Grissin Bon, pillole da gara 2: chi vince e chi piange

21 maggio 2016 | 16:54
Share0
Grissin Bon, pillole da gara 2: chi vince e chi piange

La Grissin Bon vince anche gara 2 e indirizza la serie. Che rimane lunga, ma o la Scandone inizia a trovare risposte da tutte le sue punte di diamante o da lunga, diventa breve

REGGIO EMILIA – Pillole da una partita in cui c’è una squadra che rifiuta di perdere e che vive delle emozioni e dell’energia che il catino del Bigi riesce a “passare” ai giocatori – coi giocatori che si nutrono di questa e che restituiscono al pubblico in una sorta di ciclo virtuoso – e un’altra che invece è palesemente sull’orlo di una crisi di nervi.

Non so se è per presuzione. Non so se è un fatto inconscio di essere convinti di venire a Reggio Emilia e pensare che giocando il “solito basket” si possa strapparne una e disequilibrare la serie sfruttando poi il fattore campo. La realtà è un po’ diversa. E con la realtà ci si fa i conti, senza piangere. Soprattutto se si parla di professionisti…

Quindi, niente, la Grissin Bon vince anche gara 2 e indirizza la serie. Che rimane lunga, ma o la Scandone inizia a trovare risposte da tutte le sue punte di diamante o da lunga, diventa… breve! Queste sono le mie pillole di ieri sera, quarto per quarto, così come i “fatti” si sono svolti. Una sorta di raw footage. Con un paio di pensierini finali.

PILLOLE DAL PRIMO QUARTO

Cervi e Polonara a fine partita

Cervi è un fattore (e mi spiace molto per il problema alla caviglia).  Questa volta Avellino è stata brava e precisa a trovarlo e lui ottimo nel rendersi “disponibile” a ricevere e attaccare. Soprattutto, se inizia a mettere con continuità il tiro frontale (scoccato ad altezze himalayane) per lui è tutto un altro giocare.

La Scandone dall’altra parte non ha l’uomo per marcare Lavrinovic (ma la domanda è: chi è che ha l’uomo per marcare Darione?). Darjus è magistrale nel farsi trovare nei punti dove la difesa avellinese soffre (in punta, negli angoli) e da lì operare con la sua tecnica pazzesca. Peccato che poi in difesa venga esposto da questi show sistematici dove lui va in difficoltà non essendo veloce di piedi.

Farraginoso l’attacco alla 3-2 di Reggio, troppi palleggi, per vie perimetrali e troppo uno contro uno insistiti. La prima serie ha trovato Golubovic “all’indicesima ora” e son stati due punti, la seconda volta è stata una forzatura. Da migliorare.

Lo spauracchio Nunnally silente nel primo quarto. Silins è un francobollatore di alto livello, e il californiano sembra non essere troppo intenzionato a forzare l’assunto fin dall’inizio. Vediamo…

PILLOLE DAL SECONDO QUARTO

Finalmente una partita con fisicità e tattica da playoff.

Reggio va sotto e fatica in difesa quando Avellino è pronta al sistematico show reggiano e fa scattare le sponde. Il che significa punire tutti i Miss match.

La difesa di Aradori su Nunnally non è proponibile e infatti Avellino va avanti di sette con continuità.

La scossa emotiva, manco a dirlo, la dà Della Valle con un gioco da 4 punti. Mette il pubblico in partita ed è come se cospargesse di aggressività i compagni che in difesa improvvisamente sono su tutte le linee di passaggio.

Stefano Gentile al tiro. Una delle pillole di Gara 2Avellino perde pazienza e misura, prende tiri affrettati e concede quello che nessuna squadra vuole concedere al Bigi: la transizione alla Grissin Bon. Il protagonista è quello che non t’aspetti: Stefano Gentile che indovina due bombe pesantissime e un canestro da in puro stile Gelso del sabato pomeriggio.

Di solito in queste situazioni (La Grissin Bon a +7)  Reggio va via. Invece Avellino é brava e fortunata. Brava perché rimane nel piano partita, esplora i miss match coi suoi lunghi e gioca una buona difesa. Fortunata perché per l’ennesima volta in questo primo tempo, scommette sull’imprecisione da tre di De Nicolao (ennesimo tiro aperto non trasformato, ma, al contempo, la convinzione che quel tiro l’avrà per tutta la partita e deve continuare a prenderlo) e viene ripagata. Chiudere a -1 il primo tempo, con l’inerzia rimessa in equilibrio non è male per gli irpini.

PILLOLE DAL TERZO QUARTO

Avellino appena Reggio sale di chili e presenza dentro l’area non ha risposte. Polonara è senza intensità e poco presente, il che rende l’area reggiana un Tonno RioMare. Con Lavrinovic (e Silins da 4, fisico e mobile) e pure, con tutti i suoi limiti, Golubovic-Silins, Reggio ha una “contundenza” che Avellino non riesce a pareggiare. Al contrario il suo attacco batte in testa e in difesa le risposte sono farraginose.

Se però l’Mvp del campionato non attacca mai Aradori, io allora iniziò a scuotere la testa. Non si può vivere solo di appoggi ai lunghi. Bisogna avere anche una qualche alternativa.

Della Valle al tiroGentile e Della Valle. Il secondo è una certezza. Ma il primo finalmente fa vedere quella dose di cazzimma che aveva serenamente lasciato in Brianza, a Cantù, da dove proveniva quest’estate.

Reggio punisce una Sidigas che cala mano a mano che la partita procede e che non ha nulla da Leunen e troppo poco da Nunnally e Ragland.

PILLOLE DAL QUARTO PERIODO

In serie A si vedono delle chiamate che non stanno né in cielo né in terra. Sembrano visioni lisergiche più che una sana e corretta amministrazione della “giustizia cestistica” di una partita (il fallo di Nunnally su Gentile, LoGuzzo lo ha visto la sera prima mentre era in piena fase REM). Ma d’altronde, dopo aver visto il livello della serie C, posso serenamente concludere che è inutile pretendere di più dalla serie A. Ah, e non andate a guardare l’NBA in questo caso. Anche lì il livello arbitrale sta scendendo drasticamente (Ah, avrei scritto le stesse identiche cose a parti invertite, così prevengo il solito rant del solito curvaiolo col paraocchi….)

Avellino ha “sbragato”. Prima solo palla dentro ai lunghi, poi, improvvisamente non appena Reggio ha preso un po’ il largo, solo bombe senza senso. Al Bigi così perdi. E nemmeno bene.

Lo sport é anche molto crudele. Uno dei migliori in campo, Ivan Buva, che sbaglia il sottomano che poteva riaprire la partita a 1’56” dalla fine. Peccato, però anche queste sono quelle cose che a Reggio paghi. Per vincere bisogna giocare una partita tecnicamente e mentalmente di grande continuità, perché a Reggio basta poco per infiammarsi e dare spallate pesanti. Avellino c’è andata vicino, ma non a sufficienza.