Iren, bilancio 2015 da record: ma i piccoli azionisti protestano

9 maggio 2016 | 17:09
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Iren, bilancio 2015 da record: ma i piccoli azionisti protestano

Fatturato e utile in crescita: indebitamento in calo. Ma la multiutility incassa le proteste per il tesoretto non distribuito di Olt e per i crediti che l’azienda vanta nei confronti del Comune di Torino

REGGIO EMILIA – Numeri tutti in crescita in un bilancio che il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, definisce “uno dei migliori nella storia di questa societa’”. Ma anche una serie di situazioni irrisolte, a partire da quella dei debiti del Comune di Torino denunciata dal Movimento 5 stelle. E poi: il credito vantato con la societa’ Olt che gestisce il rigassificatore di Livorno e le sponsorizzazioni – troppe – contro cui puntano il dito i piccoli azionisti.

C’e’ di che discutere nell’assemblea dei soci di Iren, in corso oggi a Reggio Emilia, che dopo aver licenziato il bilancio 2015 ha rinnovato anche cda, presidente e statuto. Illustrando i risultati finanziari raggiunti l’anno scorso, il presidente uscente Francesco Profumo li definisce “particolarmente positivi” segnalando ricavi per per circa tre miliardi, in crescita del 6,6% rispetto al 2014.

Il risultato operativo e’ stato di 346 milioni, anche questo in crescita del 6,6% rispetto all’anno scorso. Il margine operativo lordo e’ pari a 677,8 milioni di euro, in crescita dell’8,8% rispetto ai 622,7 milioni di euro del 2014. L’utile netto, +61%, e’ stato di 118 milioni mentre l’indebitamento del gruppo, che nel 2014 era di 2169 milioni, e’ diminuito di 117 milioni.

Profumo, alla sua ultima assemblea prima di passare il testimone a Paolo Peveraro, rivendica anche la stesura del piano industriale licenziato lo scorso giugno che rappresenta “il ponte verso la nuova Iren, polo aggregatore di servizi sui territori” e le razionalizzazioni societarie che hanno portato alla nascita di Ireti. Infine il presidente difende l’attivita’ svolta nel suo mandato triennale “sempre coerente con i principi di sostenibilita’ sociale, ambientale ed economica”.

Sulle barricate invece i piccoli azionisti, che nonostante i tempi contingentati per intervenire si fanno sentire. Spunta cosi’ un “tesoretto” di 439 milioni (433 nel 2014) che Iren dovrebbe da tempo riscuotere da Olt, la societa’ che gestisce il rigassificatore di Livorno. Ma nel frattempo, denuncia Francesco Fantuzzi per la minoranza, Iren ha diminuito la partecipazione in questa societa’. “Un credito immobilizzato – spiega il piccolo azionista – che se conteggiato nel debito dimostra come l’indebitamento non sia affatto diminuito”.

Capitolo a parte i crediti non riscossi dal Comune di Torino, sui cui il Movimento 5 stelle presenta oggi un’interrogazione in Parlamento e la stessa Consob, a seguito dell’esposto presentato proprio dai piccoli azionisti, ha chiesto chiarimenti. In merito l’amministratore delegato Massimiliano Bianco puntualizza pero’ che i debiti con Torino sono scesi dall’anno scorso da 203 a 179 milioni.

Alessandra Guatteri, consigliera comunale di Reggio Emilia e delegata dei piccoli azionisti punta invece il dito contro l’operazione da 33 milioni che Iren Rinnovabili ha intrapreso per la riqualificazione dei capannoni delle Reggiane, attraverso la societa’ Stu Reggiane in cui e’ socia con il Comune di Reggio. Secondo Guatteri “un’operazione immobiliare che non appartiene al core business di Iren”.

Il vicepresidente di Iren, il reggiano Ettore Rocchi, replica che “la riqualificazione e’ funzionale all’insediamento solo di centri di ricerca e sviluppo di aziende” e non ha quindi carattere immobiliare. I piccoli azionisti hanno chiesto infine di ridimensionare le sponsorizzazioni, che nel 2015 sono state pari a 6,7 milioni, fissando un tetto massimo di 1,5 milioni.

Confermati anche i dividendi decisi a marzo che, per quanto riguarda l’Emilia porteranno 9,6 milioni nelle casse del Comune di Reggio Emilia, 4,3 a Parma e 1,1 a Piacenza. Via libera dai soci anche all”attribuzione di una delega al Consiglio di amministrazione per aumentare il capitale sociale fino ad un massimo di 39 milioni, con offerte rivolte ai soli soci pubblici. Un’operazione questa, finalizzata ad aggregare le piccole e medie aziende di servizi sui territori (fonte Dire).