La ‘ndrangheta comandava in Emilia con “denaro e forza”

18 maggio 2016 | 15:06
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La ‘ndrangheta comandava in Emilia con “denaro e forza”

Lo dice uno degli imputati in un’intercettazione letta oggi in aula al processo Aemilia dove è continuata l’audizione del maggiore Leo. Organizzati ben 124 atti intimidatori, da Modena a Piacenza, tra il gennaio del 2010 e l’ottobre del 2012

REGGIO EMILIA – Per fare capire chi comandava, il nucleo emiliano della ‘ndrangheta ha organizzato ben 124 atti intimidatori, da Modena a Piacenza, tra il gennaio del 2010 e l’ottobre del 2012. Danneggiamenti e incendi, compiuti anche con bombe molotov, aventi come bersaglio in molti casi i beni personali e strumentali di imprenditori di origine calabrese che operavano in Emilia. Il conto lo fa nell’udienza di oggi del processo Aemilia il maggiore Andrea Leo, ex comandante dei Carabinieri di Fiorenzuola, che da alcuni giorni sta riferendo come testimone ai magistrati di Reggio Emilia l’esito delle indagini dal suo comando sulle infiltrazioni.

Leo parla quindi di “un clima di intimidazione e grave compromissione della sicurezza in quel periodo”, a cui si accompagnava inoltre “una omerta’ nelle denunce”. Le persone colpite, infatti, “non hanno mai ammesso di avere dei sospetti sui responsabili di questi atti intimidatori o sul loro movente”. Non era pero’ solo con le maniere forti che la cosca si faceva rispettare. In un’intercettazione letta oggi in aula, infatti, uno degli imputati sottolinea: “Qui si governa con la pila (denaro, ndr) e con la potenza”.

Infine, se il nome di Nicolino Grande Aracri veniva speso come “biglietto di presentazione” del sodalizio criminale del nord, nominare il boss per telefono era tabu” per paura di intercettazioni. In questa giornata del dibattimento si e’ iniziato inoltre a esaminare la vicenda della consulente finanziaria bolognese Roberta Tattini, gia’ condannata a otto anni al termine delle udienze preliminari.

In aula oggi era praticamente assente il pubblico, come avvenuto lo scorso venerdi’, mentre alla prossima udienza assisteranno i ragazzi di alcune scuole di Bologna, Reggio e Argenta. Sulla testimonianza di Leo uno degli avvocati difensori ha eccepito che, quelle poste come asserzioni dal militare, sono in realta’ “ipotesi investigative”. Un assunto che il presidente del collegio giudicante Francesco Maria Caruso ha specificato si ritiene implicitamente considerato.

Infine, sui tempi gia’ molto dilatati del processo potrebbe influire anche lo sciopero nazionale degli avvocati penalisti contro la riforma del processo penale proclamato per i prossimi 24, 25 e 26 maggio. Gli imputati avrebbero gia’ chiesto ai loro legali di astenersi dalla protesta per consentire lo svolgimento delle udienze previste in quei giorni (Fonte Dire).