonzoni si gioca il ballottaggio col sindaco uscente Virginio Merola, che sconta anche il netto calo del Pd: -2,8% rispetto alle precedenti amministrative, -5% sulle politiche.

A questo punto l’Istituto Cattaneo prova a tirare le somme e sentenzia che la descrizione dell’Emilia-Romagna come “roccaforte rossa e di sinistra”, oggi per forza di cose “deve essere rivista”. L”Emilia-Romagna, analizza l’istituto Cattaneo, “difficilmente puo’ continuare a essere considerata il modello di una partecipazione politica ed elettorale ampia, diffusa e stabile nel tempo. Anche l’elettorato emiliano-romagnolo mostra segni evidenti di disaffezione e distacco dalla politica”.

In altre parole, “un’era sembra essersi conclusa e l’Emilia-Romagna si sta rapidamente allineando alle tendenze gia’ in atto anche in altre regioni”. Allo stesso tempo, pero’, mentre aumenta l’astensione, i cittadini che continuano ad andare a votare sono “sempre piu’ mobili, disposti a cambiare schieramento e a punire gli amministratori in carica”. Una tendenza che “inevitabilmente” va a colpire il partito storicamente di governo sul territorio: il Pd.

Secondo il Cattaneo, dunque, l’Emilia-Romagna “con tutti i suoi Comuni”, sta diventando una “terra politicamente sempre piu’ contendibile, dove la sfida al centrosinistra arriva da piu’ parti e da diversi soggetti, siano essi espressione di liste civiche, dell’anti-politica o piu’ classicamente di un centrodestra che ha imparato a ricompattare le proprie componenti”. Insomma ”quel gran pezzo dell’Emilia”, per citare Edmondo Berselli, “si sta sfaldando e si aprono nuove opportunita’ per soggetti o imprenditori politici innovativi – avverte il Cattaneo – dal ”gran pezzo” al ”gran puzzle” dell’Emilia-Romagna il passo puo’ essere brevissimo”.

Prima delle elezioni di domenica, il centrosinistra governava in 26 Comuni mentre oggi ne controlla 18 (il 44% del totale). Anche vincendo in tutti gli otto ballottaggi (su nove) in cui e’ presente, il Pd puo’ al massimo “alleviare, ma non annullare”, questo calo. Leggermente meglio e’ la performance del centrodestra, che passa da sette a nove Comuni governati.

Il “vero vincitore” pero’ e’ “rappresentato dalle liste civiche”, che salgono da sei a 14 Giunte comunali controllate. Nell’insieme, queste amministrative hanno prodotto fino ad oggi, in attesa dei ballottaggi, ben 27 alternanze di governo nei Comuni dell’Emilia-Romagna: 15 a discapito del centrosinistra, sei del centrodestra e altre sei delle liste civiche. A dimostrazione che “governare stanca” e che in tempi di crisi economica e di scarse risorse per i Comuni, “il rischio di produrre sconforto e dissenso tra i cittadini e’ aumentato” (Fonte Dire).