Addio Bud, gigante buono

29 giugno 2016 | 08:16
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Addio Bud, gigante buono

Il cinema italiano perde uno dei protagonisti più amati da generazioni di spettatori. Domani a Roma i funerali

ROMA –  E’ stata allestita in Campidoglio a Roma la camera ardente di Bud Spencer, morto a 89 anni. Per tutti era il gigante buono che menava sganassoni sempre in coppia con l’amico Terence Hill. L’omone barbuto degli spaghetti western degli anni ’70, quelli che hanno conquistato generazioni di ragazzini innamorati dei due scanzonati protagonisti di “Lo chiamavano Trinità”. La camera ardente che sarà aperta dalle 10; i funerali si terranno domani, giovedì 30 giugno, alle ore 12 a Piazza del Popolo alla Chiesa degli Artisti (Basilica Santa Maria in Montesanto).

Ma Carlo Pedersoli, classe 1929, per tutti Bud Spencer, morto in un ospedale romano, è stato in realtà protagonista di una carriera lunga e poliedrica nella quale, accanto ai film più popolari, c’è stato spazio per il thriller (diretto da Dario Argento in “Quattro mosche di velluto grigio”), per il cinema d’autore con Ermanno Pari_e_dispari_003Olmi e persino per il dramma di denuncia civile con “Torino nera” di Carlo Lizzani. Tante esperienze, tanti successi, e anche un po’ di amarezza per non essere abbastanza considerato da quel mondo del cinema in cui era entrato un po’ per caso finendo per dedicargli la vita: “In Italia io e Terence Hill semplicemente non esistiamo – si lamentava negli ultimi anni – nonostante la grande popolarità che abbiamo anche oggi tra i bambini e i più giovani. Non ci hanno mai dato un premio, non ci invitano neppure ai festival”.

Bud_Spencer_cropped_2009L’ultima apparizione in tv era stata nel 2010 con I delitti del cuoco, fiction di Canale 5. E l’anno scorso era stato festeggiato a Napoli con una medaglia e una targa per la sua lunga carriera che gli aveva consegnato il sindaco De Magistris a Palazzo San Giacomo in nome della sua città.

Insieme o separati, Bud Spencer e Terence Hill hanno scritto momenti diversi e importanti di alcune tra le stagioni più felici della produzione italiana: dalla serie indimenticabile degli ‘Spaghetti western’ (un genere declinato a modo loro, senza morti, fino a farne un marchio di fabbrica), all’avventura comica (altro genere in cui si sono diversamente specializzati), dal cinema di qualità (Spencer e’ stato anche un indimenticabile protagonista per Ermanno Olmi), alle produzioni internazionali di intrattenimento.

Carlo Pedersoli nasce a Napoli (quartiere Santa Lucia) il 31 ottobre del 1929. Il padre è un uomo d’affari bresciano e il lavoro lo porta lontano dal Golfo quando Carlo ha appena 11 anni e tutta la famiglia si trasferisce a Roma (quartiere Parioli) nel 1940. Lasciati gli amici di scuola (tra cui Luciano de Crescenzo), il ragazzo si iscrive al liceo e a un corso di nuoto, risultando brillante in entrambi i casi, tanto che arriva all’università (corso di chimica) ad appena 17 anni. A guerra finita, però, la famiglia cambia nuovamente città, i Pedersoli finiscono a Rio de Janeiro e Carlo deve abbandonare gli studi. Farà l’operaio, il bibliotecario, il segretario d’ambasciata come nelle leggende delle star americane.


Tornato a Roma, può riprendere gli studi ma soprattutto l’attività in piscina dove si segnala presto come un vero asso.
Diventa campione italiano di nuoto a rana e, fra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta, vince il campionato nei cento metri stile libero, detenendo il titolo fino alla fine della sua carriera sportiva.800px-CarloPedersoliItalia
Partecipa alle Olimpiadi di Helsinki e di Melbourne nella sua specialità e in pallanuoto e, divenuto campione europeo, viene invitato alla Yale University. Ma gli allenamenti si fanno ripetitivi e i ritmi massacranti, da qui la decisione di lasciare tutto (perfino gli studi, nonostante gli mancassero pochi esami alla laurea).

Ogni tanto, si inserisce come comparsa in qualche film italiano ed internazionale, ma il cinema è ancora molto lontano dai suoi pensieri.

Continua anche a studiare (questa volta giurisprudenza, laurea che porterà a buon fine nonostante gli exploit sportivi) e viene notato dal cinema nel pieno della stagione di Hollywood sul Tevere. Grazie al fisico scultoreo, viene scritturato come comparsa in ‘Quo Vadis?’ e poi finisce sul set di ‘Annibale’. Il suo vero battesimo è tenuto niente meno che da Dino Risi che lo inserisce nel cast di “Vacanze col gangster” (1951), set in cui incrocerà un altro ragazzo che, anni più tardi, si legherà in maniera indissolubile alla sua personalità artistica: stiamo parlando di Mario Girotti (alias Terence Hill). Tocca a Mario Monicelli affidargli il primo, vero ruolo, quello del manesco Nando in ‘Un eroe dei nostri tempi’ (1955).

Chiuderà col nuoto dopo i Giochi di Roma del 1960 e tornerà in Sud America per una lunga parentesi lontano dai suoi interessi. Carlo_Pedersoli_1950

Rientrato in Italia apre una propria società, sposa Maria Amato (la figlia del grande produttore Peppino Amato), mette al mondo i primi due figli, scrive canzoni ottenendo un discreto successo. Con il cinema la gavetta è lunga e Bud Spencer conquista il ruolo di protagonista nel western “Dio perdona io no” soltanto nel 1967 grazie a Giuseppe Colizzi. Prima rifiutato per le richieste economiche ma poi arruolato perché risulta il solo adatto alla parte di gigantesco e minaccioso partner del protagonista, Pedersoli incontra qui di nuovo Mario Girotti.

I due decideranno, alla fine del film, di cambiare i propri nomi sui manifesti per attrarre il pubblico e Pedersoli sceglierà il suo in omaggio alla birra Bud e all’adorato Spencer Tracy. Il successo del film è più che lusinghiero, ma sarà l’episodio successivo, “Lo chiamavano Trinità” (E.B. Clucher, 1970) a consacrare il successo personale Anche_gli_angeli_mangiano_fagioli-_filmdel duo. Un vero e proprio colpo di fulmine con il pubblico che si ripeterà, infallibile, per altre 16 volte in tutto. Il cliché del personaggio è sempre lo stesso e Spencer lo riutilizzerà anche da solo: un gigante dal cuor d’oro che mena sganassoni, sorride sempre come un bambino, ristabilisce i torti e si gode la vita. Cow boy o investigatore (la serie di Steno ‘Piedone lo sbirro’), avventuriero o buon padre di famiglia, Bud Spencer mette perfino a punto un tipo di pugno a martello che lo renderà inconfondibile.