Bini chiede le dimissioni di Scarpino, ma il Pd lo blinda

2 maggio 2016 | 21:47
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Bini chiede le dimissioni di Scarpino, ma il Pd lo blinda

Il sindaco di Castelnovo Monti era a un incontro con Claudio Fava a Bagnolo: “Bisogna imparare a dire no, che non vogliamo i voti di certe persone”. Il vicepresidente della Commissione antimafia sui Coffrini e su Pagliani: “Comportamenti irresponsabili”. Capelli e Vicini (PD): “Attacchi discriminatori”

BAGNOLO (Reggio Emilia) – “Il Pd dovrebbe dire a qualcuno di andare a casa e dovrebbe chiedere le dimissioni di Salvatore Scarpino”. Il sindaco di Castelnovo Monti, Enrico Bini, da tempo in prima linea contro le infiltrazioni ‘ndranghetiste nella nostra provincia, non ha dubbi dopo che è uscita la notizia che la prescrizione ha salvato dalle accuse Scarpino, dipendente del catasto reggiano, consigliere comunale Pd da tre legislature.

Questo anche alla luce del fatto che l’ex dirigente dell’ente, Salvatore Scalzulli, che ha diretto il Catasto dal 2009 al 2012,  ha presentato un esposto alla procura in seguito a quello che ha visto in quegli anni e ha detto che “il sistema catasto era determinante per l’equilibrio politico”.

Bini lo ha detto durante un incontro tenutosi al Ctl di Bagnolo con il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava sul tema “Legalità e infiltrazioni mafiose”, ospiti del sindaco di Bagnolo, Paola Casali, e del presidente della Ctl, Werther Borelli. Ha aggiunto il sindaco di Castelnovo Monti: “Qualcuno ha agevolato certe persone. Io credo che bisogna imparare a dire no, a dire che non vogliamo i loro voti”.

Prima di lui ha parlato Fava che, sollecitato a proposito della vicenda di Brescello, il Comune sciolto per mafia dal consiglio dei Ministri, ha detto: “Io avevo chiesto, un anno e mezzo, fa le dimissioni di Coffrini come atto di tutela nei confronti della comunità brescellese per consentire alla commissione di poter fare il suo lavoro con tranquillità. Se tu fai il sindaco devi conoscere il tuo territorio e con questa gente non ci devi prendere neanche un caffè. Io, probabilmente, ho perso le elezioni a Catania per aver rifiutato i voti della mafia. Ci sono mafiosi che sono andati in piazza per sostenerlo e lui non può fare il primo cittadino con questo tipo di sostegno”.

Bini, primo fra tutti a parlare del problema del Catasto a Reggio, affronta invece il tema dell’inchiesta caduta in prescrizione: “L’ex dirigente Scalzulli era venuto più volte da me dicendo che aveva paura a stare in ufficio e mentre andava dalla stazione al lavoro. Sosteneva che al catasto si favorivano alcune persone che provenivano da certe aree geografiche. Però è stato zittito dai suoi a Bologna e a Roma. Diceva che c’era chi entrava di notte al Catasto a cambiare certe carte. Lui ha fatto degli esposti che, tuttavia, non sono mai stati presi in considerazione”.

Il discorso è poi passato al capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, Giuseppe Pagliani, recentemente assolto in Aemilia dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e che ha parlato di campagna di “sciacallaggio” nei suoi confronti. Tuttavia dalle intercettazioni risulta che il politico stava al telefono con persone colluse con la mafia che gli dicevano: “I nostri voti ti porteranno in paradiso”. Risulta altresì  dall’ordinanza di custodia cautelare che, oltre alla famosa cena al ristorante Antichi Sapori di Gaida a cui ha partecipato insieme a tante altre persone, Pagliani ha avuto anche un incontro, in separata sede, nell’ufficio di Nicolino Sarcone (già imputato per mafia) con lui ed altri che poi finiranno nel processo Aemilia.

Sollecitato sul tema del rapporto fra illegalità e opportunità delle azioni dei politici, Fava ha detto: “Noi siamo abituati a ragionare in termini di inferno e paradiso. Inferno per chi viene condannato e paradiso per chi viene assolto. Ma non è così semplice. I limiti del codice penale sono quelli di chi non può giudicare tutti i comportamenti, ma solo quelli penalmente rilevanti. Il fatto è che c’è un problema di opportunità: ci sono comportamenti che vanno giudicati come irresponsabili. Per esempio il problema di Ermes Coffrini, padre di Marcello, è che non poteva fare l’avvocato di Grande Aracri se era sindaco. Puoi farlo se non ricopri una carica pubblica, ma non se sei primo cittadino. Così come non puoi fare il sindaco se dici che Francesco Grande Aracri è una brava persona”.

Anche secondo Bini Pagliani “dovrebbe rendere conto delle cose che ha detto, proprio perché è entrato in contatto con certe persone”.

Il Pd blinda Scarpino
Sulla richiesta di Bini è arrivata anche la replica del Pd che blinda il consigliere di origine calabrese. “Speriamo che a nessun cittadino capiti di essere indagato nel 2002, non essere mai stato interrogato, non aver mai ricevuto un avviso di garanzia ed aver saputo informalmente della chiusura delle indagini solo nel 2014 senza alcun atto formale, ed essere colpevolizzato 14 anni dopo per l’intervenuta prescrizione di un reato”, si augurano il capogruppo comunale del Pd Andrea Capelli e il segretario cittadino Mauro Vicini, di recente tornato da un viaggio a Cutro fatto “per solidarieta’” nei confronti della parte sana della comunita’ calabrese residente a Reggio.

Stupisce, proseguono Capelli e Vicini, “che un importante amministratore pubblico del Pd non abbia dubbi e solo dopo che e’ uscita la notizia che la prescrizione abbia ”salvato” dalle accuse Scarpino inviti il Pd a chiedere le dimissioni di Salvatore Scarpino”. Insomma “non riteniamo giustificata la richiesta, anzi esprimiamo solidarieta’ a Salvatore Scarpino per i continui attacchi discriminatori che in questi mesi ha subito e immaginiamo che questa infelice uscita possa essere motivata dalla scarsita’ di altri elementi e dalla difficolta’ ad individuare le necessarie azioni per combattere, insieme, la criminalita’”, concludono Capelli e Vicini.