Avvelena compagna incinta: “Temevo un bimbo non sano”

3 giugno 2016 | 19:08
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Avvelena compagna incinta: “Temevo un bimbo non sano”

Disposto il fermo, per lesioni gravissime, del compagno della donna ricoverata in gravi condizioni al Maggiore di Bologna. Le avrebbe dato soda caustica

REGGIO EMILIA – Temeva che il bimbo non fosse sano. Questo, secondo quanto filtra, il motivo che ha spinto il dipendente pubblico di 35 anni, fermato ieri a Bologna, a versare un prodotto per lavastoviglie nella bibita bevuta dalla compagna incinta al settimo mese, ricoverata in Rianimazione, da martedì sera. La donna, coetanea dell’uomo, è residente a Bazzano e originaria della provincia di Siena. Ieri il compagno è stato sentito tutto il pomeriggio dal Pm Giuseppe Di Giorgio e dai Carabinieri.

Dapprima come persona informata sui fatti. Poi, quando sono emerse alcune contraddizioni nel suo racconto e il Pm gli ha fatto presente che o si era davanti ad un atto terroristico, o la donna aveva tentato il suicidio, oppure era stato lui ad avvelenarla, l’uomo ha chiesto tempo per pensare. L’audizione è stata sospesa e quando è ripresa il 35enne ha ammesso le proprie responsabilità, tra le lacrime.

La donna rimarrà in prognosi riservata ancora almeno un paio di giorni. Il feto, conferma l’Ausl, non ha avuto conseguenze. L’uomo, 35 anni, ha ammesso, dopo iniziali reticenze, di avere versato nella bottiglia una sostanza irritante. A quel punto è stato invitato a nominare un legale e gliene è stato assegnato uno d’ufficio, l’avvocato Raffaele Merangolo.

“Sono stato nominato di fiducia insieme al collega Giulio Cristofori. Ora attendiamo l’udienza di convalida”, si è limitato a dire il difensore, raggiunto al telefono in mattinata appena uscito dal carcere della Dozza, dove ha avuto un colloquio con il proprio assistito. Nell’interrogatorio davanti al Gip potrebbe definirsi meglio il movente, su cui viene mantenuto stretto riserbo.

Il problema della gravidanza, ragiona un investigatore, aveva sicuramente gettato l’uomo in uno stato di profonda angoscia. Pare che alla decisione di porvi fine l’indagato stesse pensando da tempo. Incensurato, le testimonianze raccolte lo descrivono come una persona tranquilla, innamorato della compagna.

Il Pm Giuseppe Di Giorgio chiederà la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per il 35enne. Sulla base di quanto dirà l’indagato nell’interrogatorio davanti al Gip, nell’udienza di convalida che sarà probabilmente domani, si potrà valutare l’elemento psicologico della sua condotta: se si riterrà che l’uomo abbia accettato il rischio che la compagna morisse, si potrebbe imputare il tentato omicidio volontario, con il dolo eventuale.