Rifiuti, Unindustria: “Piano Regione non sia nocivo”

10 maggio 2016 | 18:38
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Rifiuti, Unindustria: “Piano Regione non sia nocivo”

Gazza: “Tariffa puntuale non munga imprese per aiutare i Comuni”

REGGIO EMILIA – Unindustria Reggio Emilia fa le pulci al piano regionale dei rifuti e lancia subito alcune osservazioni. Il vicepresidente con delega all’Ambiente, Savino Gazza, interviene in particolare sul meccanismo della tariffa puntuale che, a suo giudizio, “va supportata da un sistema di raccolta che abbia come caratteristica principale la determinazione della quantita’ dei rifiuti conferiti, quantomeno di quelli indifferenziati”.

Ovvero, prosegue il presidente, il sistema porta a porta, “l’unico in grado di consentire la misurazione dei rifiuti”. L’analisi di Gazza prende le mosse dalla situazione a Reggio Emilia dove, ricorda, “da tempo, si e’ scelto di includere nel perimetro dei rifiuti urbani buona parte dei rifiuti solidi non pericolosi prodotti dalle imprese, le quali garantiscono oggi mediamente almeno il 40% del gettito della Tari e buona parte della raccolta differenziata”.

In pratica, “se nel reggiano abbiamo raggiunto livelli ragguardevoli di raccolta differenziata lo si deve principalmente al sistema delle imprese”, dice Gazza. Passando invece al piano della Regione, il vicepresidente commenta: “Dalle dichiarazioni dell’assessore regionale Paola Gazzolo parrebbe che questa tariffa puntuale portera’ a una reale riduzione dei rifiuti e a importanti risparmi. Ci auguriamo sinceramente che sia cosi’, ma perche’ la tariffa si trasformi davvero in un incentivo ad adottare comportamenti virtuosi e’ fondamentale che sia il piu’ possibile parametrata alle quantita’ di rifiuti prodotti”.

Inoltre, prosegue Gazza, “risulta fondamentale che non vengano adottati sistemi apparentemente incentivanti, ma che nei fatti danno beneficio solo alle casse dei Comuni, come l’individuare quote fisse immotivatamente alte o soglie minime presuntive di rifiuti prodotti che non avrebbero altra finalita’ se non quella di assicurare entrate certe all’ente e svilirebbero l’attuazione del principio comunitario ”chi inquina paga””.

Infine, avvisa Unindustria, “non sarebbe giustificata l’imposizione alle sole imprese di metodi di conferimento complessi e di difficile gestione come la determinazione di una soglia massima di rifiuti o il contingentamento dei contenitori e dei numero dei ritiri, che non farebbero altro che penalizzare un settore trainante per l’economia provinciale”.