Mafie, Casa Cervi: studenti a ritmo di rap per la legalità

23 maggio 2016 | 16:04
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Mafie, Casa Cervi: studenti a ritmo di rap per la legalità

Circa 150 studenti delle scuole di Trentino, Veneto, ed Emilia-Romagna, hanno ricordato questa mattina a Gattatico le stragi di mafia del 1992

GATTATICO (Reggio Emilia) – Striscioni, video, e perfino esibizioni di danza e canzoni rap sul tema della legalita’. Per terminare con l’immancabile “pastasciutta antifascista”. Cosi’ circa 150 studenti delle scuole di Trentino, Veneto, ed Emilia-Romagna, hanno ricordato questa mattina a Gattatico a Casa Cervi le stragi di mafia del 1992 in cui persero la vita i giudici Falcone e Borsellino.

Quest’anno la piazza reggiana era collegata insieme a Milano, Firenze, Pescara, Roma, Napoli, Barile (Potenza) e Bari con l’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo, dove si svolgeva la premiazione del concorso “Diamo forza al nostro impegno” bandito da Miur e Fondazione Falcone.

A Reggio Emilia, lo ricordiamo, dopo la conclusione a Bologna dei riti abbreviati che hanno portato a 58 condanne e 13 assoluzioni, e’ in corso il dibattimento del maxi processo “Aemilia” contro la ‘ndrangheta che vede alla sbarra 147 imputati. E qui, come ha spiegato nei giorni scorsi il prefetto reggiano Raffaele Ruberto, il territorio “non e’ ancora fuori dal tunnel”.

Lo dimostrano le 9 interdittive antimafia gia’ emesse da gennaio a marzo dalla Prefettura (e altri 8 procedimenti sono in corso di istruttoria), contro i 18 provvedimenti spiccati in totale nel 2015 contro aziende ritenute vicine alle cosche. Quasi in contemporanea con l’avvio del processo, altre vicende giudiziarie hanno travolto anche Brescello, paese di Peppone e Don Camillo, che e’ stato il primo Comune dell’Emilia-Romagna sciolto per mafia.

La presenza delle mafie al Nord era insospettabile “ma solo per chi non voleva vedere. I segnali e gli indicatori forti delle infiltrazioni della ‘ndrangheta c’erano”. Lo ha deto Federica Cabras, ricercatrice dell’Osservatorio sulla legalita’ dell’universita’ Statale di Milano. La Cabras ha aggiunto: “L’Emilia-Romagna si e’ svegliata tardi. Ora deve prendere coscienza di quello che e’ accaduto e cambiare atteggiamento”.

La ricercatrice, che si occupa anche del tema dei beni sequestrati alle mafie, ha aggiunto poi: “Sicuramente le criticita’, anche tecniche, sono moltissime. Ma serve una sensibilita’ da parte di tutti i soggetti coinvolti nella gestione di questi beni affinche’ le aziende possano risollevarsi e gli immobili riutilizzati, anche a fini sociali”. Questo perche’, ha concluso la Cabras, “si tratta di un altro presidio di legalita’ sui territori”.

A casa Cervi è intervenuta anche Nicoletta Polifroni, figlia di un imprenditore edile ucciso nel 1996 per non essersi piegato alla ‘ndrangheta nella piana di Gioia Tauro, che ha detto: “Bisogna trasformare la rabbia e il dolore in memoria e impegno. Penso che non sia un dramma solo mio personale. Non devo lasciar spazio all’autocommiserazione ma devo trasformarlo in un impegno fattivo per la legalita’ che e’ lo stesso impegno che chiedo a chi mi ascolta e che io come familiare mi assumo per prima, visto che ne sono testimone”.

A chiudere i lavori della giornata gli interventi della presidente dell’Istituto Cervi Albertina Soliani e del presidente della provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi. “Noi siamo pericolosi per la mafia, chi pensa e’ pericoloso”, ha detto la Soliani. “Abbiamo capito che la mafia e’ anche qui, ma bastano coscienze sveglie per combatterla”. Per Manghi “dalle scuole deve partire una nuova resistenza contro le mafie che qui non sparano ma minano le basi della democrazia e della liberta’”. Terminati gli interventi, i ragazzi hanno lasciato Casa Cervi sulle note di “Bella Ciao” (Fonte Dire).