Il giudice: Pagliani non diffamò la Masini

27 maggio 2016 | 15:27
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Il giudice: Pagliani non diffamò la Masini

Non luogo a procedere per l’esponente di Forza Italia. Secondo il Gup le sue critiche nella vicenda dell’appalto Global service erano legittime nel suo ruolo di oppositore politico. Pagliani: “Perseguitato per aver detto la verità”. La Masini: “La querela era un atto dovuto”

REGGIO EMILIA – Giuseppe Pagliani non diffamo’ l’ex presidente della Provincia di Reggio Emilia Sonia Masini. Le sue critiche nella vicenda dell’appalto Global service erano legittime nel suo ruolo di oppositore politico.

Lo ha deciso il gup del Tribunale di Reggio che ha emesso oggi nei confronti dell’esponente di Forza Italia una sentenza di non luogo a procedere rispetto alla denuncia per diffamazione che Masini aveva presentato.

La vicenda si trascinava dal 2011. Le motivazioni della sentenza sono attese a breve.

Pagliani: “Perseguitato per aver detto la verità”
“Non ho mai diffamato nessuno, ho detto semplicemente la verita’ e ho fatto il mio dovere di consigliere di opposizione”. Inoltre “anche se la presidente ha cercato in tutti i modi di farmi tacere, oggi registro con immensa soddisfazione che anche il Tribunale di Reggio Emilia, a distanza di anni, attribuisce a me la totale e completa legittimita’ politica nell”azione e nelle dichiarazioni”.

Lo dice a caldo Giuseppe Pagliani esponente di Forza Italia nel Consiglio comunale e provinciale di Reggio Emilia, appena uscito dall’aula del Tribunale in cui il Gup Angela Baraldi gli ha dato ragione nel contenzioso legale aperto dal 2011 con l’ex presidente della Provincia Sonia Masini, che lo aveva querelato per diffamazione. Il giudice ha infatti stabilito che le critiche rivolte da Pagliani all’amministrazione per la gestione dell’appalto da oltre 14 milioni del “global service” per la manutenzione del patrimonio dell’ente, sono da ritenersi legittime nell’ambito della dialettica politica.

Baraldi – anche se le motivazioni specifiche della sentenza non sono ancora note – a quanto si e’ appreso, ha infatti emesso una sentenza di non luogo a procedere. A scatenare le polemiche sull’appalto provinciale erano state cinque anni fa due societa’ rimaste escluse dal bando, di cui Pagliani prese pubblicamente le parti chiedendo la riapertura della gara.

Il consigliere attacco’ direttamente l’ex presidente Masini per aver affidato il global ad una Ati di societa’ facenti riferimento “alle cooperative rosse”, in cui c’era soprattutto il consorzio di Cna Koinos. In quest”ultimo, aveva sottolineato l’avvocato di Arceto, lavorava infatti Fabio Bezzi, marito di Masini. Parole che gli valsero la querela. “Il mio preciso intento e’ stato da sempre quello di rappresentare coloro che erano stati esclusi, discriminati e non avevano avuto la possibilita’ di partecipare al piu’ grande appalto della Provincia”, precisa Pagliani.

“Era mio dovere a fronte di alcune lettere spedite da alcuni di questi partecipanti: cosa doveva fare un consigliere se non chiedere una proroga del bando per permettere a tutti di partecipare?”. Tuttavia Masini “ha pensato bene che cosi’ non si dovesse fare, e’ intervenuta a gamba tesa facendosi dare un mandato della giunta per un parere tecnico e poi ha scelto lei di assegnare il global service. Io sono stato denunciato per aver avuto il coraggio e il buonsenso di suggerire una proroga”.

Cosi’, dice il consigliere appena uscito con assoluzione piena dai guai di Aemilia, “finisce anche una persecuzione giudiziaria nei miei confronti”. Commenta poi il “cortocircuito” giudiziario attorno alla vicenda: il 30 aprile infatti, il sostituto procuratore Isabella Chiesi aveva chiesto l’archiviazione per l’avvocato di Arceto. Nell’udienza dell”11 maggio scorso pero’, il procuratore capo di Reggio Giorgio Grandinetti aveva ribaltato la situazione e chiesto invece il rinvio a giudizio per l’esponente del centrodestra. “Non posso che fare i complimenti al pm Chiesi, per prima ha capito come le accuse contro di me fossero prive di fondamento”, conclude Pagliani.

La Masini: “La querela era un atto dovuto”
Sonia Masini non discute la sentenza del Tribunale che ha ritenuto infondata la sua querela per diffamazione contro il consigliere di Forza Italia Giuseppe Pagliani. Ma, aspettando le motivazioni, tiene a mettere in evidenza alcuni punti del documento. “Il primo – sottolinea l’ex presidente della Provincia di Reggio – e’ che l’appalto e’ del tutto regolare. Non ci sono stati indagati ne’ altro”.

Inoltre puntualizza l’ex amministratrice, “personalmente non me ne sono mai occupata, perche’ la legge chiarisce che la competenza era della struttura tecnica”. Quanto alla querela, “la presentammo costretti da una campagna durata da quattro anni. Era un atto dovuto, un atto di legittima difesa e non una persecuzione come sostiene Pagliani”.

Del resto, fa notare la presidente, “io non l’ho mai attaccato anche quando ne avrei avuto le ragioni. Ricordo un’intercettazione di Aemilia – processo in cui Pagliani e’ stato assolto, ndr – in cui dice che mi avrebbe fatto una ”cura”. Di questo non gli ho mai chiesto conto e non mi sono costituita parte civile nel processo. Semmai quindi sono io che sono stata attaccata”. In conclusione, dice Masini, “prendiamo atto della sentenza che derubrica tutto a dialettica politica, ma cosi’ passa nell’opinione pubblica il messaggio che a chi fa politica si possa dire di tutto, senza doverne rispondere” (Fonte Dire).