Mafie, Aemilia: tutto iniziò da una Bmw data alle fiamme

25 maggio 2016 | 16:16
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Mafie, Aemilia: tutto iniziò da una Bmw data alle fiamme

Nuovo testimone a Reggio parla dei rapporti fra le cosche e le forze dell’ordine. Nella prossima udienza si potrebbe parlare anche dell’ex consigliere comunale Pd, Antonio Olivo

REGGIO EMILIA – L’incendio di un’auto, una Bmw distrutta con 40 litri di benzina, avvenuto nel settembre del 2009 a Castelvetro Piacentino e un esposto anonimo arrivato ai Carabinieri di Fiorenzuola D’Arda nello stesso periodo, in cui si denunciava un giro di false fatturazioni da parte di aziende collegate a imprenditori di origine cutrese.

E’ la genesi dell’indagine Aemilia ricostruita in aula nel corso della nuova udienza del dibattimento che si e’ regolarmente svolta oggi a Reggio Emilia, nonostante lo sciopero nazionale degli avvocati proclamato dalle Camere penali. Dopo l’ex comandante dei Carabinieri di Fiorenzuola D”arda ora trasferito ai Ros di Catanzaro Andrea Leo, a parlare e’ come testimone un altro ufficiale dei Carabinieri di Fiorenzuola D’Arda, il luogotenente Camillo Cali’ che era a capo del nucleo operativo del Comando.

Cali’ premette che le indagini avviate hanno preso spunto dall’inchiesta “Grande Drago”, giunta a conclusione nel 2005, che stabili’ come gia’ negli anni 2000 era presente una cellula della ‘ndrangheta originaria di Cutro che spaziava tra Piacenza, Parma, Reggio Emilia. Indagando le “dinamiche evolutive” di questa inchiesta, spiega, si e’ ricostruito un vasto giro di fatture false, che in un caso avrebbero coinvolto anche la coop Cpl Concordia di Modena.

Cali’ solleva inoltre il velo sui rapporti delle cosche con alcuni esponenti delle Forze dell’ordine. Un filone di indagine in cui “inizialmente ci siamo mossi autonomamente. Poi, avendo appreso che anche a Parma e Modena si stava indagando, abbiamo unito le forze”. Su questo fronte sono due le figure chiave individuate dagli investigatori: Romolo Villirillo, gia’ condannato in abbreviato a 12 anni e due mesi e Maurizio Cavedo, ex poliziotto della Stradale di Cremona, imputato in Aemilia, che con Virilillo intratteneva rapporti.

Cavedo e’ stato arrestato nel 2014 per spaccio internazionale di droga e sta scontando una condanna a 10 anni in un carcere venezuelano. Anche questa mattina, intanto, erano presenti in aula alcuni studenti – tutti maggiorenni – accompagnati da Libera. Alcuni avvocati degli imputati hanno fatto richiesta di astensione in occasione dello sciopero degli avvocati penalisti. Obiezione respinta dal presidente Francesco Caruso. “Viste le richieste degli imputati tutte le dichiarazioni di astensione sono respinte. Gli avvocati sono pregati di svolgere il loro compito”, ha detto.

Un mosaico di nomi
Un mosaico fittissimo di nomi, date e intercettazioni. Un puzzle con centinaia di tessere, sistemate per oltre tre ore questo pomeriggio dal nuovo testimone dell’accusa per il processo Aemilia Camillo Cali’, per ricostrure ruoli e personaggi che hanno fatto la storia delle infiltrazioni di ‘ndrangheta in terra emiliana. Ed e’ soprattutto un nome che nella deposizione del luogotenente dei Carabinieri di Fiorenzuola D’Arda sembra cerchiato in rosso.

Si tratta di Salvatore Muto, definito una sorta di “tutor” per le questioni finanziarie, un mediatore per le diatribe, ma soprattutto uomo di riferimento in Emilia. A lui per esempio si rivolgeva il reggiano Gaetano Blasco per entrare in contatto con Francesco Lamanna, il “direttore dei lavori” della cosca nel cremonese. E sempre Muto faceva da contatto con Romolo Villirillo, gia’ condannato nel rito abbreviato a 12 anni e che a sua volta giocava un ruolo di spicco nell’organizzazione.

Villirillo, racconta Cali’, venne in diverse occasioni anche a Reggio Emilia e soggiornava in un albergo cittadino a due passi dal ristorante “Antichi sapori”, teatro di una cena a cui presero parte uomini vicini ai clan e il consigliere di Forza Italia Giuseppe Pagliani, assolto in rito abbreviato con formula piena. Per il militare chiamato a testimoniare e’ stata una vera e propria maratona.

Dal pm Marco Mescolini Cali’ e’ stato minuziosamente interrogato sulle indagini che ha svolto a Fiorenzuola e sulle evidenze che hanno prodotto. Secondo i legali di alcuni imputati sconfinando un po” troppo nel campo delle ipotesi investigative. “Un testimone deve riferire sui fatti: cio’ che ha visto e ha sentito. Il resto non e’ ammissibile in questa sede”, ha tuonato uno dei difensori. Secondo quanto riportato nell”elenco dei testimoni del pm, Cali’ – se chiamato anche nella prossima udienza prevista il 27 maggio – dovrebbe anche riferire di un’operazione relativa al centro commerciale le “Vele” di Parma, e sull’ex consigliere comunale di Reggio Emilia Antonio Olivo (Fonte Dire).